È venuto a mancare, all’età di 99 anni, lo scrittore e giornalista Napoletano Raffaele La Capria,il 3 ottobre avrebbe compiuto cento anni. Ferito a morte il romanzo con cui aveva vinto il premio Strega nel 1961.

 

da Pietro Cusati

Raffaele La Capria,detto Dudù, napoletano ,giornalista,scrittore, sceneggiatore ,saggista, aveva  99 anni e non aveva mai smesso di  amare Napoli .Grande autore del secondo Novecento, vincitore del Premio Strega nel 1961 . Autore di grandi opere come Ferito a morte (Mondadori), romanzo dedicato a Napoli con il quale si aggiudicò il Premio Strega nel 1961, ottenne nel corso della sua vita diversi illustri riconoscimenti, tra cui il Premio Campiello, il Premio Chiara, il Premio Viareggio, il Premio Alabarda d’oro e il Premio Brancati. E’ stato  sempre legato a Napoli , anche e soprattutto attraverso i suoi scritti, viveva a Roma dal 1950, dove lavorava  come giornalista per testate come Il MondoTempo presente e il Corriere della Sera. Dal 1990 era condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti. Sono numerosi i libri scritti da Raffaele  La Capria, Un giorno d’impazienzaAmore e psicheLa neve del VesuvioL’amorosa inchiestaL’occhio di NapoliLa mosca nella bottigliaNapolitan GraffitiLo stile dell’anatra. “Napoli è una città che incide sui suoi abitanti. Chi nasce a Napoli non passa indenne. Ancora oggi, sono considerato uno scrittore napoletano, anche se, da molti anni, la guardo da lontano, e anche criticamente , non sono mai stato un napoletano che accetta la sua napoletanità come un dono del cielo“. Una  denuncia vibrante del malgoverno partenopeo era il messaggio del film Le mani sulla città, con cui insieme al suo amico regista Francesco Rosi, che lo aveva diretto nel 1963, La Capria si era aggiudicato da sceneggiatore il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia. A Napoli e alle cause della sua decadenza civile è dedicata la sua opera saggistica più acuta e originale, L’armonia perduta ,Mondadori, 1986.

La Capria era cresciuto nello splendido palazzo monumentale Donn’Anna a Posillipo a Napoli . Durante la guerra, si era ritrovato ventenne dalle parti di Brindisi «in una divisa troppo larga, con un fucile troppo antiquato, uno zaino troppo pesante, goffo e impreparato in ogni senso». Per fortuna l’esperienza sotto le armi era durata poco: anche se la Napoli occupata dagli angloamericani era una specie di Babilonia caotica e corrotta, quella vitalità selvaggia aveva offerto opportunità e speranze a ragazzi come lui e i suoi amici più cari, molti dei quali destinati a carriere importanti, nel giornalismo Antonio Ghirelli, Tommaso Giglio, Massimo Caprara e Maurizio Barendson, nel cinema  Rosi, in campo teatrale Giuseppe Patroni Griffi; in politica Francesco Compagna e soprattutto Giorgio Napolitano, futuro capo dello Stato.

 

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