PONTECAGNANO/FAIANO – IL PONTE ASA E LA RIVIERA DEGLI ETRUSCHI

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

PONTECAGNANO – Le foto mostrano gli automezzi che eseguono le prove di carico. Poi, si dovranno fare le segnaletiche, orizzontale e verticale, e le rifiniture. In realtà, i lavori del ponte sull’Asa dovevano finire a Giugno ma, si sa, opere ‘imponenti’, gestite da una Provincia in ‘Riequilibrio da pre-dissesto’ (fonte: Provincia), possono subire slittamenti. Del resto ci sono voluti solo 4 anni per rifarlo! Così, grazie all’impegno di ben 301.597,60 euro, netto IVA (fonte: Provincia), i residenti potranno riprendere la libertà perduta, mentre frotte di turisti avranno a disposizione una rinnovata meta di viaggio. C’è chi esulta, quindi, diffondendo ringraziamenti e plausi. Intanto, per far crescere l’attesa, vengono emessi comunicati su ’tutto il ponte Asa minuto per minuto’, come l’indimenticata trasmissione Rai dedicata al calcio.

Ovviamente, la riapertura è una notizia positiva. Però, per favore, sia fatta senza bandiere, fasce, forbici, né applausi di seguaci festanti. Perché non c’è nulla da festeggiare. Anzi, ci sarebbe da piangere.

Per le tante promesse fatte e non mantenute, se fosse vera la favola di Pinocchio e del naso sensibile alle frottole, quel ponte si sarebbe potuto realizzare in legno. E, purtroppo, in questi anni, neppure è stato fatto qualcosa per avviare il recupero dell’area sotto il profilo della legalità, quale premessa per una completa riqualificazione. Lasciata Via Mar Ionio, cioè la SP 175, lungo la quale già abbondano strutture sbrecciate senza presente, né futuro, la zona interna è un dedalo di baracche e strade polverose che, spesso, partono dal nulla per finire nel nulla. E, di cui non si sa nulla. Neppure il nome. In quella landa desolata, priva di qualsiasi zona d’ombra, il sole picchia duramente sui viandanti in cerca di uno specchio d’acqua nel quale immergersi auspicabilmente in sicurezza, pure usando il salvagente a ‘paperella’. Perché il pericolo non è quello delle onde, ma di incontrare Escherichia coli ed Enterococchi fecali intenti a nuotare con grande vigore nel proprio ambiente naturale.

E’ grave che un luogo in grado di assicurare un sicuro sviluppo sia in condizioni disgraziate e sottoposto a inammissibili gestioni da parte di operatori che sembrano privilegiare ‘comportamenti artigianali’ da inizio secolo, quello scorso. Incomprensibile, davvero.

Tuttavia, è ancora più incomprensibile la noncuranza della Comunità alla quale, probabilmente, piace disporre in esclusiva di una spiaggia ‘di casa’, senza inquinanti ‘presenze esterne’, anche se ricca di inquinanti ‘presenze interne’.

Del resto, a quanto si vede, gli interessi sono altrove. Nell’impianto di smaltimento rifiuti, per esempio, che si pensa adesso di realizzare lungo l’Aversana, area ricca di colture ‘esclusive’, giusto per comprometterne i raccolti, ovvero nell’aeroporto ‘internazionale’, perché quello ‘regional’ era inadatto a sostenere gli ‘straordinari’ progetti di chi investirà per il proprio futuro. Togliere ulteriori 50ettari di terreno e spargere rumori e gas di scarico per un diametro dai 10 ai 20 Km (fonte: Enac) non farà molto bene all’economia agricola specializzata, né al futuro dei giovani, destinati a lavori di ‘ spicciafaccende ’, né alla salute dei cittadini, anche se questi ultimi avranno il vantaggio di non mettere la sveglia per il mattino dopo. Basterà conoscere l’orario del primo aereo in partenza o in arrivo.

Del resto, proprio in questi giorni, si diffonde il gaudio per l’imminente completamento del circuito viario intorno allo scalo, la cui inaugurazione avverrà di gran lunga prima della partenza di un aereo e, chissà, anche prima del ponte sull’Asa. Così, le esigenze future dei fantasmi che arriveranno dal cielo, tra almeno due anni, hanno avuto la precedenza rispetto a quelle degli abitanti reali di una landa dimenticata dagli uomini e da Dio. E, prima ancora, da chi dovrebbe tutelarla.

Però, che sul litorale qualcosa possa cambiare, a parte il ponte, è nei fatti. Il Comune sta procedendo alla rilevazione dei numeri civici dei fabbricati quale auspicabile premessa di un accertamento complessivo del costruito, anche provvedendo alla chiusura delle domande del condono ’85. In questo, Pontecagnano ha un valido concorrente, perché a Salerno se ne contano almeno 10.000 da definire.

Allora, potrebbe essere utile approfittare dell’occasione per ripensare alla toponomastica complessiva della fascia costiera, sostituendo le denominazioni marittimo/geografiche, quali via Mar Ionio, via Mar Mediterraneo, via Lago Trasimeno, davvero grigie e di nessun valore identitario, con riferimenti concreti alla storia e alla cultura di un territorio che, se fosse valorizzata la presenza degli Etruschi, sarebbe un luogo di grande interesse turistico, atteso che 10.000 tombe non sono una ‘quisquilia’ (fonte: Totò). Eppure, tra i principali luoghi da visitare in Italia, abitati da quel popolo, Pontecagnano non c’è da nessuna parte. Purtroppo, non ci può essere memoria per un luogo che non difende la sua storia.

Se cambiare nome alle strade può aprire i cuori a nuove speranze, si potrebbe pure modificare la denominazione di Magazzeno, oggi associata da molti viandanti a luogo di degrado e desolazione, definendola come la ‘Riviera degli Etruschi‘ o la ‘Marina di Irna’ o altro ancora. Chissà, nel tremila si potrebbe anche sostituire ‘Pontecagnano Faiano’ con ‘Irna Faiano’.

Un riferimento storico, in grado di aggregare archeologia, tradizioni e mare, farebbe certamente crescere la dignità di chi ci abita e, con essa, l’attenzione verso le vere ‘ricchezze’ a disposizione della Comunità.

Parlare di questo, più della spazzatura, sarebbe doveroso, come sarebbe opportuno offrire ai giovani un futuro di qualità e di rispetto. Diversamente, con la topo-nomastica delle strade si dovrebbe fare anche quella dei topi che, in zona, sembra vivano davvero felici. Prima che possano proliferare, senza controlli, nei rifiuti dell’impianto di compostaggio.

 

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 04/07/2022

 

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