E’ morto il giornalista innovatore Eugenio Scalfari, tra i maggiori editorialisti del secondo dopoguerra, fondatore del settimanale l’Espresso e del quotidiano la Repubblica , aveva 98 anni.

 

da Pietro Cusati

 

Il giornalismo italiano perde una delle sue figure di maggior rilievo sempre  al centro di  polemiche, è stato l’inventore di un nuovo modo di raccontare la politica e l’economia, senza paura di schierarsi in modo netto quando lo riteneva opportuno, Eugenio Scalfari, è stato un autorevole innovatore del giornalismo italiano, fondatore del settimanale «L’Espresso» e  del quotidiano «La Repubblica», ma anche scrittore di  saggi e  romanzi, politico con radici  radicali e socialiste e intellettuale liberaldemocratico di spicco. Tra i maggiori giornalisti e editorialisti del secondo dopoguerra, Scalfari ha dato vita nel 1955, con Arrigo Benedetti, alla rivista «L’Espresso» e nel 1976 a «La Repubblica» di cui è stato direttore per vent’anni. Partecipò alla fondazione del Partito radicale ed è stato anche deputato per il Partito socialista italiano (1968-72), vicepresidente del Gruppo editoriale L’Espresso e insignito di prestigiose onorificenze, quali quella di cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana (1996) e di Chevalier de la Légion d’honneur (1999) dalla Repubblica francese.Nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924, dopo aver iniziato gli studi al Liceo Mamiani di Roma, Scalfari si trasferisce con la famiglia a Sanremo,il padre era direttore artistico del Casinò della città dei fiori, frequentando il liceo classico G.D. Cassinì dove ebbe come compagno di banco il futuro scrittore Italo Calvino.Nel 1950 si sposò con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006, da cui ha avuto due figlie, Donata ed Enrica. Dalla fine degli anni Settanta Scalfari è stato sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de «L’Espresso», che ha sposato dopo la scomparsa della moglie Simonetta.E’ stato anche deputato tra 1968 e 1972,eletto come indipendente, nelle liste del PSI e ha partecipato alla nascita del Partito Radicale. Nel corso degli anni, ha scritto anche per il Mondo, l’Europeo e l’Espresso . In politica era stato esponente del Partito radicale negli anni Cinquanta, ma più avanti aveva avuto notevoli contrasti con Marco Pannella. L’unica breve esperienza parlamentare di Scalfari era stata nelle file socialiste. Da impiegato alla Banca nazionale del lavoro, dove viene assunto all’ufficio estero nel 1947, Scalfari muove i primi passi come giornalista, collaborando con due settimanali di grande prestigio: I l Mondo di Pannunzio  e L’Europeo, diretto da Arrigo Benedetti. Nel 1955 Scalfari aderisce al Partito radicale, nato da una scissione a sinistra dei liberali guidati dal moderato Giovanni Malagodi: tra i dirigenti del nuovo raggruppamento ci sono personalità del prestigio di Nicolò Carandini, Ernesto Rossi, Leo Valiani, Mario Pannunzio. Sempre nel 1955 fonda assieme ad altri, con l’appoggio economico dell’imprenditore illuminato Adriano Olivetti, il settimanale L’Espresso, di cui diventa direttore amministrativo, mentre il direttore responsabile è Arrigo Benedetti. Poi nel 1963 Scalfari subentra alla guida giornalistica del periodico, di cui è divenuto anche azionista, e lo porta a grossi traguardi di diffusione.Nel 1967 L’Espresso, con una serie di articoli firmati da Lino Jannuzzi, attacca il generale Giovanni De Lorenzo, capo di stato maggiore dell’esercito ed ex comandante del servizio segreto militare Sifar, sospettato di precedenti manovre golpiste quando era al vertice dei carabinieri (il cosiddetto «piano Solo»). Scalfari e Jannuzzi sono querelati da De Lorenzo e condannati in primo grado, benché il pubblico ministero Vittorio Occorsio ,che anni dopo sarebbe stato assassinato dal terrorismo nero, avesse chiesto l’assoluzione. Eletto deputato socialista nel 1968 in conseguenza di queste vicende, Scalfari abbandona la direzione dell’Espresso , ma conserva l’incarico amministrativo: rimane alla Camera una sola legislatura, fino al 1972.Nel 1974 pubblica con Giuseppe Turani il libro Razza padrona (Feltrinelli), in cui prende di mira alcuni esponenti molto in vista del potere economico legati anche alla politica, in particolare il presidente della Montedison Eugenio Cefis. Nel 1976 Scalfari fonda il nuovo quotidiano la Repubblica , di cui assume la direzione, e nel giro di pochi anni riesce a imporlo come uno dei più influenti e popolari organi di stampa del nostro Paese: dopo un avvio in sintonia con i socialisti, il giornale si avvicina al Pci di Berlinguer, di cui Scalfari raccoglie in una famosa intervista la presa di posizione sulla «questione morale», dopo il tramonto della strategia del compromesso storico. Nel 1989 scoppia il conflitto tra l’imprenditore piemontese Carlo De Benedetti e il magnate delle tv private Silvio Berlusconi per il controllo della Mondadori. Scalfari si schiera nettamente dalla parte del primo: la disputa dura fino al 1991, quando si arriva a una spartizione che assegna il gruppo Espresso a De Benedetti e il resto della Mondadori a Berlusconi.Attento osservatore della vita politica e del potere in Italia, Scalfari ha investigato e analizzato importanti momenti di crisi della politica italiana (come i casi Sifar, Enimont, Tangentopoli), realizzando memorabili interviste e inchieste. Intellettuale di formazione azionista e pannunzianza, ha sempre sostenuto e difeso il punto di vista laico e progressista nella politica dello Stato italiano. Scalfari è stato autore di numerosi scoop giornalistici passati dalla cronaca alla storia. Nel 1967 pubblicò su “L’Espresso” insieme a Lino Jannuzzi l’inchiesta sul Sifar che fece conoscere il tentativo di colpo di Stato chiamato piano Solo. Il generale Giovanni De Lorenzo li querelò e i due giornalisti furono condannati rispettivamente a 15 e a 14 mesi di reclusione, malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal pubblico Ministero Vittorio Occorsio, che era riuscito a leggere gli incartamenti integrali prima che il governo ponesse il segreto di Stato.Scalfari e Jannuzzi evitarono il carcere grazie all’immunità parlamentare loro offerta dal Partito Socialista Italiano: alle elezioni politiche del 1968 Scalfari fu eletto deputato, come indipendente nelle liste del Psi mentre Jannuzzi divenne senatore. Scalfari, che era stato eletto sia nella circoscrizione di Torino che in quella di Milano, optò per la seconda e aderì al gruppo del Psi. Restò deputato fino al 1972. Nel 1968 con la candidatura in Parlamento aveva lasciato la direzione de “L’Espresso”.Come scrittore, Scalfari è autore di importanti libri di inchiesta giornalistica, che hanno lasciato il passo nell’ultimo ventennio a riflessioni esistenziali e filosofiche. Tra le sue pubblicazioni: “L’autunno della Repubblica” (1969); “Interviste ai potenti” (1979); “Come andremo a incominciare?” (in collaborazione con Enzo Biagi, 1981); “L’anno di Craxi” (1984); “La sera andavamo in via Veneto. Storia di un gruppo dal “Mondo” alla “Repubblica”” (1986); “Incontro con io” (1994); “Alla ricerca della morale perduta” (1995); “Per l’alto mare aperto” (2010); “Scuote l’anima mia Eros” (2011); “L’amore, la sfida, il destino” (2013).Scalfari è autore dei romanzi “Il labirinto” (1998) e “La ruga sulla fronte” (2001); della raccolta in cinque volumi “Articoli” (2004); dell’autobiografia “L’uomo che non credeva in Dio” (2008); del testo “Conversazioni con Carlo Maria Martini” (con Vito Mancuso, 2012).Della sua produzione più recente vanno citati “La passione dell’etica. Scritti 1963-2012” nella collana “I Meridiani” di Mondadori (2012); “Dialogo tra credenti e non credenti” (Einaudi, 2013); “L’amore, la sfida, il destino. Il tavolo dove si gioca il senso della vita” (Einaudi, 2013); “Racconto autobiografico” (Einaudi, 2014); “L’allegria, il pianto, la vita” (Einaudi, 2015).

 

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