L’immagine dell’Italia e degli italiani

 

da Angelo Giubileo (avvocato – scrittore)

 

Non c’è dubbio alcuno che, sia in Italia che all’estero, siamo anche noi italiani a fornire una cattiva immagine di noi stessi. Ritengo sia una storia vecchia, che forse risale alla nascita della Repubblica, sintetizzata da una espressione – attribuita comunemente a Massimo D’Azeglio: Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani – spesso assunta quale spiegazione di una nostra supposta e fantomatica indole negativa.

E ancora, non c’è dubbio che le divisioni tra le nostre istituzioni, queste e il nostro popolo, e tra noi cittadini, rappresentino piuttosto una costante rappresentativa e divisiva dell’intera nostra tradizione democratica, sorta dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale.

Anche allora, settant’anni fa, l’operazione necessaria – relativa a una vera e propria pacificazione e conseguente condivisione di una matrice culturale e acquisizione di una forte e consolidata identità democratica – risultò praticamente vana. Al punto che sono occorsi altri cinquant’anni, nel 1995 a Fiuggi, perché Gianfranco Fini e il partito da lui rappresentato attestassero agli occhi di tutti – come anche dimostrato mediante gli incarichi di governo nazionale poi assunti da vari esponenti – l’adesione definitiva alle tesi della destra classica occidentale di stampo conservatore.

Ma ancora, nonostante sia passato un altro quarto di secolo e nel frattempo l’attuale leader della destra italiana, Giorgia Meloni, sia stata nominata e sia la Presidente in carica e rappresentativa presso il Parlamento dell’Unione Europea del Partito dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), che attualmente conta 64 parlamentari provenienti da 19 partiti nazionali ed eletti in 15 paesi diversi – in Italia continua la campagna di propaganda diffamatoria nei confronti della stessa leader e del partito italiano, Fratelli d’Italia, che lei stessa attualmente rappresenta.

E dunque, a chi giova codesta sterile, ma soprattutto dannosa propaganda che concerne l’immagine della destra e dell’Italia e – da un lontano passato a cui si è accennato – degli italiani, sia all’interno che all’esterno dei nostri confini nazionali? Cui prodest? A chi giova?

Sembra si tratti di qualcosa che potremmo anche definire un metodo. Un metodo che ha senz’altro condizionato le opinioni sull’Italia e sugli italiani; ma, dopo oltre settant’anni, ha impedito, fatto senz’altro più grave, la formazione di una democrazia davvero civile, matura e consapevole dei propri mezzi. Mezzi che, fatto il raffronto con gli altri Stati del globo, nel 1987 registravano il dato per l’Italia e gli italiani di quinta maggiore potenza industriale al mondo; e addirittura, nel 1991, quarta dopo Stati Uniti, Giappone e Germania e prima di Francia e Regno Unito.

Oggi,  sappiamo tutti che non è così. E’ peggio! E pertanto, non capiamo perché noi italiani dovremmo continuare con l’operazione – sia chiaro: in assenza di riscontri fattuali! – di screditare la nostra immagine o, peggio ancora, richiamarci e appellarci al nome e all’immagine di un partito d’oltre confine, quale quello francese di Renew Europe – come, per l’appunto, stanno facendo in questa tornata elettorale Calenda, Renzi e i loro follower.

Vorrei sottolineare che da quel 1991 sono passati trent’anni e in particolare che, in nome di un europeismo che avrebbe dovuto rendere noi italiani (per i francesi, maccheronicamente: les italiens!) e la nostra nazione senz’altro migliori, nel 1992 aderimmo, senza se e senza ma, al Trattato di Maastricht. Allora, ricordo che alcune personalità italiane, politiche ed economiche importanti, manifestarono dubbi e perplessità sull’ingresso – da subito – dell’Italia nell’Ue, sottolineando gli eventuali svantaggi che ne sarebbero probabilmente derivati.

In qualche modo, dovremmo tutti ammettere che avevano ragione. E comunque, ragionavano da italiani, anche se il giorno immediatamente dopo l’ingresso dell’Italia nell’Ue dovettero immediatamente riscoprirsi prima europeisti e poi italiani. Con i risultati che tutti vediamo sotto i nostri occhi. Tranne per chi continua a non voler vedere e invece continua a praticare un metodo, dannoso per l’Italia e gli italiani.

Angelo Giubileo

 

 

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