Moderato a chi?

 

di Antonio Cortese (docente)

Se esiste ancora e quanto più rafforzato un ceto sociale cui destinare una qualsivoglia propaganda questo è quello borghese. I cosiddetti sovranisti rincitrulliti di oggi hanno provato in tutti i modi di definire i propri subordinati in massa come “ceto medio”, poi, per farli stare buoni buoni hanno cominciato con una strategia di quattro soldi a chiamarli moderati. Quest’ultimo appellativo nasconde inoltre un mascherato imperativo subliminale : Mòderati!. Con la grande emancipazione sociale di questi anni, grazie alla tecnologia e ai saperi alla portata di tutti, tenere a bada le masse sta risultando difficile e taluni in politica (non politici) per fare politica, si definiscono essi stessi moderati o cittadini del ceto medio, in totale strumentalizzazione mediatica,  specie alle scadenze elettorali. Innanzitutto, come già ho cercato di far notare in qualche articolo precedente su il Quotidiano di Salerno, a proposito dei sindacati, la scala sociale non é più verticale ma nell’asso cartesiano la segmentazione dei ceti si è sviluppata su almeno tre dimensioni. Oggi un commerciante di successo ha più potere di opinione ed economia di un classico borghese benestante e la stessa definizione di borghesia é evoluta, poiché non é più una caratteristica solamente italiana o europea, o ancora di determinate famiglie oltremare. Volendo recuperare il termine “borghese” per classificare l’elettorato, sarebbe più opportuno  per rivolgersi alla gente senza sminuirla con le recenti declinazioni del verbo moderare. Definire borghese un cittadino oggi non é demodé ma una constatazione obiettiva: la radice “borgo”, del borgo, indica persona che ha una vita sociale evoluta rispetto, ad esempio ad un mugnaio di campagna. Ma oggi che anche il mugnaio dispone di tutte le tecnologie, ed ogni paese o paesino, frazione o periferia sono divenuti borghi, rivalutati, restaurati, valorizzati e raggiunti da ogni comodità moderna, é evidente che la maggior parte della popolazione si sia imborghesita. Quindi se proprio vogliamo rivolgerci al sentimento buono o comune del paese, chiamare i borghesi alle urne col proprio nome, e cioè facendo capire che ci si rivolge ad una più che aumentata borghesia o nuova borghesia, non è sbagliato. Sempre meglio che essere insultati senza accorgersene.

 

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