VALVA (4): il castello della paura tra verità e spettacolo

 

Aldo Bianchini

VALVA – “Castelli, dimore di nobili famiglie, lumi di uno splendore culturale che ancora, di giorno, emanano nei confronti di qualsiasi visitatore. Ma di notte … per due notti … divengono tetro e lugubre scenario di narrazione di vicende inquietanti. Tre storie, un unico filo conduttore: l’orrore di una vita da mostri, che costringe folli, esuli, freak a scappare da un mondo che li ha rifiutati e creare un mondo orrorifico, cupo, terribile e terrorizzante nel quale gli spettatori s’addentrano incautamente”.

Questo lo spirito dello spettacolo “Il castello della Paura 2014”. Dopo due anni di messa in scena a Lauro (AV), all’interno del castello Lancellotti, lo spettacolo targato Il Demiurgo si spostò a Valva, il 31 ottobre e l’1 novembre, a Valva (SA) nella meravigliosa Villa D’Ayala.  Un nuovo episodio, una storia originale e coinvolgente narrata grazie al contributo di 12 attori e portata in scena grazie al patrocinio del Comune di Valva, della soprintendenza di Avellino-Salerno e del Sovrano Ordine di Malta.

Certo, qui parliamo di ricostruzioni fantasiose basate su poche certezze storiche, sta di fatto che otto anni fa anche il teatro di un certo spessore culturale si è interessato a quello che in tanti definiscono, da una quarantina di anni, “Il fantasma del castello di Valva”. Sicuramente chi non  crede (e fortunatamente è la maggioranza) nell’esistenza del lenzuolo bianco-volante si farà una sonora risata; ma nell’immaginario collettivo persiste, però, questo mito del fantasma del castello che aleggia in tutta l’alta Valle del Sele fin dai tempi della lunga permanenza, in esso, del giovane e mitico barone Christian von Hausckha Treuenfels che più avanti cercherò di descrivere.

Intanto ecco come ala notissima giornalista de “Il Mattino” Erminia Pellecchia descrisse nel 2014 il fulcro principale dello spettacolo “Il castello della paura”:

  • <<La committenza del sogno, quello di un aristocratico colto e sensibile, innamorato dell’arte e della musica. Che, grazie  a lui, abitano ancora oggi in una delle dimore più magiche del Sud Italia. Il marchesino Giuseppe, a Roma e Losanna, preferiva il solitario parco di quel palazzo sito in uno sperduto borgo dell’Alta Valle del Sele. Lì si aggirava tra i viali del giardino adorni di statue di dee e simidee. E nel fantastico teatrino di verzure, il gentiluomo, appassionato di musica romantica e compositore lui stesso, faceva ascoltare le sue partiture segrete ai muti spettatori di pietra. L’ultima committenza del sogno, una “casa per i musicisti” a Valva, rimase nel cassetto. Ma nel testamento, col quale donava -era il 1948- la villa all’Ordine di Malta, c’era la clausola di un concorso per giovani musicisti>>.

Passano gli anni e sulla scena del quasi diroccato castello di Valva arriva il giovane barone con la qualità di amministratore delegato dello SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta); in barba alle dicerie sull’esistenza del fantasma il nuovo proprietario, celibe, si immerge con tutto se stesso nell’azione di ristrutturazione del castello e della favolosa villa; vive in perfetta solitudine le bellezze dell’eremo, uomo tutto d’un pezzo, dal gradevole aspetto, taciturno anche se aperto verso tutti, sceglie con moltissima cura le amicizie di Valva (dal sindaco Michele Figliulo a Giuseppe Vuocolo oggi sindaco); ospita spesso amici importanti come il prof. Ottavio Fasano (sgozzato a Palermo dove era docente universitario) e il prof. Antonio Ferrigno (docente universitario in Olanda); e la profonda amicizia con il custode del suo castello Giuseppe Vuocolo (detto “zi Peppe” era lo zio dell’attuale sindaco di Valva).

Nella prossima puntata cercherò di illustre meglio la figura, quasi leggendaria, del barone.

Continua.

 

 

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