America Under Attack: come una puntura di spillo …

 

Aldo Bianchini

SALERNO – L’attacco alle Torri Gemelle, al Pentagono e quello fallito alla White House, dell’11 settembre 2001, secondo tutti ha cambiato la storia.

Di sicuro ha cambiato molte cose nei rapporti internazionali degli USA, ma altrettanto sicuramente quell’attacco doloroso e sanguinoso per quell’America è stato come la puntura d’ago sul dorso di un elefante: “”Aveva perfettamente ragione il comandante in capo della flotta navale giapponese, Isoroku Yamamoto, quando qualche minuto prima di sferrare l’attacco contro la flotta statunitense del Pacifico nella mattinata del 7 dicembre 1941 confidò ad uno dei suoi più fidati ammiragli che: l’attacco avrà l’effetto di una puntura d’ago sul dorso di un elefante””.

Per rendersene bene conto era necessario aver visitato New York prima del 2001 ed averla rivisitata dopo quel giorno di lutto per l’intero pianeta.

Ho visitato New York per la rima volta nell’85 e salii anche su una delle due torri gemelle (quella visitabile) e da quell’altezza incredibile (oltre 400 metri) non potetti non pensare che anche un semplice scherzo (lo sparo di un trik trak) avrebbe provocato morti e feriti.

Ho rivisitato New York due volte dopo l’attacco; la prima quando c’era solo il “ground – zero” ancora in fase di ultimazione e la seconda quando c’era già la grande Freedom Tower, un grattacielo che bisogna fermarsi per guardarlo a lungo e per ammirare la sua straordinaria bellezza.

Ma ho visitato anche la White House (Casa Bianca) e il famoso Pentagono (compreso in un gigantesco anulare stradale che consente una visione totale).

Se si fanno queste tre visite ci si può rendere conto quanto sia valido il pensiero che ho espresso poc’anzi: quell’attacco è stato per l’America come la puntura d’ago sul dorso di un elefante.

Ciò non vuol dire che gli USA non abbiano sofferto molto per quell’attacco che riuscì a denudare il Re ed a rimandare nel tempo alcuni fitti misteri; difatti niente, però, potrà mai cancellare i dubbi e le incertezze degli accadimenti di quella tragica mattinata che lasciò attonito il mondo intero: gli aerei che si muovono incontrollati nei cieli statunitensi, l’immobilità degli obiettivi da colpire, la ostentata staticità dei sistemi di sicurezza, l’inutilità del famoso scudo spaziale voluto tenacemente da Ronald Reagan, l’insicurezza di un sistema difensivo che costrinse il presidente George W Bush a volare con il suo Air Force One per nove ore senza una precisa destinazione, ma anche lo stoico eroismo di centinaia di vigili del fuoco caduti nell’adempimento del loro dovere. Ma l’elefante continua il suo percorso senza fermarsi mai, neppure dinanzi alla straripante pericolosità della guerra in Ucraina, tutto è soltanto una puntura di spillo sul dorso di un elefante.

Oggi in tutti gli Stati Uniti d’America si susseguiranno le cerimonie ufficiali in ricordo di quel giorno comunque doloroso.

 

 

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