Tangentopoli (43): il 22 maggio 1993 … cronaca di un passaggio annunciato per la nascita del deluchismo … creato da Conte e Del Mese ?

 

Aldo Bianchini

Un'immagine simbolo di tangentopoli: la contestazione contro le tangenti frutto della corruzione

SALERNO – Nel lungo, e a tratti penoso, dibattito seguito all’annuncio dell’esclusione della ricandidatura dell’on. Federico Conte nessuno ha ricordato o raccontato la verità sulla nascita del deluchismo, neppure lo stesso on. Carmelo Conte (già ministro della Repubblica) che all’epoca dei fatti, in piena tangentopoli, fu il protagonista assoluto del disfacimento del PSI e della nascita del tanto odiato deluchismo.

Erano tempi difficili, è vero, ed alla paura palpabile dei politici si aggiunse lo zampino della magistratura che solo nell’occasione del 22 maggio 1993 decise di muoversi con cautela nei confronti di Vincenzo De Luca, contrariamente a quanto fatto fino a quel momento verso altri personaggi che ad horas venivano convocati in Procura o colà trascinati a viva forza.

Quel giorno tutto andò in maniera diversa e nacque il deluchismo; per meglio capirlo dovete avere soltanto la pazienza di seguire ora dopo ora la ricostruzione del pomeriggio di quella lunga e storica giornata della giustizia e della politica salernitana.

Premesso che il sindaco Vincenzo Giordano si era dimesso dalla carica il 23 marzo 1993, va detto che alle ore 24.00 del 22 maggio 1993 scadeva il termine ultimo per l’elezione di un nuovo sindaco o per la revoca delle dimissioni di Giordano. Questo secondo aspetto non fu proprio nemmeno posto all’ordine del giorno dove c’era soltanto il punto “elezione del sindaco di Salerno” della seduta del consiglio comunale prevista per le ore 18.00.

Il pomeriggio del 22 maggio 1993 si aprì con una notizia a sorpresa: “alle ore 16.00 veniva convocato in Procura il noto imprenditore Vincenzo Ritonnaro come persona informata dei fatti” (questo il tono della chiamata ad horas) che rese una deposizione di ben 26 pagine ai pp.mm. Vito Di Nicola e Luigi D’Alessio; tra le pagg. 25 e 26 si legge: “”… In buona sostanza io avrei dovuto, tra progettazione e sponsoraggio, pagare circa 20 milioni di lire e ne ho pagato circa 60. Mi risulta che anteriormente all’aggiudicazione della gara il presidente della capo-fila Giovanni Donigaglia (denominato “gamba di legno”) venne in Salerno ove io stesso lo accompagnai presso la segreteria dell’allora Partito Comunista in Via Manzo. Rimasi sotto la sede ad attendere mentre lui saliva alla sede del partito. Non mi riferì il motivo per il quale si recò presso tale sede né io lo approfondii …””.

On. Avv. Carmelo Conte, già ministroPerchè Donigaglia (super inquisito da diverse Procura in tutta Italia) fosse andato in Via Manzo e chi fosse il segretario provinciale, nessuno si è mai preoccupato di saperlo, magistratura compresa. Eppure tutti sapevano e sanno che il segretario provinciale era Vincenzo De Luca che di lì a qualche ora sarebbe potuto diventare, come divenne, il nuovo sindaco di Salerno.

Numerose le domande:

1)      Perché la Procura non convocò ad horas De Luca come aveva fatto per tantissimi altri, almeno per tentare di sapere la verità e per tenere fede al modo di procedere di quel tempo ?

2)      Se la Procura avesse convocato De Luca sarebbe cambiato qualcosa nella storia di quel consiglio comunale e più in generale della città ?

3)      Perché, comunque, per quella deposizione De Luca non è mai stato convocato a fornire spiegazioni ?

La storia ci dice che, a disdoro della stessa magistratura, il consiglio comunale quella sera si tenne regolarmente e che De Luca venne eletto, pochi minuti prima della mezzanotte, sindaco di Salerno anche grazie al voto del super inquisito socialista avv. Marco Siniscalco (fatto prelevare a casa) in quanto era venuto meno il voto dell’altro socialista Michele Ragosta; questo particolare denota la volontà del PSI (Conte) di far eleggere sindaco De Luca e di sciogliere il pre-patto con la DC (Del Mese) e il PRI (Cappuccio) che avevano proposto Gioconda De Sanctis o Nicola Scarsi, altrimenti sarebbero andati tutti a casa. Come poi ci andarono un mese e mezzo dopo (il 2 luglio) quando fu lo stesso De Luca a cacciarli da palazzo di città con le sue dimissioni.

On. Dr. Paolo Del Mese, già sottosegretario di Stato

Ma allora c’era un patto trasversale Conte-De Luca-Del Mese-Magistratura per evitare seri guai giudiziari ? Si è sempre detto a livello di chiacchiericcio, la verità la conoscono soltanto i protagonisti, ma loro non la diranno mai.

Sta di fatto che quel cosiddetto “patto scellerato”, se mai ci fu, saltò per aria in rapida successione: il 31 maggio venne arrestato l’ex sindaco Giordano, De Luca si dimise da sindaco il 2 luglio dicendo che erano tutti mariuoli, il 4 luglio arrivò il commissario Lattarulo e il 5 luglio deflagrò lo scandalo Conte – Del Mese con l’autorizzazione a procedere concessa dalla Camera alla Procura di Salerno per avviare la fine politica dei due parlamentari salernitani (già ministro il primo e già sottosegretario di Stato il secondo).

Tutto questo per Conte segnò davvero la fine politica; per Del Mese, invece, grazie ad un nuovo evidente patto con De Luca (leggasi vicenda pastificio Amato) si riaprirono per poco le porte del Parlamento per poi spalancarsi quelle del carcere di Fuorni.

L’ultimo pensiero di questo capitolo va all’ex ministro Carmelo Conte; a mio parere, prima di dare alle stampe il libro sulle presunte malefatte del deluchismo, farebbe bene a riscrivere una volta per tutte la verità su quella infernale giornata del 22 maggio 1993.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *