Elezioni 2022: processo alle intenzioni … come da minority report ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La linea tutta draghiana, cioè il doveroso silenzio, di Giorgia Meloni non è sufficiente a placare l’ira dei perdenti, purtroppo. Per molti il dialogo non esiste, o è bianco o è nero.

E via alle congetture più strampalate per affermare cose che la Meloni non ha ancora detto e sulle quali tutto è ancora possibile.

Non ci stanno a perdere” mi ha sussurrato un amico divecchia data e molto tranciante; da vecchio socialista quale sono gli ho semplicemente risposto che ci troviamo di fronte non tanto ad un processo alle intenzioni, perché le intenzioni non le conosciamo ancora se non per alcuni vecchi comportamenti parlamentari, piuttosto di fronte d un maldestro tentativo di attivare contro i vincenti quel famoso progetto (tutto statunitense) di vigilare sul futuro attraverso un’analisi chimico-fisica del cervello e cioè del futuro-improbabile pensiero. Un fatto che qualche anno fa fu eccellentemente rappresentato nel film del 2002 diretto da Steven Spielberg dal titolo “Minority Report” (liberamente tratto dall’omonimo racconto di fantascienza di Philip K. Dick Rapporto di minoranza); una sorta di processo anticipato contro tutti coloro che risulterebbero a rischio di delinquere sulla base dell’analisi del cervello.

La Meloni, giustamente e saggiamente, tace alla maniera draghiana; e questo atteggiamento di cautela indigna ancora di più tutti gli autoproclamatisi artisti che ogni tanto si svegliano e fingono di essere intellettuali e/o storici. “Perché non parli ?”, sembrano tanti Michelangelo in erba pronti a prendere a martellate la loro nemica virtuale.

Ma se il silenzio draghiano veniva e viene accettato e rispettato in maniera condivisa quasi a livello dittatoriale, quello della Meloni no; deve parlare, come si permette di rimanere zitta a riflettere, deve parlare sennò come la attacchiamo minuto dopo minuto; questo sembra essere il pensiero dei personaggi noti e meno noti, spesso anche fanatici se non proprio facinorosi.

Ed è questo, ora, il maggiore pericolo non solo per la Meloni ma per tutta la compagine di destra ritornata al potere; l’informazione è veloce e si infila dappertutto con effetti devastanti, figurarsi se i vincitori delle elezioni incominciano a dire cose diverse tra loro in rapporto ai media che staranno lì per eclatare tutte le crepe possibili ed immaginabili.

Tanto comunque vada, la Meloni rischia tutto su tutto, qualsiasi cosa andrà a fare o a dire; sicuramente è forte ed anche capace, oltretutto è anche donna, ma dovrà attrezzarsi molto bene e rapidamente se non vorrà essere sotterrata ancor prima di salire gli scalini di Palazzo Chigi.

Se la rabbia e il livore sale e tracima anche se Lei non parla, figurarsi cosa potrà accadere quando nei prossimi giorni si deciderà a fare qualche dichiarazione.

 

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