Non l’astensionismo ma la partecipazione e l’impegno dei giovani

 

 

da Nicola Femminella

(docente – storico – scrittore)

 

Il Cilento

CILENTO – Durante la campagna elettorale appena conclusa tutte le formazioni politiche, nelle dichiarazioni rivolte all’elettorato, hanno ripreso a parlare del Mezzogiorno e del divario che si accentua sempre di più con le regioni del Nord. La Banca d’Italia certifica che nel decennio 2010-2020 è cresciuto il gap che le divide. È diventato ormai un argomento trito, sul quale sperano di lucrare tutti coloro che a qualunque titolo comunicano opinioni e pareri all’interno del perimetro nel quale si consuma quotidianamente il dibattito politico. Ricordo che anche noi, cittadini del Sud, siamo un serbatoio di voti che i partiti perseguono e anche quelli che lo volevano diviso dal Nord hanno fatto la loro comparsata nelle piazze del Meridione. È un argomento, quindi, di interesse e rilevanza nazionale. Dall’Unità dell’Italia avvenuta nel 1861, la frattura fra le due parti d’Italia si è ulteriormente evidenziata e a nulla sono valse le leggi straordinarie predisposte per invertire la rotta o a mitigare le conseguenze nefaste del fenomeno, che mostra il suo volto più eloquente in quello mesto e dolente di milioni di Italiani che dalle regioni meridionali sono partiti per trovare lavoro nelle fabbriche del Nord o, peggio, per affrontare e “inventare” nuove esistenze in terre straniere, sempre segnate da mille difficoltà. Con nel cuore l’amarezza per la terra lontana e dalle famiglie e il cuore lasciato a brandelli nei luoghi natii. Il viaggio spesso è risultato di sola andata e la circostanza ricorre oggi con maggiore incidenza, poiché i giovani diplomati e laureati, che utilizzano i propri titoli di studio per trovare occupazione nelle aziende o nei comparti pubblici delle regioni del Settentrione, difficilmente ritornano, respinti da posti di lavoro inesistenti, soprattutto perché “i nuovi mestieri” introdotti dalle tecnologie innovative e dal villaggio globale, stentano a decollare nelle nostre regioni. Qui spesso le strutture e gli organismi di formazione segnano il passo più lento, non sorretti dai cambiamenti e da curricoli scolastici più calibrati sui nuovi orizzonti dell’economia. I giovani non tornano nei nostri borghi e così questi si spopolano e le case chiuse sono preda della polvere impietosa, alimentando un fenomeno che assume sempre più dolenza. Nei paesi si tocca con mano la desolazione e vaga nell’aria lo sconforto delle famiglie che vedono i figli partire, per i quali sognavano un destino diverso. “Lo slogan “io resto al sud”, mi ha detto un giovane, mi ha indotto a cercare una strada, risultata chiusa da massi inamovibili.” È materia di geopolitica e di economia, ma è soprattutto lacerazione di sentimenti e di aspirazioni che pervadono l’animo di migliaia di genitori e figli, immuni da colpa alcuna.

Bisogna che tutti scendano in campo, subito e senza indugio. Ognuno lo deve fare con il massimo impegno e vigore. L’unione, la partecipazione, la determinazione devono irrompere nelle piazze e abbattere ogni ostacolo per annullare un sonno secolare. Le leggi emanate di recente possono fornire un contributo. Ne sono un esempio concreto quelle del PNRR e per le Aree Interne ed altre promosse dalla UE, dallo Stato e dalle Regioni. In primis i sindaci ne siano i cantori e instancabili interpreti per utilizzarle appieno, evitando i finanziamenti ricevuti e non spesi per incapacità progettuale e lacci burocratici. E le popolazioni, la gente comune? Anche esse devono fare la propria parte.

Prof. Nicola Femminella (scrittore)

Le realtà negative del vissuto quotidiano e le condizioni socio economiche deficitarie da cambiare si colgono con un solo sguardo. La sanità rivela tagli penalizzanti, senza colpevoli; i mezzi di trasporto indugiano su polemiche tra i comprensori destinati a ricevere l’alta velocità; le università nel meridione non attirano  i nostri giovani; i comparti tecnici degli enti locali, che devono produrre progetti convincenti,  segnano falle di vario tipo; gli investimenti sovente sono impediti dalle infiltrazioni malavitose e dalla mancanza di imprenditori capaci; la fuga dalle campagne non utilizza i cospicui fondi per l’agricoltura e i poli industriai non decollano. Tanti giovani col diploma non iniziano la giornata sul posto di lavoro e si aggrava una condizione che peggiora con gli anni, senza che compaiano impulsi significativi per renderla meno avversa. Spesso il torpore li assale. Pochi coltivano le utopie possibili e i loro sogni tardano ad esplodere. Si diffonde un luogo comune: il lavoro c’è ma i giovani non lo cercano né lo accettano, perché il reddito di cittadinanza ha sparso un virus malefico e la paga è penosamente bassa. La questione è naturalmente molto più complessa.

Eppure il buio, proprio con le elezioni, si è infittito e ha manifestato strade sbagliate. Nel Sud il fenomeno dell’astensionismo, della gente che non à andata a votare e che del proprio rifiuto è pronta a fornire mille spiegazioni, per giustificare il mancato rispetto per la Costituzione, è stato scelto da milioni di persone. In Campania solo il 53, 27% degli aventi diritto si è recato alle urne, peggio solo la Calabria e Sardegna, rispetto alla media nazionale del 64% che ha espresso la propria partecipazione ad un dovere/diritto conquistato con i sacrifici dei nostri antenati. E il voto dovrebbe essere uno strumento, tra i più decisivi, per introdurre soluzioni ai nostri problemi, eleggendo nel Parlamento uomini onesti e volti a consumare la propria esistenza a favore delle popolazioni del Mezzogiorno, con studi, ricerche, proposte, leggi volti migliorare le sorti dei territori più fragili e bisognosi dell’intervento pubblico. E tocca a noi, individuarli, proporli e votarli impedendo ai partiti di nominare i più fedeli e disponibili a sostenere la sola casta, talvolta seduti nel parlamento da alcuni decenni, senza che abbiano fornito buoni risultati.  Si respinge il voto che dovrebbe oggi essere il primo atto per rendere concreta una partecipazione fondamentale per il cambiamento nelle nostre regioni. E allora mi piace andare a trovare persone e gruppi che vanno nella direzione opposta, spinti solo dalla voglia di invertire la rotta ed esercitare fino in fondo il dovere di concorrere allo sviluppo della loro Terra. “CILENTO ACT” propone il verbo inglese “to act” che significa attivarsi, agire, darsi da fare, assumere un ruolo, intervenire ed è la sigla di un manifesto che Adriano, Angela, Andrea, Alessio, Nicola, Alessandro, Carmine, Antony e amici hanno pensato di diffondere ad Ascea, Pollica, Torchiara e in altri paesi del Cilento. È il verbo più adatto, quello scelto per la sigla, seppure mutuato dalla lingua inglese. Sono tutti under 35 che, con tale iniziativa, vogliono dare ai coetanei la possibilità di esprimere la propria opinione sui problemi che interessano loro e il territorio; di lavorare per trovare le giuste soluzioni per affrontarli e, se possibile, insieme e dandosi la mano, incamminarsi nella giusta direzione, collaborando con amministratori e responsabili del bene comune. Auspicano una loro partecipazione concreta e incisiva; affermano decisi che non possono stare alla finestra, indifferenti alla quotidianità che scorre sotto i loro occhi, né limitarsi a sopravvivere, talvolta a subire difficoltà e limiti di ogni tipo in luoghi nei quali è latitante persino la speranza. È tempo di prendere nelle proprie mani il futuro, per costruire un primo livello di presenza attiva. Una piattaforma da cui partire per operare quei cambiamenti che occorrono per mettere sul piano la Questione Meridionale, perché cessi di essere permanente e sistemica nei suoi aspetti negativi e paralizzanti. Nei prossimi giorni questi giovani apriranno spazi nei quali immettere problemi antichi e nuovi e si promuoveranno dibattiti, ricerche, confronti per avviarli a soluzione, trasformandoli in materia di confronto con i responsabili a qualsiasi titolo della res publica. Ambiente, turismo, lavoro, sanità, trasporti, legalità, cultura e istruzione sono gli otto punti che andranno a costituire i laboratori a cui darà vita il “Cilento Act”.  Ne seguirò ogni azione con la certezza che è una iniziativa assai lodevole, alla quale ciascuno di noi potrà dare il proprio sostegno.

 

 

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