CI SONO ANCHE LE FALSE RIVISTE SCIENTIFICHE

da Dr. Aberto Di Muria
Padula-Le riviste medico–scientifiche, che pubblicano importanti ricerche e i risultati delle sperimentazioni in laboratorio, hanno ora un forte nemico: finte redazioni di altrettanto finte riviste che vengono pagate profumatamente pur di poter pubblicare delle ricerche mediche, totalmente inventate.
Lo scandalo è venuto fuori quando Mark Shrime, un ricercatore medico presso l’università di Harvard, negli Stati Uniti, ha deciso di indagare sulle mail che continuava a ricevere che promettevano di pubblicare un suo qualsiasi la voro scientifico alla modica cifra di 500 dollari.
Come  raccontato dallo stesso Shrime alla rivista americana “Fast Company”, ben 17 riviste scientifiche, alcune inesistenti, si sono offerte di pubblicare un suo studio totalmente inventato per l’occasione.
Allora Shrime ha prodotto una bizzarra ricerca sull’effetto chirurgico e neoplastico degli estratti di cacao presenti all’interno dei cereali utilizzati per la colazione. Un argomento scientificamente assurdo a firma dell’artista Orson Wells, morto nel lontano 1985. Ottenuto l’articolo lo scienziato di Harvard ha inviato la ricerca a 35 riviste scientifiche. In meno di due settimane ha ottenuto risposta positiva da 17. Con 500 dollari la pubblicazione era garantita.
Il passo successivo è stato quello di verificare dove risiedono queste riviste. Il risultato è stato sconcertante: nella migliore delle ipotesi l’indirizzo era inesistente mentre in un caso la presunta redazione aveva sede in uno strip-club.
Una vera e propria truffa dove le vittime sono spesso ricercatori e scienziati di Paesi molto poveri, vittime inconsapevoli perché queste testate esistono ma sono solo finalizzate a raccogliere i soldi della pubblicazione. Non è un caso che la maggioranza delle persone che pubblicano su queste riviste provenga da Paesi a basso reddito dove fare ricerca e accedere a riviste di prestigio è spesso un miraggio.
Ciò che risulta ancor più grave è che alcune di queste riviste vengono indicizzate regolarmente dai motori di ricerca accessibili gratuitamente che consentono di individuare testi della letteratura accademica. Un danno non solo per la scienza: ad essere in pericolo è anche la corretta informazione.
si stima che ogni anno circa 400 mila articoli appaiono su riviste che millantano standard accademici, ma che invece pubblicano qualsiasi cosa a pagamento. Si tratta in questi casi di fake news “scientifiche” che inquinano il dibattito pubblico: per contrastarle la rivista Nature ha per la prima volta pubblicato una definizione di “riviste predatorie”, redatta da un panel di 35 ricercatori provenienti da 10 paesi diversi.

 

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