SALERNO OPULENTA SPA – UNA PARTECIPATA PER L’ARTE E LA CULTURA

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – Il nuovo Ministro della Cultura ha ricordato, ieri l’altro, che “l’Italia è un Paese unico al Mondo” e che l’infinita disponibilità di memorie identitarie deve essere utilizzata per trasformare la bellezza delle Città in “forza propulsiva” per uscire dalla crisi che ci avvolge. In verità, non ci voleva il Suo intervento, per pensare questo. Però, la citazione è importante, perché è giusto sia ricordato, di tanto in tanto, il ‘valore sociale’ del talento e dell’ingegno dei nostri artisti, scrittori, filosofi, santi e navigatori, a chi tuttora crede nel richiamo della ‘modernità’ non avendo compreso, probabilmente, quello della storia.

Da napoletano, poi, il Ministro ha vantato le ricchezze di quella Città che, pur con i suoi ‘immensi’ problemi, a iniziare dalla legalità, pur con l’Ente in disavanzo per 2,2miliardi di euro (fonte: Bilancio 2021) e pur con un severo piano di risanamento sottoscritto con il Governo, il cosiddetto “Piano per Napoli”, è al primo posto per flussi turistici nel Meridione, con circa 3,8milioni di presenze, e ai primi in Italia (fonte: travel365). A breve, con i Presepi di San Gregorio Armeno, si riproporrà la riturale invasione annuale, se le risorse energetiche lo consentiranno. Peraltro, in questi giorni, sulla tv pubblica sta spopolando uno sceneggiato ambientato nel suo Centro Storico con l’offerta di un ampi ‘spaccati’ della sua variopinta umanità, veri attrattori di sentimenti ed emozioni (fonte: vigilanzatv). Non risulta ci sia eguale attenzione per i grattacieli a Est.

Salerno ha alcune cose in comune con Napoli, pur essendo non più grande di un suo quartiere. Ci sono stati recenti episodi di disagio sociale, per fortuna a ben più bassi livelli, c’è il disavanzo milionario del Comune, comprovato dall’adesione al decreto Aiuti, con un egualmente severo piano di rientro (fonte: Bilanci), e c’è persino una concomitante serie televisiva che si sviluppa nei luoghi della storia, qualcuno magari passato al ‘photoshop’ prima di andare in onda. All’opposto, non ha in comune quel movimento turistico, sebbene nel nostro piccolo Centro Storico ci siano molte cose da mostrare oltre al Duomo, a San Pietro a Corte, ai Giardini della Minerva e, per chi riesce ad arrivarci, al Castello. Molte validissime memorie, come le Chiese e gli Archi del Mille, i Conventi, la Reggia Longobarda e quella Normanna, i palazzi nobiliari, sono in disfacimento, molti monumenti sono sbrecciati, molti mascheroni sono ‘sfrantumati’, molte edicole votive e colonne sono sfregiate. Le botteghe d’arte, poi, sono scomparse. Così, da noi, il turismo è solo di ‘passaggio e di passeggio’, come possono essere le visite e i volteggi ‘a zonzo’ in un luna park, con pranzi consumati sulle panchine del lungomare a base di pizza e fichi, panzerotti e ‘cuoppi fritti’. Poco c’è di culturale e, purtroppo, nulla di balneare, ambientale e/o archeologico, perché sono stati tagliati tutti i rapporti con mare e spiagge nonché soffocate aree identitarie come l’Olivieri, Santa Teresa, il Colle Bellaria e le colline. Degli Etruschi, è meglio non parlare. Non solo. Non abbiamo una Biblioteca, non abbiamo un Museo della Città, non abbiamo luoghi della tradizione, neppure presepiale, del sapere o saper fare. Certo, abbiamo alcuni edifici della modernità, ma sembra non siano di particolare gradimento, come non lo sono i grattacieli a Napoli. Tutto questo è l’esito di scelte ben precise, forse assunte nella convinzione che con la Cultura ‘non si mangi’. E, quindi, sono state preferite attività ritenute più profittevoli in grado di offrire pasti completi, fino al caffè e all’ammazzacaffè.

Il Ministro, oggi, ci dice che non si deve disperdere la forza dell’identità né trascurare la vera ricchezza a ‘costo zero’. E, all’opposto, ci dice che si deve avviare una nuova fase nella quale le sfaccettature della cultura e dell’arte siano gli ingredienti per far maturare le anime, le menti e i comportamenti come premessa per realizzare un’offerta unica e complessiva, come unica e complessiva deve essere la visione della Città. Prediligere altri ingredienti, come la farina e l’acqua, le seppie e i calamari, ha consentito di offrire una pizza o un fritto ai visitatori pseudo-culturali per soddisfare un bisogno ‘elementare e alimentare’, non per stimolare emozioni. Adesso, quindi, ci vogliono idee, progetti, linee-guida per capire cosa fare ‘per fare’ quello che in tanti anni non si è neppure immaginato ‘di fare’. E, magari, neanche oggi. Peraltro, non c’è un Assessore con delega piena, forse perché la Cultura è considerata uno strumento, non un mezzo. Salvo errore.

In questo, può aiutare il D.Lgs. 175/2016 sul riordino delle partecipate che, nell’imporre la dismissione delle aziende estranee alle finalità istituzionali dell’Ente, consente di investire nell’arte e nella cultura con Società ’in-house’, cioè create per la fornitura di servizi e per valorizzare i beni pubblici (fonte: cit., art. 4). E, quindi, di perseguire gli obiettivi dello sviluppo economico e della qualità della Città grazie ad un sistema integrato e coordinato di relazioni tra Ente, privati e Istituzioni Culturali, a partire dalla Soprintendenza, sia per la migliore gestione di tutte le memorie storiche che per organizzarne la fruizione pubblica. Con una partecipata specifica, denominata, chissà, ‘Salerno Opulenta Arte e Cultura Spa’, si potrebbe anche pensare di gestire l’Ostello della Gioventù, essendo le attività di interesse sociale una componente essenziale della più ampia azione di promozione e diffusione della nostra storia millenaria. Conforta questa visione, la recente scelta della Curia Vescovile di assegnare ad una struttura esterna la valorizzazione dei siti della Cattedrale, del Museo Diocesano, della Rettoria di San Giorgio e del Tempio di Pomona per l’accoglienza dei visitatori e per i servizi da offrire (fonte: salernonotizie).

L’adesione al decreto Aiuti impone il riesame delle partecipate. E, scorrendone l’elenco, sembra ci sia materia per un intervento selettivo in grado di dare spazio almeno ad un nuovo e più valido progetto, senza finalità di lucro, idoneo ad offrire lavoro professionale a restauratori, architetti, storici dell’arte, disegnatori e addetti specializzati. Altrove, lo hanno fatto. Perché, non è vero che con la Cultura sia difficile mangiare. Ma, per convincersi di questo, è necessario avere Cultura. Facendo salva la buona fede di tutti.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 26/10/2022

 

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