Tangentopoli (49): quando Maroni denunciò in Parlamento il ruolo dei “servizi segreti”

 

Aldo Bianchini

L'ex ministro Roberto Maroni con in mano il libro "Il Viminale esploderà" che suscitò molte polemiche al momento della sua pubblicazione

SALERNO – Roberto Maroni, cofondatore e plenipotenziario della Lega Nord, è morto prematuramente all’età di 67 anni il 22 novembre scorso nella sua casa di Lozza (VA) dopo aver lottato a lungo contro un perfido tumore. Tre volte ministro, vicepremier, governatore della Lombardia, sindaco di Varese, segretario nazionale della Lega e inventore del “modello Caserta” per la lotta alla criminalità organizzata dei “casalesi”. Ancora suo l’impegno di passare dal separatismo della Lega delle Valli Varesini al federalismo di un Paese nel segno dell’unità.

La commozione ha preso tutti e di tutti i partiti; Maroni era un signore prestato alla politica, un barbaro sognatore (come in molti amavano definirlo). Tanti sono stati i ricordi riportati dalla cronaca giornalistica nazionale; un episodio, però, è stato dimenticato da tutti e riguarda il momento in cui Maroni da ministro dell’interno intervenne in Parlamento per mettere meglio a fuoco il ruolo che negli anni caldi di tangentopoli avevano recitato i “Servizi Segreti” (S.S.) in giro per tutto il Paese; e Salerno non fu esclusa da quella violenta azione di spietato spionaggio a tutto vantaggio di chi, rimasto da sempre ignoto, spalleggiava e spingeva l’azione della magistratura di “Mani Pulite” con accurati dossier opportunamente confezionati dai “S.S.”.

La storia racconta che:

  • “”Sono le ore 17.35 del 12 luglio 994 quando il ministro dell’interno del 1° governo Berlusconi legge il primo nome: “Oscar Luigi Scalfaro, Presidente della Repubblica in carica e già presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul terremoto del 1980 in Campania e Basilicata. Palazzo Madama piomba in un gelido silenzio. Giornali richiusi, penne sospese a mezz’aria, sguardi fissi verso Roberto Maroni che, senza alzare gli occhi legge altri venti nomi. Tutti intestatari di fascicoli personali aperti dal “servizio segreto civile”. Gli spiati del Sisde: Martinazzoli, Spadolini, Martelli, Ayala, Orlando e Nicola Mancino; questi i nomi più eccellenti; mancano quelli dei due parlamentari salernitani (l’ex ministro Carmelo Conte e l’ex sottosegretario Paolo Del Mese) in quanto i loro fascicoli sono passati sotto il nome di “Dossier Salerno”. Mistero dei misteri, anche in questo si distingue l’opera dei tre S.S. <SISMI, SISDE e CESIS>. Si apre ufficialmente il gallo dei servizi segreti ed in rapida successione vengono sostituiti tutti i vertici: Gaetano Marino al posto di Domenico Salazar al SISDE, Sergio Siracusa la posto di Cesare Pucci al SISMI e Umberto Pierantoni al posto di Giuseppe Tavormina al CESIS”” (fonte A dieci anni da tangentopoli – Loffredo Editore – 2004).

In pratica, prima di tutti, Maroni scoprì la pentola m quello che in essa bolliva travolse sia Lui che il 1° governo Berlusconi; il vaso di Pandora non poteva e non doveva essere svuotato; gli interessi e gli intrecci erano troppo compromettenti e ingarbugliati per gli stessi protagonisti. E Maroni, come la storia insegna, fece il ministro soltanto per altri cinque mesi.

A titolo di curiosità aggiungo che del Dossier Salerno, con i nomi di Conte e Del Mese, non si è mai saputo più nulla; e forse non servivano più alla luce della precipitosa e inarrestabile caduta dei due della politica salernitana dell’epoca sotto i colpi della magistratura.

 

 

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