P.A.: donne in netta maggioranza … è il momento delle “quote azzurre ?”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ormai è un dato più che acquisito, nella pubblica amministrazione le donne sono in netta maggioranza rispetto agli uomini; e se in questa reale situazione c’entrano poche e niente le famigerate “quote rosa”, c’è già qualcuno che invoca l’attivazione delle “quote azzurre” in difesa dei maschietti nei confronti delle femminucce.

Il conteggio numerico, più che una statistica, è stato recentemente pubblicato dalla Ragioneria Generale dello Stato che fissa in 3.240.772 l’enorme platea dei dipendenti pubblici.

Di questi ben 1.906.505 sono donne e il rimanente 1.334.267 sono uomini; con una differenza pari a 572.238 tra la maggioranza al femminile rispetto alla minoranza maschile.

Lo studio della Ragioneria Generale dello Stato tiene conto di una larga fascia di età che va di 18-19 anni fino ad oltre i 68.

Ebbene, tranne che per le fasce 18-24 anni e quella oltre i 68, le donne sono sempre in netto vantaggio rispetto agli uomini. La differenza più significativa si registra nella fascia di età compresa tra i 55 e i 59 anni con 409.456 donne e 254.892 uomini.

Resistono i poveri vecchietti nella fascia ultra 68 anni con 2.495 contro 1.288 vecchiette; ma si sa, l’amore per la famiglia è più femminile che maschile, e quindi le donne cercano di ritornare prima in famiglia.

Ma gli uomini vincono anche nella fascia fino a 19 anni con 1.126 presenze contro le 583 delle donne; dato che continua ad essere a vantaggio dei maschi nella fascia tra i 20-24 anni con 27.548 presenze contro 14.072 donne.

Tutto il resto, fasce da 25 a 67 anni, è appannaggio molto netto delle donne.

Lo studio della Ragioneria Generale dello Stato non si inoltra più di tanto nell’analisi del perché dopo decenni di dominio maschile si è arrivati al netto vantaggio delle donne “anche” nella pubblica amministrazione; enuncia soltanto il dato che il vantaggio è maturato grazie ad alcune specifiche professioni che vengono raggiunte soltanto grazie allo studio ed alla tenacia nella ricerca di un lavoro importante in un mondo sociale che si attesta sempre di più verso livelli di mediocrità. Tra le professioni più ambite dalle donne ci sono la medicina e la magistratura in aggiunta alla quota residuale della “insegnante” (la famosa maestra) che era nell’immediato secondo dopo guerra l’unica professione a forte percentuale femminile.

Questo studio dimostra, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che la donna in genere deve superare il paravento delle “quote rosa” che per molti sono un abominio e lanciarsi sempre di più nell’affermazione delle singole qualità caratteriali e professionali per affermarsi definitivamente anche in “politica” dove sembra che senza le forzate riserve di posti non ci sia alcuna possibilità di successo.

E i maschietti ? Per loro il destino futuro non è molto “roseo”, e in tanti già pensano all’attivazione di specifiche e particolari “quote azzurre” per cercare di limitare il gap  numerico  nella pubblica amministrazione.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *