SALERNO – LA CITTA’ IN VENDITA CHE NESSUNO VUOLE COMPRARE

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – Il Consiglio Comunale dovrà ratificare, domani 12/12, le variazioni al Bilancio di Previsione 2022 deliberate dalla Giunta nel rispetto delle disposizioni dell’art. 175 del Testo Unico Enti Locali. Secondo la Legge, il Bilancio può essere modificato, anche più volte nell’anno, ma non oltre la data del 30/11, a seguito di scostamenti significativi tra le entrate/spese programmate e quelle effettive, per poter affrontare con la necessaria flessibilità eventuali situazioni straordinarie. Le rettifiche da approvare sono tre, l’ultima del 28/11 scorso, e hanno l’effetto di incrementare le Entrate per € 16,6milioni e le Spese per € 19,6m. (fonte: Comune). Nelle prime, oltre a importi minori per contributi statali, recuperi su tributi e maggiori interessi attivi, sono di rilievo gli aumenti delle voci extra-tributarie, per € 7,9m., e degli utili dalle società partecipate, per € 2,9m.. Tra le maggiori spese, sono consistenti quelle per i dipendenti, € 1,2m., per acquisti di beni e servizi, € 7,8m., e per investimenti fissi, € 9,6m.. Premesso che sono certamente comprensibili gli aumenti per stipendi e forniture di luce/gas, una riflessione può essere fatta sulle altre voci per approfondirne natura ed effetti. In primo luogo, sembra del tutto logico collegare le entrate extra-tributarie di € 7,9m. alle spese per investimenti fissi in quanto, da notizie di stampa, esse sarebbero conseguenti alla chiusura di un lungo contenzioso per oneri di concessione omessi (fonte: Cronache) e, per Legge, sono utilizzabili solo per le infrastrutture e le opere di urbanizzazione ordinaria e straordinaria (fonte: Legge n. 8 del 28/02/20). Sui maggiori dividendi delle partecipate, invece, sarebbe necessario qualche chiarimento. Perché, nei Residui Attivi di fine 2021 erano presenti utili da incassare per € 4milioni e questo importo risulta registrato e dettagliato nel Bilancio di Previsione (fonte: Relazione Preventivo, pag. 17). Così, mancherebbero le fonti della variazione prospettata. Salvo errore, ovviamente. In ogni caso, appare indubbio che le modifiche da fare siano poco utili agli equilibri finanziari dell’Ente, oberato dall’ormai noto disavanzo di 169,9milioni di euro e impegnato nella definizione di un credibile piano di rientro in applicazione del decreto Aiuti. Anzi, possono addirittura creare altri problemi visto che le spese, in specie per dipendenti e forniture, sono sicuramente da sostenere mentre le entrate si realizzeranno solo se chi deve pagare onorerà il suo debito. Questo, in verità, appare davvero difficile, con la crisi che c’è. Infatti, al 31/07 scorso, in occasione della verifica degli equilibri di Bilancio, risultavano incassati per i primi quattro Titoli delle Entrate € 112,8milioni a fronte di una previsione di € 412,9m., cioè appena il 27,3%, salvo errore (fonte: Verifica Equilibri, pag. 11). C’è da essere molto preoccupati delle conseguenze. E, non sarebbe meno preoccupante se gli incassi programmati fossero stati quantificati con eccessivo ‘ottimismo’, perché si toglierebbe qualsiasi credibilità alla funzione di previsione trasformandola in esercitazione contabile priva di concretezza. E’ una considerazione ovvia. Del resto, è agevole fare ipotesi, più complicato è trasformarle in risultati.

In tutto questo, si legge pure che la gara per la vendita dei beni del Patrimonio per 27milioni di euro, scaduta il giorno 2 scorso, è andata deserta, come quella precedente (fonte: ilMattino). Così, degli incassi da alienazioni quantificati nel Bilancio di Previsione per € 11milioni saranno recuperate solo alcune briciole visto che, alla data della verifica già citata del 31/07, le vendite immobiliari avevano generato introiti per € 383.299,79 (fonte: cit., pag. 19). Inezia, è dir poco. Appare lecito pensare che anche questa voce avrebbe meritato una modifica, ma al ribasso. L’aver fissato la scadenza della gara in una data successiva al 30/11, ha tolto dall’imbarazzo. Adesso, resta solo da attendere la chiusura dell’esercizio, per conoscere la realtà della nostra condizione.

Comunque, in presenza del negativo risultato della gara, sono stati immediatamente confermati gli sforzi volti a ‘valorizzare’ il Patrimonio (fonte: ilMattino). Ovviamene, valorizzare è sinonimo di ‘vendere’, non di accrescere le utilità per i cittadini con una gestione mirata delle ‘loro’ ricchezze. E, chissà, potrà essere anche sinonimo di ‘svendere’, se si abbasseranno i valori dei beni per ‘solleticare’ la domanda. Ma, su questo argomento, c’è da aggiungere dell’altro.

L’elenco del Patrimonio Disponibile è stato aggiornato con le delibere di Giunta n. 254 del 19/07 e di Consiglio n. 23 del 26/07. La tabella, non consultabile sull’Albo Pretorio (!), ma rinvenuta nello storico, espone 61 cespiti per un valore di € 13,3milioni, oltre a 4 aree cosiddette Prog, cioè quelle da riqualificare, per ulteriori € 31,4m.. In totale, quindi, si potrebbero incassare € 44,7m.. Tuttavia, l’esperienza delle gare più volte deserte per le aree del campo Volpe e della foce Irno, che da sole valgono € 25,5m., oltre la metà del tutto, non lascia ben sperare perché è già successo che sia stato necessario applicare ribassi fino al 40% (fonte: DUP). E’ evidente, quindi, che la riduzione dei valori consentirebbe solo di intaccare il debito dell’Ente, non di risolverlo. Ciò posto, stupisce che nell’elenco 2022 ci siano beni da sottoporre a finali verifiche/valutazioni che già sono stati messi in vendita a fine 2021, con esito positivo, mediante procedura di somma urgenza. Si tratta, in particolare, di un’area ex-demanio su via Clark (fonte: l’Ora) e del terreno prossimo al Lido la Conchiglia (fonte: Salernonotizie). Adesso, sono di nuovo in vendita? Ci sono, poi, da verificare le alienazioni dell’ex Museo del Falso (fonte: laCittà) e del fabbricato di via Rafastia, valutato € 9,8milioni e venduto, sembra, per € 6,3m., a seguito degli interventi da parte della Soprintendenza. Forse, si dovrebbe fare chiarezza anche su questo, Lunedì, e, magari, pure chiarire il motivo della presenza di altri beni in un prospetto del 2018, pure allegato alle delibere di Luglio, e quello dell’assenza delle prescritte tabelle dei beni da alienare nel Documento Unico di Programmazione, elaborato preliminare al Bilancio di Previsione. In verità, non è facile comprendere tutto.

A questo punto, l’unica certezza ‘certa’ è che il compito di risanare l’Ente resta stabilmente attribuito alle tasche dei cittadini, già chiamate a sostenere incrementi fino a oltre il 50% e prossime a dover affrontare l’aumento dell’addizionale Irpef, nel 2023. Salvo peggio, visto che è ancora in corso il confronto con il Governo per il decreto Aiuti. Chissà che tutto questo non sia il motivo del disinteresse nei confronti della Città.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 10/12/2022

 

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