GLI EFFETTI SUL CUORE DI ALCUNI FARMACI PER L’ALZHEIMER

da Dr. Alberto Di Muria
Padula- Gli inibitori della acetilcolinesterasi, quali il donepezil, la galantamina e la rivastigmina, sono gli unici farmaci, assieme alla memantina, un antagonista del recettore del glutammato, che hanno ottenuto l’indicazione per il trattamento sintomatico della malattia di Alzheimer, ma sono in realtà impiegati anche per trattare altri tipi di demenza. Essi agiscono bloccando reversibilmente l’attività dell’acetilcolinesterasi, enzima deputato alla rapida metabolizzazione dell’acetilcolina, aumentando così i livelli centrali del neurotrasmettitore.
Gli effetti avversi più spesso riportati sono diarrea, nausea, vomito e più raramente effetti cardiovascolari. In particolare, è stato evidenziato come l’inizio di una terapia con inibitori della acetilcolinesterasi sia associato a un raddoppio del rischio di ospedalizzazione per bradicardia, cioè di un battito cardiaco molto lento e irregolare, in genere al di sotto delle 60 pulsazioni al minuto.
Questa cardiotossicità è spesso poco considerata dai clinici tanto che nel 50% dei pazienti ricoverati per bradicardia tale terapia viene nuovamente prescritta, ma. In questi casi, il paziente può andare incontro a serie conseguenze.
A questo proposito bisogna comunque ricordare che la bradiaritmia può essere transitoria e un controllo elettrocardiografico può non rilevarla. In effetti, non è ancora chiaro quale sia la percentuale di bradicardia o sincope da inibitori della acetilcolinesterasi nella pratica clinica quotidiana. Dobbiamo ricordarci che i pazienti con demenza hanno un’elevata prevalenza di instabilità neurocardiovascolare, che può manifestarsi con bradiaritmia, sindrome vasovagale, caratterizzata da una diminuzione improvvisa della pressione arteriosa e da un rallentamento della frequenza cardiaca, ipotensione ortostatica, sintomo che si verifica quando la pressione arteriosa sanguigna si abbassa repentinamente passando dalla posizione sdraiata o seduta alla posizione eretta, e ipotensione post prandiale.
Inoltre, secondo alcuni autori, l’uso di inibitori della acetilcolinesterasi, oltre che alla bradicardia, sarebbe associato nei pazienti anziani con demenza a un incremento di incidenza di sincope, impianto di pacemaker e frattura del femore.
Tutto ciò è dovuto al fatto che gli inibitori della acetilcolinesterasi svolgono il loro effetto farmacologico, anche a livello cardiaco, amplificando e prolungando la risposta all’acetilcolina. I recettori di questo trasmettitore sono presenti in gran numero nel tessuto di conduzione del miocardio, e sono responsabili della risposta cardiaca di tipo cronotropo negativo, cioè di riduzione della frequenza cardiaca, e dromotropo negativo, con una riduzione della contrazione delle fibre cardiache.

 

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