DI LASCIO: spegnere i ripetitori dei cellulari ovvero … la zoppicante giustizia di Lagonegro

 

Aldo Bianchini

Dott.ssa Maria Di Lascio (sindaca di Lagonegro)

LAGONEGRO – “Risulta altresì il ricorso a ritorsionimezzi fraudolenti per condizionare la libertà di opinione politica da parte della Di Lascio in favore del Piro. Risulta infatti messa in atto in occasione delle recenti elezioni politiche una vera e propria artificiosa creazione di un disservizio al fine di intervenire per risolverlo e accreditarsi nei confronti della comunità come abili risolutori di qualsiasi inconveniente e in ultima analisi come ottimi amministratori”; si legge nell’ordinanza firmata dal gip Antonello Amodeo, così scrive “Il fatto quotidiano.it” nell’edizione del 7 ottobre 2022, appena qualche minuto dopo gli arresti.

Se davvero tutto questo rispondesse al vero ci sarebbe d chiedersi perché mai la Di Lascio non solo è andata ai domiciliari ma, addirittura, è stata liberata dopo appena 20 giorni dal suo arresto. Ripeto e aggiungo, se davvero tutto questo fosse vero, la Di Lascio dovrebbe essere in una buia cella (niente a che vedere con le cellule telefoniche che voleva spegnere) la cui chiave, come si suol dire, dovrebbe essere buttata.

Ma io, prima da semplice cittadino e poi anche da giornalista, ho il diritto (più che il dovere !!) di pensarla esattamente in maniera contraria ed a credere fortemente nell’assoluta innocenza, almeno per i capi di accusa più gravi, della malcapitata dott.ssa Maria Di Lascio (sindaca di Lagonegro che, ovviamente, non conosco e non ho mai incontrato).

E, pur non avendo un obbligo specifico e/o speciale, cerco anche di motivare questa mia riflessione che discende semplicemente dal mio ostinato convincimento nell’innocenza di qualsiasi indagato fino a sentenza passata in giudicato, che è uno dei cardini dello stato di diritto di ognuno di noi.

Parafrasando tutto ciò che in questi giorni va dicendo il dr. Carlo Nordio (ex magistrato e ministro della giustizia in carica) in merito alle insinuanti e forzate “veline” (che non si sa come fanno ad uscire dai fascicoli dei pubblici ministeri per finire sui giornali accreditati) che la storica e scaltra “gelida manina” sgancia nell’ottica di un gioco politico-giudiziario che non ha eguali in altri Paesi, mi viene spontaneo esternare alcune riflessioni sull’emblematica vicenda:

  • 1^ riflessione: la data di pubblicazione dell’articolo è quella del 7 ottobre 2022, cioè la stessa data degli arresti; nulla di strano se un giornale online, dopo qualche minuto, riesce a pubblicare la notizia (ricordiamo che il fatto quotidiano esce anche in edizione web) dei clamorosi arresti. Il problema nasce perché in quell’articolo viene pubblicato qualcosa di unico e veramente speciale: “Il blocco della rete dei cellulari della zona”;
  • 2^ riflessione: messo che la data dell’arresto è fissata all’alba del 7 ottobre bisogna ritenere che dopo pochi secondi il giornale ha ricevuto l’ordinanza composta da ben 375 pagine (tre buoni libri) che un solerte giornalista non solo ha letto attentamente in pochi minuti, ma che è riuscito anche ad estrapolare dalla stessa una degli elementi più importanti, tanto da generare subito il titolo ad effetto “Basilicata, la sindaca di Lagonegro ai domiciliari: “Chiese di spegnere i ripetitori dei cellulari in campagna elettorale”;
  • 3^ riflessione: faccio il giornalista di cronaca giudiziaria da circa quarant’anni e confesso che innanzitutto mai mi è capitato di ricevere un’ordinanza così corposa dopo pochi secondi dagli arresti; e soprattutto dichiaro di non essere assolutamente in grado (ma i giornalisti del Fatto sono dei mostri !!) di spulciare 375 pagine per scoprire l’attentato alla libertà personale di opinione di migliaia di cittadini che utilizzano i cellulari. Se quel signore che mi spedisce l’ordinanza non mi segnala i passaggi più importanti, con il cavolo che riuscirei a fare quel titolo.
  • 4^ riflessione: a meno di non pensare che l’ordinanza mi sia stata spedita nei giorni precedenti; nel caso specifico, difatti, tra la firma del GIP e l’esecuzione dell’ordinanza passano esattamente 5 giorni.

Allora, al di là delle personali, ma presunte, responsabilità penale della sindaca e dei suoi 35 sodali il fatto che merge dalla vicenda lagonegrese è di una gravità assoluta per lo stato di diritto di ognuno di noi.

Il lavoro che il ministro Carlo Nordio ha di fronte a se è veramente difficilissimo ed è direttamente collegato al nocciolo della questione: “da riformare è l’ufficio del PM” e non la magistratura ovvero la giustizia che in generale funziona abbastanza bene.

 

 

 

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