«Sei pezzi facili»: alla scoperta del teatro di Mattia Torre

da Vincenzo Mele (giornalista)

Paolo Sorrentino

Per sei sabati consecutivi su Rai 3 alle 22.00, sono stati mandati in onda sei piéce teatrali scritte da Mattia Torre, celeberrimo regista, tra gli autori e ideatori della serie «Boris», scomparso nel 2019 e premiato postumo nel 2021 ai David di Donatello per la Miglior sceneggiatura originale per il film «Figli».
Le piéce sono state riadattate per la Rai con il programma dal titolo «Sei pezzi facili» grazie all’estro di Paolo Sorrentino e sono un omaggio al teatro di Mattia Torre ed un autentico atto di affetto nei confronti del regista.
Le opere sono state messe in scena a Roma da grandi attori e colleghi vicini al regista romano, in particolar modo Valerio Aprea, nella quale interpretava uno dei tre sceneggiatori presenti nella serie «Boris».
«Gola» – La prima messinscena mandata in onda su Rai 3 Sabato 12 Novembre, ha visto come protagonista Valerio Aprea, inseparabile collega di Mattia Torre, raccontare attraverso un monologo il rapporto morboso tra gli italiani e il cibo: un monologo spietato ed esilarante, che fotografa un paese in balìa di una fame atavica, votato inesorabilmente al raggiro, alla menzogna, al disperato inseguimento di un lusso sfrenato e delirante. Tra rabbia e ironia, il testo stigmatizza l’indifferenza di cui l’Italia è capace, e che a tavola, davanti a sontuose portate, trova la sua massima espressione, il suo luogo ideale.

«Migliore» – Messa in onda Sabato 19 Novembre su Rai 3, Valerio Mastandrea mette in scena la storia a tratti kafkiana, e di verghiana memoria, di Alfredo Beaumont, un uomo che dopo essere stato assolto per un incidente da lui causato, diventerà un uomo cinico e la società gli apre tutte le porte. Alfredo cresce professionalmente e socialmente, fino ad arrivare ai vertici sociali più alti. Un monologo comico e terribile che racconta quanto oggi i cinici si facciano largo nella società, ma soprattutto quando le persone genuine glielo permettano. Sono riflessioni a cui, in una scenografia nera ed essenziale, Valerio Mastrandrea ci invita nella sua divisa da manager e vestito impeccabile e scuro e organizzata ventiquattrore.

Geppi Cucciari

«Perfetta» – Andato in onda Sabato 26 Novembre su Rai 3, il monologo messo in scena da Geppi Cucciari, racconta un mese di vita di una donna attraverso le quattro fasi del ciclo femminile. La protagonista è una donna che affronta le sfide quotidiane, ma il suo corpo è una macchina faticosa e perfetta che la costringe ai cicli di cui la maggior parte degli uomini conosce poco o nulla.

«Qui e ora» – Andato in onda il 3 Dicembre, è una commedia che vede protagonisti Valerio Aprea e Paolo Calabresi, rispettivamente nei panni di un disoccupato e di un conduttore radiofonico coinvolti in un incidente stradale avvenuto in una strada secondaria di un’isolata periferia romana, vicina al Grande Raccordo Anulare, completamente deserta, senza passanti né case, nei campi, nel nulla. Due scooter di grossa cilindrata subito dopo l’impatto, il primo ribaltato, idealmente conficcato a terra, il secondo irriconoscibile, un disastro di lamiere ancora fumanti. A terra, a pochi metri l’uno dall’altro, due uomini sulla quarantina; il primo immobile, potrebbe essere morto, l’altro piano muove un piede, a fatica si alza. E anche il primo apre gli occhi. Avrebbero bisogno di aiuto ma non lo avranno, avrebbero bisogno di cure ma i soccorsi non arriveranno prima di un’ora e mezza. Intorno a loro, niente e nessuno e i protagonisti non faranno che altro che dare e incassare insulti e provocazioni di vario genere: due opposti antropologicamente inconciliabili, destinati ad odiarsi.

«456» – In onda su Rai 3 il 10 Dicembre, è un atto unico. I protagonisti, interpretati da Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggeri e Cristina Pellegrino, con la partecipazione straordinaria di Giordano Agrusta, sono una famiglia di un luogo impreciso del Mezzogiorno, che vive in mezzo a una valle. «456» è la storia comica e violenta di una famiglia che, isolata e chiusa, vive in mezzo a una valle oltre la quale sente l’ignoto. Padre, madre e figlio sono ignoranti, diffidenti, nervosi. Si lanciano accuse, litigano, pregano, si odiano. Tuttavia occorre una tregua perché sta arrivando un ospite inatteso che può cambiare il loro futuro, però la tregua non durerà moltissimo.
Nella piéce Torre spiega che l’Italia non è altro che una convenzione; non avendo un’unità culturale, morale, politica, l’Italia rappresenta una comunità di individui che sono semplicemente gli uni contro gli altri: per precarietà, incertezza, diffidenza e paura, per mancanza di comuni aspirazioni. È dalla famiglia che si sente l’ostilità nei confronti della società ma che contemporaneamente acquisisce alcuni suoi peggiori difetti come il cinismo, la diffidenza, la paura e l’ostilità.

«In mezzo al mare» – L’ultima piéce andata in onda su Rai 3 Sabato 17 Dicembre, vede ancora una volta protagonista Valerio Aprea in un monologo.
Tratto dall’omonimo libro, ricorda in particolare «Vite brevi di idioti» di Ermanno Cavazzoni e «America oggi» e offre angolature originali di riflessione su luoghi comuni, stereotipi, quotidianità.
La storia è ambientata in via Aurelia e vede un uomo assistere a un incidente stradale alle tre e mezzo del mattino mentre è in viaggio di ritorno da un matrimonio. A distanza di mesi, è chiamato a “spiegarsi” di fronte a un giudice. Ma testimoniare presuppone una conoscenza abbastanza precisa almeno del fatto in questione, e la cosa gli riesce alquanto difficile perché ha realizzato di non capire niente, né di sé né del mondo che lo circonda: in un’epoca in cui bisogna avere un quadro chiaro della situazione, il protagonista è in balia delle onde.

 

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