Tangentopoli (55): un viaggio all’indietro, comincia l’anno orribile … il 1993

 

Aldo Bianchini

Ing. Raffaele Galdi

SALERNO – Siamo arrivati al 55° capitolo del racconto della lunga e tragica vicenda giudiziaria passata alla storia come “mani pulite” o, meglio ancora, come “tangentopoli” che per quanto riguarda Salerno e la sua provincia era cominciata nella livida mattina del 16 aprile 1992 con il sequestro degli studi tecnici unificati degli ingegneri Franco Amatucci e Raffele Galdi (deceduti rispettivamente il 9 dic. 2001 e il 29 ago. 1998) che all’epoca erano i due tecnici di riferimento del ministro per le ree urbane Carmelo Conte.

Amatucci e Galdi che l’opinione pubblica definì come “i due compassi d’oro” e che per la feroce campagna stampa pagarono, in nome di tutti gli altri tecnici beneficiati dal P.S.I., un prezzo altissimo per presunte responsabilità che, in buona parte, erano state inventate ad hoc ed alle loro figure indebolite dalle congiure intestine (ordine degli ingegneri, opposizione politica contro il ministro, tecnici che gravitano nel cerchio magico contiano e sete di giustizialismo giudiziario) appiccicate da una sapiente strategia politico-giudiziaria-giornalistica-tecnica che Carmelo Conte definì come “la campagna dei quattro cantoni” (fonte “Sasso o Coltello” di Carmelo Conte, libro edito nel 1994), una campagna pilotata dalla sapiente regia di Pasquale Nonno, mitico e storico direttore de Il Mattino.

Fin dal primo capitolo di questa storia abbiamo iniziato un “viaggio all’indietro” per ricostruire, punto su punto, le tappe di una triste vicenda che portarono al traguardo dell’abbattimento della politica locale (ma anche quella nazionale) tra centinaia di avvisi di garanzia, perquisizioni a tappeto, tintinnii di manette, clamorosi arresti e processi finiti spesso con inattese assoluzioni.

Ing. Franco Amatucci

Il viaggio all’indietro di trenta anni sarà interessante ed inquietante per chi non c’era e non sa; mentre per chi c’era e sa, pur facendo finta di non sapere, sarà un viaggio a tratti sgradevole e forse doloroso. A cominciare da quella marea di circa 240 tecnici (architetti, ingegneri e geometri) che munsero la “vacca socialista” fino all’inverosimile e che nel corso di questi ultimi trent’anni si sono ben nascosti dietro le presunte responsabilità di Amatucci e Galdi che la storia cerca affannosamente di ricordare come gli unici eventuali responsabili della rovinosa caduta del famoso “laboratorio politico e di sinistra”; un laboratorio che fece lievitare fino al 33% i consensi elettorali nei confronti del P.S.I. salernitano.

Nel precedente capitolo ho raccontato l’evento bomba che, in un certo senso, chiuse l’anno 1992 con la richiesta di autorizzazione a procedere a carico del ministro in carica Carmelo Conte; era il 20 dicembre e tutto lasciava pensare che la tangentopoli avesse toccato il suo apice e che si avviasse verso una logica conclusione, con qualche processo ancora da celebrare e nulla più.

Niente di più sbagliato, il 1992 fu solo l’anno del prologo a tutto quello che sarebbe accaduto nel successivo 1993 rimasto nella stori come “l’annus horribilis” della tangentopoli salernitana.

Difatti sarà sufficiente attendere il 15 gennaio per registrare il primo clamoroso arresto di quel nuovo anno.

 

 

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