Antonio Capone: 45 anni dopo la storica impresa sportiva nella “Scala del calcio” … Brera sulla Gazzetta titolò “Undici polli e un Cap (p) one”

 

Aldo Bianchini

L'allora giovanissimo calciatore Antonio Capone, ai tempi del Napoli

SALERNO – Come oggi, 22 gennaio 2023, era domenica anche quella del 22 gennaio 1978, quarantacinque anni fa, quando un giovane venticinquenne calciatore salernitano, Antonio Capone anno di nascita 1953, mostrò al mondo intero di che pasta era fatta la sua classe calcistica.

Era di domenica, dicevo, quella giornata del 22 gennaio 1978 quando sul prato verde di San Siro (Milano) scesero il Milan e il Napoli che schierava tra gli altri anche il giovane Antonio Capone.

Il Milan allenato da Nils Erik Liedholm (1922/2007) era terzo in classifica ed ambiva a raggiungere la Juventus posizionata qualche punto più avanti; le due squadre si presentarono con le seguenti formazioni:

  • Milan con Albertosi, Collovati, Maldera. Morini, Bet, Turone (46° Boldini). Tosetto, Capello, Calloni, Rivera e Buriani;
  • Napoli con Mattolini, Bruscolotti, La Palma. Valente (44° Massa), Ferrario, Stanzione. Vinazzani, Juliano, Savoldi, Restelli e Capone.
  • I duelli: uomo contro uomo, che si susseguirono durante la partita : Collovati–Capone, Morini–Restelli, Bet–Savoldi, Maldera–Juliano, La Palma–Buriani, Valente–Capello, Vinazzani–Rivera, Bruscolotti–Tosetto, Ferrario–Calloni.

Altri tempi, qualcuno dirà; certamente che erano altri tempi, ma erano anche tempi in cui molti calciatori evidenziavano, più di oggi, estro – fantasia e qualità.

Ed in questo Antonio Capone sicuramente non era secondo a nessuno; sempre la Gazzetta scrive qualche anno dopo: “Capace di dribbling ubriacanti e dotato di uno scatto bruciante, riuscì in quel campionato 1977 -1978 a togliere il posto in squadra ad un mostro sacro come Luciano Chiarugi. In seguito però non riuscì a ripetere le medesime prestazioni, cosicché la sua carriera scese pian piano verso le serie minori. Sia come sia, quel giorno fece letteralmente ammattire la difesa rossonera, tanto che, Nils Liedholm  (tecnico del Milan)  fu costretto (inutilmente) a cambiargli per ben tre volte la marcatura (allora tutte le squadre difendevano rigorosamente ad uomo)”.

Una recente immagine di Antonio Capone; vive nel quartiere Torrione di Salerno

La partita la vinse il Napoli per 1-0 su calcio di rigore: “Il Milan, complice un’accorta tattica di contenimento da parte degli azzurri, incontra molte difficoltà a trovare spazi, ed è quindi costretto a far avanzare i difensori, esponendosi alle scorribande contropiedistiche dell’ indiavolato Capone. Al 52° infatti, Morini non riesce proprio a trattenerlo in area e lo strattona irregolarmente. L’ evidente rigore viene trasformato con qualche brivido da Savoldi. Il pallone, calciato con violenza da Beppe – gol colpisce prima la parte inferiore del palo e poi termina in fondo al sacco per il definitivo 0 -1”.

Da quella storica impresa del Napoli sul terreno di San Siro sono passati ben 45 anni , ma è vivo in tutti il ricordo del titolo che la Gazzetta dello Sport, a firma di Gianni Brera, pubblicò lunedì 23 gennaio 1978 “Undici polli ed un Cap (p) one”.

Ho ricordato quella partita storica in quanto in questi giorni Il Mattino (ediz. 30.12.22) ha riportato alla mente degli sportivi e dei tifosi, con un articolo a firma di Angelo Carotenuto “Brera, Palumbo e le disfide del giornalismo” alcuni grandi episodi, in lessico giornalistico, legati al calcio nazionale, a partire dal “libero” di Nereo Rocco al “catenaccio” di Helenio Herrera in un patrimonio genetico giunto fino al “triplete” di José Mário dos Santos Mourinho Félix, passando con facilità dalle “radici calcistiche” di Luís Vinícius de Menezes alla fantastica “esperienza” di Maurizio Sarri senza dimenticare la “lezione” di Arrigo Sacchi; senza dimenticare la famosa e/o famigerata affermazione di Gianni Brera sul gioco del Calcio Napoli “Il suo gioco è olandese quanto la mozzarella” (Guerino nel 1976).

Ebbene in questa ricostruzione è strano che il più prestigioso quotidiano del Sud abbia dimenticato l’episodio che, forse, più di tutti gli altri ha scosso fin dalle fondamenta il noto antimeridionalismo di Brera, costringendolo a bacchettare pesantemente una delle due squadre meneghine; e questo grazie a quel giovane calciatore che domenica 22 gennaio 1978 scrisse una bellissima pagina di sport proprio lì alla Scala del calcio internazionale.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *