VALLO di DIANO (36): un territorio destinato a morire ?

 

Aldo Bianchini

Prof. Rocco Cimino (scrittore-storico)

VALLO di DIANO – L’area interna, denominata Vallo di Diano, è destinata a morire ? La risposta non è facile anche se la domanda non può e non deve essere presa sottogamba.

Ha cercato di dare una risposta un illustre cittadino valdianese Rocco Cimino (docente – scrittore – poeta) che, con una lunga lettera aperta inviata il 9 gennaio 2023 al giornale online Ondanews.it, ha sviscerato antichi ed attuali problemi, offrendo anche delle soluzioni più o meno compatibili con le potenzialità di rinascita e di crescita di una zona vasta che ormai si presenta quasi spogliata delle sue principali strutture pubbliche (leggasi “tribunale”) a tutto vantaggio di quella miriade di enti destinati a distribuire posti e prebende a politici e grandi elettori.

Da par suo, Rocco Cimino, ha toccato argomenti come l’ambiente, la fauna, la flora e le attrazioni paesaggistiche che dovranno essere rispolverate e rilanciate anche facendo uso delle tecnologie all’avanguardia ed al passo con i tempi.

  • Il Vallo di Diano un tempo era un territorio ameno, incontaminato, la maggioranza della popolazione era dedita all’agricoltura, all’allevamento ovino, bovino, non mancavano industrie di notevole interesse come del tabacco, della lana, della lavorazione della pietra, del legname … Famosi personaggi storici hanno attraversato il nostro territorio: Annibale, Alarico, Giuseppe Garibaldi, Carlo V di Spagna. Teatro, inoltre, di battaglie famose tra cui va ricordata quella tra Spartaco e P. Cornelio Silla …”.

E poi Cimino si lascia andare a riflessioni molto condivisibili, anche perché passate alla storia; ed indica nel periodo 1970 – 2000 (io avrei tolto anche gli anni ’90) il periodo di maggior splendore prima che il declino prendesse il sopravvento.

Secondo Cimino bisognerebbe puntare su un’agricoltura di qualità, sul turismo religioso – artistico – culturale e paesaggistico non trascurando la maggiore diffusione dei prodotti enogastronomici locali, per arrivare al ripristino della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro; finalizzando il tutto al contenimento, per non dire eliminazione, del fenomeno legato alla fuga dei giovani cervelli dal territorio.

Condivisibili, ripeto, le indicazioni di Cimino che, però, non affonda il colpo e si ferma prudentemente in superficie; non dice che dovrebbero esserci  donne-uomini e politici in grado di pensare al bene comune trascurando quel “tengo famiglia” che in questi ultimi tempi ha segnatamente colpito istituzioni e comuni valdianesi. Come dire, per parafrasare il celebre discorso di Pericle agli Ateniesi, che “qualsiasi politico valdianese si dovrebbe occupare soltanto dei pubblici affari e non di risolvere le sue questioni private e/o familiari”.

Mancano soprattutto giovani validi, capaci e decisamente disposti alla rinuncia delle ambizioni personali per lasciare il passo ad una progettualità nuova – efficiente e moderna; ma i pochi giovani esistenti con queste caratteristiche o si arrendono subito oppure vanno via.

Giovani comunque vittime di una incredibile ed insuperabile parcellizzazione del potere istituzionale locale sempre nelle mani degli stessi personaggi che pur essendo da oltre trent’anni al potere vengono puntualmente scelti e rivotati dalla gente comune.

 

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