SALERNO – PIANO DI RIENTRO: PER L’ADDIZIONALE IRPEF, E’ LA SOMMA CHE FA IL TOTALE

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – L’aumento dell’addizionale Irpef occupa il primo posto tra le voci delle maggiori Entrate destinate al ripiano del Disavanzo di € 169,9milioni. Lo prevede espressamente la Legge n. 50/2022, decreto Aiuti, sul riordino finanziario delle Province, Città Metropolitane e Comuni (fonte: art. 43, cc. 1-2). L’aliquota è salita allo 0,9% per il corrente anno e diventerà dell’1,1% a partire dal prossimo. Poiché il Comune l’applica in misura fissa, non secondo gli scaglioni di reddito stabiliti per l’imposta principale, la quota dovuta si può calcolare agevolmente con una semplice moltiplicazione. Ad esempio, il percettore di un reddito lordo di € 28.000 pagherà, per quest’anno, € 252 (ex € 224) e € 308 dal prossimo. Salvo aumenti resi necessari da un insoddisfacente andamento degli incassi rispetto al piano sottoscritto (fonte: contratto, art. 4/c). E, fino a qua, ci siamo. Ma, c’è dell’altro.

A partire da Gennaio, anche la Regione Campania ha deciso di aumentare la propria quota di addizionale Irpef, non per aver sottoscritto un contratto con il Governo, ma per effetto dell’autonomia impositiva prevista dal famoso Titolo V della Costituzione di cui molto si parla (fonte: MEF, tabella aliquote). Le percentuali sono state differenziate per scaglioni secondo la seguente scaletta: 1,73% fino a € 15.000; 2,96% da € 15.000 a € 28.000; 3,20% da € 28.000 a € 50.000; 3,33% (massimo consentito dalla Legge) oltre € 50.000. In pratica, facendo un piccolo calcolo, qui omesso per semplicità, l’addizionale Regionale per il reddito di € 28.000 è pari, oggi, a € 644,30 rispetto ai precedenti € 389,90 (+ € 254,40). Una crescita del 65%. Non è poco.

Ovviamente, un cittadino salernitano deve pagare entrambe le addizionali e, poiché è la somma che fa il totale, come diceva Totò, sempre per il reddito di € 28.000, l’esborso sarà pari a € 896,30 per quest’anno (+ € 282,40), e salirà dal prossimo a € 952,30 (+ € 338,40). In definitiva, il netto annuo, con coniuge a carico e due figli, diviene pari a circa € 21.000, circa € 20.800 dal 2024, imponendo ulteriori sacrifici in presenza di una inflazione già pesante e degli aumenti di canoni e tariffe disposti dal Comune in applicazione del piano di rientro. Si può ben dire che è stata assorbita in anticipo la futura riduzione promessa dal Governo per l’Irpef nazionale.

Sulle nuove aliquote, pubblicate dalla Regione il 30/01 scorso, non si sono sentiti commenti, salvo errore. Eppure, avrebbero meritato una riflessione, sia per la loro altezza oggettiva, sia per gli scompensi introdotti rispetto alle Regioni con le quali dichiariamo di voler competere. In effetti, a parte il Lazio, le nostre aliquote non hanno rivali: la massima della Lombardia e della Toscana è dell’1,73%, cioè la minima nostra, quella della Liguria del 2,33%, quella dell’Emilia-Romagna del 2,27%, tutte a decrescere per gli scaglioni inferiori (fonte: MEF, cit.). Addirittura, la Sicilia e la Sardegna applicano l’1,23% fisso, la Calabria l’1,73% fisso. Così, il 2,96% che paga oggi un cittadino campano sullo scaglione fino a € 28.000 risulta addirittura più alto di quello pagato da un lombardo, un ligure, un emiliano o un toscano sullo scaglione da € 50.000 in su. Se i loro redditi sono già più alti rispetto ai nostri, con quelle aliquote diventano ancora più alti, non per le gabbie salariali, ma per le gabbie fiscali. Inutile fare esempi matematici. E’ evidente che ‘non c’è partita’ da giocare con realtà che già sono ben distanti per qualità della vita, noi siamo in fondo alle tabelle, per coesione sociale, per la scuola, fino alla Sanità. Secondo statistiche di alcuni giorni fa, in Campania si vive tre anni meno che al Nord; si sono spesi 3.4miliardi in dieci anni per le cure sanitarie fuori Regione per l’11,4% dei ricoverati; i tetti di spesa si esauriscono i primi giorni del mese e i livelli essenziali-lep sono al terz’ultimo posto (fonti: 24Ore, Istat, ilMattino, MinSalute). Salvo ogni errore.

Per comprendere i motivi di questa dolorosa condizione, è necessario armarsi di buona pazienza e consultare i dati del Bilancio di Previsione Regionale del 2023 (fonte: L.R. 29/12/2022 n. 19). Si legge che quest’anno l’Ente potrebbe dichiarare un Disavanzo di Amministrazione di € -3.792.684.339,62 (Preventivo, all. 8). Per chi non fosse abituato ai grandi numeri, sono ben tre miliardi e ottocento da rimborsare in quote annue di almeno € 200milioni (fonte: cit.). I debiti finanziari, poi, potrebbero raggiungere il livello di € 6,500Mld (Preventivo, pag. 29 Revisori). La loro altezza, rispetto al disavanzo, sembra confermare che negli anni siano stati disposti pagamenti oltre i limiti consentiti dall’andamento delle Entrate. Tra l’altro, le anticipazioni di liquidità della CDP, tipiche modalità di copertura delle spese urgenti e indifferibili, sarebbero pari a € 2,2Mld, salvo errore. Sono pochi dati, ma sufficienti a comprendere le condizioni finanziarie dell’Ente senza necessità di approfondire altri indicatori, a cominciare dagli importi multi-miliardari dei crediti non riscossi e degli impegni non spesi, cioè dei Residui Attivi e Passivi. In aggiunta, una situazione particolarmente inquietante emerge dal Bilancio Consolidato 2021, ultimo deliberato, cioè dal documento di sintesi comprensivo dei risultati contabili delle Società Partecipate, che denuncia la presenza di un Patrimonio Netto Complessivo NEGATIVO addirittura pari a € – 6,967Mld a fronte di un totale Attività per immobili, impianti e varie, pari a € 3,750Mld (fonte: Delibera GR 635, all. 18-19). In sostanza, sembra sia stato perso il doppio dei Beni e si vada avanti solo con i debiti che sono dichiarati pari a € 17,387Mld con interessi passivi per € 260milioni (fonte: cit., all. 20). Sono cifre immense, almeno per chi non c’è abituato. Ovviamente, non sono critiche, sono solo osservazioni contabili liberamente confutabili.

Se i cittadini debbono essere (tar)tassati, per decenni, per assicurare il rimborso dei debiti, allora potranno avere più qualità della vita solo nella prossima vita. Se ci fosse. Così, a parte i viaggi per le cure, non possono stupire le partenze di tanti cittadini, avviliti da precarierà, insufficienze, degrado, delinquenza, e mortificati sotto l’aspetto professionale, verso le aree con le quali dovremmo confrontarsi pur senza averne le forze. E, verso le quali si indirizzano pure i più giovani per studiare, per specializzarsi, per qualificarsi e, talora, anche solo per fare un giro su un ottovolante. Perché, qui, più di un’altalena non c’è. Quando pure funziona.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 01/03/2023

P.S.: la ricostruzione è avvenuta sulla base di notizie disponibili in rete. Si fa salvo ogni errore di informazione e di interpretazione.

 

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