Scuola & Sport: la barriera della vergogna … tra la Pirro e il Regina Margherita

 

Aldo Bianchini

La mostruosa barriera nel degrado assoluto; altro che progetto Edugreen

SALERNO – Tiene ancora banco la polemica della “barriera” nel cortile tra il liceo Regina Margherita e la scuola media Pirro; una orrenda barriera abbattuta qualche giorno fa dal maltempo fortunatamente di notte e, quindi, senza alcun rischio per le diverse centinaia di studenti che frequentano le medie e il magistrale.

Ho appreso dell’esistenza di un muro-barriera eretto non so da quale scellerato amministratore (istituzionale e/o politico, ovvero amministratori comunali e provinciali nonchè dirigenti e tecnici dei rispettivi istituti scolastici) che con la sua decisione di pochi mesi fa ha sferrato un cazzotto durissimo alla storia di quella splendida struttura che è stata, per decenni, il fiore di una città in crescita al tempo del famoso “miracolo economico” che portò tutto il Paese a poca distanza dalla Luna tra gli anni ’50 e gli anni ’60 che sono già stati incorniciati dalla storia. Altro che progetto Edugreen che sarebbe stato autorizzato dallo stesso Comune, cose veramente da ridere se non fossero tragiche. Insomma una sorta di “Muro di Berlino” autorizzato in pieno 2022, non ci riesco  credere.

Chi ha adottato quella scellerata decisione dovrebbe vergognarsi, perché già in quel momento ha dimostrato di non conoscere niente della storia della città impegnata, negli anni 50-60 ad allargare i confini tra sport e scuola che in quel periodo, più che mai, erano distanti migliaia di chilometri.

Ebbene in quel deserto globale la palestra del magistrale, ovvero lo spazio aperto inopinatamente chiamato oggi cortile, rappresentava l’unico trait d’union tra la scuola (di ogni ordine e grado) e lo sport che migliaia di scolari e di studenti avevano il sacrosanto diritto di praticare aggregandosi tra loro e da tutte le scuole di Salerno.

Quello spazio era arricchito da una pista di salto in lungo che si trasformava anche in pista per il salto in alto, da una campo polivalente per la pallacanestro e la pallavolo, da pedane-prova per i pesisti e per i discoboli, così come una corsia per i centometristi e gli ostacolisti. Quello spazio che presto si allargò con la palestra coperta dotata di tutte le attrezzature che all’epoca facevano sognare intere generazioni di ragazzi.

Il tutto era governato, sapientemente, dal prof. Natale (docente di ginnastica del magistrale che copriva anche le allora poche esigenze della scuola media) che consentiva, con grande apertura mentale, l’aggregazione di altre rappresentanze scolastiche cittadine ed apriva i suoi battenti anche a studenti che arrivavano da lontano.

Come nel caso del grande atleta, saltatore in alto, Erminio Azzaro (marito di Sara Simeoni) che arrivava da Pisciotta; fu proprio in quello spazio (oggi vergognosamente chiamato cortile) che Erminio sotto gli occhi vigili del prof. Natale andò in scena con il suo primo salto in alto della vita; per conquistare qualche anno dopo (nel 1969) la medaglia di bronzo agli europei di Atene con la stessa misura del vincitore e del secondo, e poi  ottimo istruttore della Fidal.

Ed oggi c’è perfino qualcuno, assolutamente ignorante di quella grande storia di aggregazione, che si chiede quasi con stupore se è il caso di togliere quella barriera divisoria (che ha ridotto la palestra a cielo aperto di quegli anni storici in uno schifoso degrado non solo strutturale ma anche sociale) in quanto potrebbe essere pericolosa per la sicurezza degli studenti.

Quell’obbrobrio non va tolto, va sradicato e va ridato a quello spazio la sua giusta e antica destinazione.

Se in questa benedetta città, dove si consumano chiacchiere a iosa, c’è qualcuno in grado di prendere il toro per corna lo faccia subito, dia prima una strigliata a chi vuole ancora pensare sul da farsi e consenta come un tempo la vera aggregazione scuola-sport che fa soltanto bene a tutti.

 

 

 

 

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