Gare deserte e ritardi nell’attuazione del Pnrr: l’allarme di Federcepicostruzioni

da Remo Ferrara

(portavoce Federcepicostruzioni)

La sede salernitana della Federcepicostruzioni presieduta dall'ing. Antonio Lombardi

ROMA – Sorprende e sconcerta l’ultimo Rapporto intermedio sulle infrastrutture prioritarie della programmazione Pnrr-Pnc predisposto dal Servizio Studi della Camera dei deputati in collaborazione con l’Autorità nazionale Anticorruzione e l’Istituto di ricerca Cresme, che si è focalizzato in particolare sul fenomeno delle gare deserte finanziate con i fondi del Pnrr. – Il documento, aggiornato al 31 dicembre scorso, è stato presentato in commissione Ambiente a Montecitorio alla presenza del presidente dell’Anac Giuseppe Busia.
Negli ultimi sette mesi sono 517 le gare Pnrr andate deserte: 61 procedure si sono concluse senza esito in seguito a offerte irregolari, inammissibili, non congrue o non appropriate.
“La maggior parte di queste gare – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – ben 356, riguarda il settore dei lavori. Uno dei dati più rilevanti attiene la procedura individuata: l’affidamento sotto soglia, quella procedura cioè che dovrebbe garantire il giusto bilanciamento tra semplificazione e garanzia di concorrenza, e di conseguenza percorsi più rapidi e trasparenti. È evidente che così non è stato, ed anche sulla nuova della norma del Codice dei Contratti, che riforma l’affidamento sotto soglia, nutriamo non poche perplessità. Se si continua a predisporre bandi slegati dal contesto economico e dalla realtà, continueremo a registrare gare deserte e tante infrastrutture strategiche per il Paese rimarranno sulla carta”.
Il nuovo Codice degli appalti prevede infatti la cosiddetta “liberalizzazione sottosoglia”. Vale a dire che gli appalti fino a 5,3 milioni potranno essere affidati direttamente. Le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione.
L’Anticorruzione, nella sua ultima relazione annuale ha calcolato che nel 2021 le stazioni appaltanti italiane hanno promosso 62.812 procedure per l’assegnazione di lavori pubblici, per un controvalore di 43,4 miliardi di euro. Di queste ben 61.731 procedure, pari al 98,27% per un valore di 18,9 miliardi, relative a gare di importo inferiore a 5 milioni. Dunque, al di sotto della soglia Ue di 5,38 milioni, che è la fascia di importo entro la quale il nuovo codice appalti impone l’affidamento diretto (fino a 150mila euro) e la procedura negoziata senza bando (con 5 o 10 inviti a seconda che le opere da eseguire valgano di meno o di più di un milione)”. L’ultima formulazione del decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri, ammorbidisce il vincolo di procedere senza gara almeno per le opere di importo superiore al milione. “Ma occorre intervenire con maggiore coraggio e incisività – conclude il presidente Lombardi – sulle ragioni vere, evidenti e ben note alla base della desertificazione delle gare, tra cui l’aumento considerevole dei prezzi (+26%), il rincaro dei costi dell’energia, la riduzione delle materie prime a seguito della pandemia, la guerra in Ucraina, la mancanza di manodopera specializzata, la non convenienza alla partecipazione di gare pubbliche rispetto alla forte domanda di ristrutturazioni del privato. È necessario intensificare gli sforzi per garantire la massima trasparenza delle procedure”.
Tra le gare andare deserte, quelle per la ricostruzione all’Aquila, la ristrutturazione di un edificio dell’ospedale psichiatrico di Collemaggio (importo a base di gara 4.999.617 euro), tre dei sette lotti (30.047.068 euro in totale) per la riqualificazione degli immobili dell’Aler Bergamo-Lecco-Sondrio, 18 procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando dell’Istituto autonomo case popolari di Trapani per la riqualificazione di edifici in varie zone della città.

 

 

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