SALERNO, PIANO DI RIENTRO: CHI PAGHERA’ I DEBITI?

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – La decrescita demografica della Città è proseguita anche nel 2022. Al 31/12, i residenti sono scesi a 127.186 rispetto ai 128.136 di fine 2021 (fonte: Istat). Quindi, 950 in meno, ben 8.075 dal 2016. Un fenomeno anche nazionale, certo, ma non per questo da accettare come un destino, visti i danni che arrecherà, comunque, a livello locale. Peraltro, nel mese di Gennaio scorso, sono andati via altri 85 cittadini (fonte: Istat). Di questo passo, a fine anno, sarà raggiunto il limite dei 126.000, cioè ben 64.000 abitanti ‘sotto’ i 180.000 profetizzati anni fa. E’ un risultato molto grave per il futuro della Città anche se, purtroppo, sono ancor più gravi i danni attuali causati dai nuovi volumi edilizi che su quell’obiettivo sono stati decisi e che hanno cementificato le residue aree verdi con grattacieli ed edifici destinati non si sa bene a chi. Eppure, dovrebbe essere noto a tutti che investire nell’edilizia in una Città in decrescita non è una decisione saggia, se si investe con professionalità. Così, non sorprendono primi scheletri di strutture solo avviate, fabbricati rimasti incompiuti e qualche grattacielo completamente al buio, di sera, o con qualche lucina accesa. C’è da aggiungere che la decrescita è accompagnata dall’assenza di migrazione in entrata, mentre gli spostamenti interni di chi va ad abitare nel ‘nuovo’ liberano appartamenti ‘usati’ che spingono ancor più in basso i prezzi. Ci sarebbe da dire qualcosa sui tanti cittadini che pagano mutui per importi superiori al valore del loro immobile, ma non è questa la sede.

I dati demografici sono stai inseriti nel DUP 2023-2025, deliberato lo scorso 29/03, per giustificare con un riferimento quantitativo la programmazione dei servizi da offrire e dei costi da sostenere. Tuttavia, la tavola dei residenti riporta il totale di 130.966 al 31/12/2021, cioè 2.830 in più del dato ufficiale (fonte: DUP, pag. 11). E’ una divergenza ‘strana’, visto che l’Istat utilizza gli archivi degli Enti, ma può solo incuriosire, niente di più, considerate le modalità di ‘costruzione’ del documento che è considerato, da taluno, più fantasioso di un libro di favole, detto con rispetto. E’ utile osservare, però, che il dato Istat modifica al rialzo la quota delle entrate tributarie per abitante, € 972,19, rispetto a quella calcolata dell’Ente, € 951,19 (fonte: DUP, pag. 20). Anche per le entrate extra-tributarie, cioè fitti, multe e servizi a domanda, tra cui mensa e bus scolastico, il costo pro-capite sale a € 256,46 contro € 250,92. La lettura della tabella consente di rilevare che analoghe divergenze erano presenti pure negli anni precedenti, almeno fino al 2015. E’ un segnale da non sottovalutare, benché valido solo ai fini statistici. Ovviamente, si fa salvo ogni errore.

L’unica cosa certa, in questa situazione, è la riduzione continua dei residenti, per circa 1.000 unità per anno, in conseguenza di un andamento negativo del saldo della migrazione e di quello demografico. Il primo, come differenza tra chi è entrato e chi è uscito, ha inciso nel 2022 per circa 150 persone, mentre lo sbilancio tra neonati e deceduti è stato prossimo alle 800 unità in forza di un enorme squilibrio tra l’indice di natalità Istat, pari a 5 nati per 1000 abitanti, e quello di mortalità, pari a 12. Così, davvero non ci sono speranze, anche perché l’Istat dice pure che ci sono 150 anziani oltre i 65 anni per 100 giovani fino a 25 anni. Un disastro annunciato.

L’immagine chiara di quello che ci aspetta è offerta dalle iscrizioni scolastiche per il prossimo anno. Pochi giorni fa, è stato detto che ci saranno 401 alunni in meno nel ciclo primario, di cui 206 nelle scuole dell’infanzia, 158 in quelle di primo grado e 37 nelle medie. Quindi, ci saranno 21 classi in meno. Il numero dei più piccini dimostra che siamo davvero caduti in un gorgo dal quale non sarà facile uscire, non tanto per la riduzione delle nascite, quanto per l’emigrazione di giovani o ‘famiglie giovani’ che si trasferiscono altrove per realizzare i loro sogni di vita. Lo dice anche l’Istat: nel periodo 2016-2022, nell’ambito delle 8.075 unità perdute, sono andate via ben 7.180 cittadini nello scaglione di età tra i 19 e i 65 anni. Con loro, si sono persi anche i redditi, le tasse e i consumi. Al di là dei rapporti umani.

Nel commentare i dati, l’Assessora all’Istruzione ha sottolineando la necessità di avviare una forte politica di sostegno alle famiglie aggiungendo che, come Ente Locale, si potrebbe ridurre l’Imposta sul Reddito, Irpef, e aumentare gli assegni familiari (fonte: ilMattino). Già. Peccato che gli assegni per famiglie con figli non ci siano più, sostituiti dall’Assegno Unico Universale (fonte: INPS). Le aliquote Irpef, poi, sono di competenza del Governo centrale, salvo le addizionali Regionali e Comunali. E, peccato, ancora, che dal 1° Gennaio, il nostro Comune abbia elevato la percentuale, dallo 0,8% allo 0,9%, per portarla all’1,1% dal Gennaio prossimo. E, peccato, infine, che la percentuale Regionale, sempre dal Gennaio scorso, sia divenuta la più alta d’Italia, al punto che quella massima di un lombardo è pari alla minima di un campano (poi si parla di autonomie locali!). Questo, perché la Città deve ripianare il Disavanzo di € 169,9 milioni, mentre la Regione deve affrontare il suo del 2021, davvero ‘mostruoso’, pari a ben 4,1 MILIARDI (fonte: Bilancio). Ora, poiché per la nostra Città dobbiamo aggiungere pure i maggiori prelievi ‘su tutto’ e, tra essi, gli aumenti per mensa e trasporto scolastico, sarebbe interessante sapere dall’Assessora quali aspettative possano nutrire i giovani che dovranno pagare, fino al 2044, le conseguenze di una gestione infelice. In ogni caso, l’Assessora dovrebbe ben sapere che non sono solo i soldi a dare coraggio. Ci vogliono gli asili-nido, gli aiuti alle spese, l’assistenza, i parchi, i giochi, l’aria per l’ossigeno, il mare per lo iodio e il sole per le ossa. Ci sono? Chissà. E, poi, se pure si iniziasse oggi, dovremmo attendere i tempi della ‘natura’ per ribaltare i valori della decrescita. Così, forse sarebbe utile puntare pure sulla migrazione, rendendo la Città accogliente e produttiva. Un cosa assai difficile. E’ evidente che, in queste condizioni, saranno sempre di meno quelli che pagheranno le future rate del debito mentre, di contro, cresceranno le quote per chi resta. Forse, qualcuno sta scappando anche per questo. Vivere in una Città ai primi posti in Italia per tasse locali, non sarebbe conveniente. In verità, neppure sarebbe un primato di cui vantarsi.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 22/04/2023

P.S.: i dati riportati sono stati acquisiti da fonti diverse. Si fa salvo ogni errore.

 

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