il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

CANTILLO: Salerno lo piange troppo tardi … forse !!

 

Aldo Bianchini

Prof. Pino Cantillo

SALERNO – La morte annunciata del prof. Giuseppe Cantillo (detto Pino), era gravemente malato da tempo, ha indubbiamente colpito la città che, altrettanto indubbiamente, per decenni lo ha praticamente escluso dalla vita politica e sociale tranne brevi ripescaggi nei momenti in cui davvero qualcuno (molto pochi !!) ha cercato di riportare il notissimo “filosofo rosso” al centro della scena.

Scena dalla quale era uscito volontariamente e con grande dignità ed umiltà soltanto dopo un pio di mesi di esperienza amministrativa, come assessore, nella prima giunta deluchiana, quella venuta fuori dopo il ballottaggio del 5 dicembre 1993, un anno per certi e tanti versi da dimenticare.

Eppure era stato proprio Lui, Pino Cantillo, insieme al prof. Luigi Gravagnuolo, a costruire verso la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ’90 il “personaggio politico-mediatico” che da oltre trent’anni spazia e domina la scena politico-amministrativa locale e regionale con lampi in quella nazionale ed extra nazionale.

Pino e Gigi costruirono un programma televisivo a misura deluchiana, avevano studiato la postura e la gestualità adatte al timbro di voce e settimanalmente, per un certo periodo di tempo, quel format televisivo da me condotto andò in onda sulle frequenze di TV/Oggi. Gli inizi furono difficile ma presto, Pino e Gigi, trasformarono l’elefante imprigionato dentro una cristalleria in una velocissima gazzella che incominciava a dominare quel mondo televisivo da De Luca stesso, forse, tanto odiato in precedenza anche per via del suo carattere sprucido. Ma fecero anche di più i due docenti universitari; trasformarono il comunista radicale, in maglione nero con collo dolcevita, in un personaggio accettabile dal punto di vista non solo mediatico ma anche nella proposizione secca e chiara dei contenuti; e fu un programma di successo. Poi De Luca ci ha messo il suo ed il risultato è sotto gli occhi di tutti, ancora oggi.

Non mi meravigliai, quindi, quando il “nascente monarca” (tanto per parafrasare il libro “Il monarca: Vincenzo De Luca tra potere e trasformismo” di Massimiliano Amato e Luciana Libero con il contributo di Licia Amarante, Fabio Avallone, Giuseppe Cantillo, Daniela De Crescenzo, Raffaella Di Leo, Vincenzo Iurillo, Paolo Macry, Marco Plutino, Isaia Sales, Aldo Schiavone, Pietro Spirito, Massimo Villone) scelse appunto Pino Cantillo come uno degli assessori di punta della sua prima giunta; ma quella lunga frequentazione precedente si sfasciò nel giro di poche settimane e Pino “il maestro” lasciò il suo allievo perché forse fu messo nelle condizioni di dover lasciare la giunta sulla quale il monarca allungava sempre più le mani del suo potere che cozzava inesorabilmente con il “sistema di potere politico” che Cantillo in cuor suo ipotizzava ed insegnava alle migliaia di suoi studenti.

Alle prime difficoltà relazionali non fece come Talete che, per volare alto e per non affrontare la realtà, teneva sempre il naso rivolto verso il cielo; attivò il sistema filosofico di Socrate con una meticolosa indagine sulla realtà che gli si parava davanti agli occhi giorno dopo giorno, basata sul dialogo e forse anche sull’ironia cominciando a stimolare il suo interlocutore e ad esporre le sue tesi con continue domande; ma De Luca non volle ammettere la sua ignoranza sul senso che doveva dare al “suo sistema di potere politico “ e reagì da par suo. Anche perché in quel periodo i giudici del nostro tribunale, non dobbiamo mai dimenticarlo, andavano schierandosi con il kaimano ritenendo che il suo sistema di potere politico fosse totalmente operoso per il bene della città.

Pino Cantillo, da buon filosofo, capì di aver perso la partita e di aver creato un “mostro politico” non più controllabile e lasciò; si disse che avevano litigato per via del “caso Mario De Biase” per il quale il PCI non aveva versato i contributi previdenziali (vicenda del gennaio 1994), ma nessuno ci ha mai creduto fino in fondo.

“Traduceva le idee in azioni concrete con le quali voleva cambiare la realtà”, questo in sintesi la descrizione dell’uomo, del filosofo e del politico fatta splendidamente dalla nipote Clementina Cantillo (docente di Storia della Filosofia all’Università degli studi di Salerno); con De Luca questo pensiero era ed è improponibile.

Il mio rammarico è che la Città nel suo complesso ha rinunciato troppo presto a capire il personaggio Cantillo (piccola cosa la “casa della sinistra” di due anni fa, o la lettera aperta a Letta sulla situazione campana) e, semmai, ad ergerlo decisamente come vera bandiera essenziale per il bene dei salernitani, al di là dei colori e delle posizioni.

Di certo è stato l’unico uomo capace di rompere con De Luca in quel momento storico molto particolare e di non essersi mai più riavvicinato.

 

 

 

 

 

2 Commenti

  1. Cronaca di Imperiale disprezzo degli intellettuali.

  2. Addio al Prof. Pino Cantillo, aveva 83 anni, era professore emerito di filosofia morale nell’Università Federico II di Napoli. E’ stato protagonista della vita accademica e culturale , nonchè assessore alla Cultura della città di Salerno.. Sentite condoglianze ai familiari .

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