VILLANI: il processo visto da Salvatore Memoli

 

La redazione

SALERNO – Si avvicina la data di inizio del processo di appello per il presunto “crack finanziario” del Gruppo ALVI – Villani e qualche giorno fa l’avv. Salvatore Memoli ha scritto un lungo e meditato approfondimento sull’intera vicenda che ha travolto uno dei personaggi più in vita della città e del territorio provinciale: Angelo Villani, già consigliere regionale e presidente della Provincia (eletto dl popolo). L’articolo è stato pubblicato dl quotidiano online “leCronachesalerno.it”, diretto da Tommaso D’Angelo, sotto il titolo: “Le sentenze si rispettano ma si possono commentare”.

Un approfondimento, quello dell’avv. Memoli, che merita un doveroso riconoscimento di stile, garbo, e profondità umana, che non può essere lasciato cadere nel vuoto come spesso accade nel distratto mondo dell’informazione salernitana.

 

  • Le sentenze dei giudici non si commentano ma non si accettano nemmeno passivamente. Si può restare in silenzio davanti alle sentenze definitive, sebbene la storia giudiziaria ci ha abituato ai casi in cui gli errori in judicando viziano la ricerca della verità.

Non senza una partecipazione emotiva, dettata dalla stima per l’uomo, l’imprenditore di successo ed il politico, ho voluto rileggere gli atti processuali del Tribunale di Salerno che ha condannato Angelo Villani ed altri coimputati. Ne ho tratto elementi che hanno rafforzato la mia stima per il condannato ed alimentato in me l’idea che il processo non abbia valutato tutti gli elementi che potrebbero correggere complessivamente la decisione assunta.

É la situazione di sempre che trasferisce sul piano accusatorio fino a scivolare verso la bancarotta, comportamenti concreti di imprenditori che hanno a cuore la loro azienda, soprattutto quando coincide con il patrimonio familiare. I giudici che hanno ritenuto le attività di governo aziendale uno sviamento, una sottrazione di beni aziendali, non hanno creduto che la riorganizzazione posta in essere dalla proprietà del Gruppo Alvi con l’aiuto del sistema bancario, fosse esente da censura. La verità sul Gruppo Alvi di Villani é collegata alla crisi finanziaria degli anni 2007/2010 che ha generato compressione dei consumi, vitali per le attività del Gruppo che, nonostante un MOL margine operativo lordo di tutte le società del gruppo, risentiva di difficoltà finanziarie. Fu questo il fattore determinante che spinse i Villani ad un ulteriore intervento di razionalizzazione della loro rete di vendita al dettaglio, con la chiusura di alcuni punti vendita e la ricerca di un partner commerciale affidabile (incarico affidato a M P S Capital Seevice SPA) per rilevare la società o i singoli vendita del gruppo ALVI spa.

L’offerta arrivata non fu accettata per comprensibile insufficienza della domanda rispetto all’offerta, in particolare perché non idonea a risolvere i problemi del Gruppo. In questo contesto s’inserisce un episodio di un “impagato” di un assegno, nonostante la  capienza della provvista ed una mera indisponibilità in quando entro due giorni sarebbe maturata la valuta. Cose che fanno rabbrividire, seppure nella corretta logica bancaria, l’elasticità verso correntisti rispettabili non viene mai lesinata. Questo banale episodio é centrale nel travolgimento della vita del Gruppo e nella interpretazione dei correttivi adottati di convogliare gli incassi del Gruppo sui conti non affidati, nel tentativo di eventuali revoche di affidamenti in corso.
Altri problemi sono legati alla valutazioni delle merci, alle loro cessioni, agli inventari delle merci giacenti nelle piattaforme del  Gruppo e nei punti vendita. Situazione complessa, vulnerabile, soggettiva, intricata, in cui ognuno legge le cose secondo un metodo che porta a risultati contrapposti. Come fu per i Villani e i curatori, i CC TT del PM!
In questi casi le parole di una parte non valgono quanto quelle di un’altra parte, specialmente se portano direttamente alla individuazione di delitti di bancarotta per distrazione contestati ai Villani con riferimento a tutte le società del Gruppo.
Siamo in molti a ritenere che il Gruppo Alvi non doveva fallire, che la famiglia Villani resta un fiore all’occhiello della nostra imprenditoria salernitana, che il no alla cessione ad una proposta di acquisto conserva tutta la forza di tutelare il patrimonio familiare, faticosamente costruito in anni d’impegno di tutti.

É successo a Villani quello che qualcuno contestava al   Cav. Amato che non volle cedere il suo Pastificio ad Agnelli. Dopo poco il declino, i debiti e i rigori giudiziari.
In linea generale l’appello ci si augura che possa rivedere radicalmente la sentenza di primo grado, se impegna tutte le sue energie per accertare la verità dei fatti secondo gli elementi forniti ed indicati dalla difesa di Villani.

Sarebbe un risultato che restituisce giustizia ed onore a chi ha speso una vita, senza conoscere pause, tempo libero, sacrificando affetti e ambizioni, in vista di obiettivi da costruire per il bene del Gruppo, dei lavoratori, della somministrazione e dei territori interessati. Angelo Villani é persona di grandi doti umane, professionista rispettabile, si é ispirato ai migliori valori democratici e popolari, onorandoli con apprezzabile coerenza. Nei rapporti interpersonali ha dato sempre prova di umiltà e disponibilità, soprattutto nella professione di medico.

La sua condotta é stata sempre di specchiata onestà. L’uomo privato non può essere diverso dall’uomo che vive la vita pubblica come imprenditore, professionista o politico!
La differenza sta nella giusta lettura processuale degli atti di difesa che hanno ricostruito l’intera vicenda di un grande patrimonio familiare che nessuno avrebbe messo  a rischio con comportamenti fraudolenti o irresponsabili che il Tribunale ha censurato con una misura che ha lasciato in tutti stupore ed incredulità.
Tante piccole défaillances hanno permesso il crollo di una valorosa impresa. Non vorremmo che la mancanza di un’attenta valutazione possa negarci il piacere di veder restituire la dignità offesa e l’onore meritato ad imprenditori come Villani che restano un esempio di crescita industriale, in un territorio complesso, difficile ed in costante evoluzione.

 

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