Crac ALVI: Villani verso l’appello con … diritto di cronaca e di critica

 

Aldo Bianchini

SALERNO – “Nun ‘nce vò n’arco ‘e scienz …” per capire i processi di natura giudiziaria e soprattutto per capire e giudicare nella loro vera sostanza i fatti e le relative indagini preliminari che hanno portato al processo; come nel caso, è bene dirlo nuovamente, del processo per il “crac Alvi” nell’ambito del quale è giù stata emanata la durissima sentenza di 1° (febbraio 2022), un processo che si avvia verso il dibattimento di appello. Il detto prima citato non è solo malaproprismo ma più semplicemente un modo per descrivere al meglio la realtà dello stato della giustizia con cui dobbiamo, purtroppo molto spesso confrontarci.

Proprio ieri, manco a dirlo, avevo scritto “Prima di essere aggredito mi spiego meglio; mi hanno sempre detto che la bancarotta è bancarotta, sempre e comunque, a maggior ragione quando è fraudolenta; ebbene in questi ultimi dieci anni al vaglio del Tribunale di Salerno ci sono stati ben “tre casi di bancarotta fraudolenta” che hanno investito importanti personaggi politici e imprenditoriali (e Villani era sia politico che imprenditore); i primi due inerenti il crac Amato e il terzo il crac Alvi”; chiedo: “In un Paese libero e democratico è possibile porre queste domande o prima e dopo le sentenze è opportuno tacere ?”. Figurarsi quando è in arrivo un processo d’appello; quasi come se la giustizia dipendesse da un parola in più o in meno o d un articolo di giornale, spesi sul terreno di un sano dibattito.

Fortunatamente ho l’esperienza necessaria per vedere oltre il mio naso; difatti dopo la pubblicazione dell’articolo sono stati diversi i commenti da parte dei lettori (più o meno interessati !!) e tutti abbastanza duri nei miei confronti, quasi come se avessi avuto l’ardire con poche parole di scardinare  i sacrari di un “sistema di potere giudiziario” ormai sempre più potente, consolidato ed intoccabile e, purtroppo, sempre più politicizzato; ma anche sempre più vecchio e non al passo con i tempi.

L’altro ieri Piero Sansonetti, neo direttore de “l’Unità”, a commento delle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (pronunciate in occasione dell’inaugurazione della terza o quarta sede dell’alta scuola di formazione della magistratura a Napoli) ha precisato che il Presidente ha parlato di “autonomia e indipendenza dei giudici ma non della magistratura” (come scritto nella Costituzione) guardandosi bene dal pronunciare la parola “PM” il cui ufficio è oramai fuori da ogni controllo e con un potere immenso che va subito regolato dalla politica nel rispetto, ovviamente, della autonomia e indipendenza. Così come il Presidente nel chiarire che “i giudici” devono fare giustizia con le leggi ha prudentemente evitato di parlare di separazione delle carriere. E Sansonetti dirige l’Unità, non un giornale di Berlusconi.

Nun ‘nce vò n’arco ‘e scienz …”, quindi, per capire che i giudici sono cosa assolutamente diversa dai sostituti procuratori, che i giudici sono e devono essere liberi – indipendenti – autonomi e devono applicare le leggi senza tracimare nella “giustizia distributiva” che è ben diversa da quella “commutativa” segnalata dal Presidente come unica giustizia possibile.

Ed è proprio su questo principio che casca l’asino e prende ancora più vigore la mia domanda “Perché gli altri processi per bancarotta fraudolenta non arrivano a conclusione come quello contro l’ex presidente della Provincia dr. Angelo Villani ?”; e se la sentenza per l’Alvi è stata scritta bene (come è stata scritta bene) perché non scrivere bene anche le altre eventuali sentenze; e non parlo del distinguo tra assoluzione e condanna.

Ecco, quando ci troveremo di fronte ad una magistratura capace di scrollarsi di dosso questi problemi cominceremo a capire che “Nun ‘nce vò n’arco ‘e scienz …” per prendere atto che i giudici (non i pm) devono essere liberi – indipendenti e autonomi e che, soprattutto, non devono fare politica.

Per quanto riguarda, infine, la conferenza stampa della quale scrivevo ieri va da sé che quella vergognosa messa in scena venne tenuta in presenza della Procura (con la macabra esposizione di orologi e monete per circa due-tremila euro, roba sequestrata a Villani) e va da sé anche rimodulare il mio pensiero aggiungendo che in genere le “forze dell’ordine” (e non solo la GdF) mostrano sempre due facce come San Matteo in occasione delle conferenze stampa; sicurezza e capacità dialettica quando non c’è il PM, incertezze più consone ai bambini in presenza del PM, come se quest’ultimo (anche se ragazzino !!) riuscisse ad annullare decenni di sana ed accurata capacità professionale e investigativa di tutte le forze dell’ordine. Anche in questo si evidenzia lo strapotere ormai fuori da ogni controllo delle Procure della Repubblica.

Quindi il contenuto del mio articolo di ieri era ed è di carattere generale e che, pur prendendo spunto dal “caso Villani”, tracima da un piccolo processo di provincia per entrare nel “regno incantato” de “la giustizia che è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta solo per sbaglio” (George Bernard Shaw).

Per i segreti di Nusco, vi rimando al prossimo articolo.

 

 

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