il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Rino Gaetano … un mito

 

 

da Giuseppe Amorelli

(avvocato – scrittore)

 

Il 2 giugno 1981, Rino Gaetano trova la morte ad attenderlo, in via Nomentana a Roma.L’amico Bruno Mautone con i suoi libri : “La tragica scomparsa di un eroe”; “Chi Ha ucciso Rino Gaetano? e “Rino Gaetano segreto e misteri della sua morte” ha dato una risposta al mistero sulla fine del cantautore crotonese.
Rino Gaetano pero vive ed è caro ancora oggi alle nuove generazioni che rimangono affascinate dalle sue “narrazioni musicali”.
Nel panorama musicale degli anni 70 Rino Gaetano fu uno dei cantautori che portarono una ventata di rinnovamento nel chiuso panorama musicale italiano, ancora attardato sulle rime cuore-amore. In quel periodo storico l’Italia aveva bisogno di “rinnovare” la sua educazione sentimentale e la canzone non poteva essere pura e semplice affermazione di un sentimento.
Infatti Rino Gaetano scriveva a raffica, immune da vincoli come la metrica, faceva un uso degli avverbi in maniera bizzarra. Basti pensare al testo:Tu, essenzialmente, tu oppure ad esempio a me piace il sud. Rino Gaetano non apparteneva ad alcuna scuola musicale o corrente e sosteneva che l’arte in generale non puo essere condizionata dalle dottrine politiche, era un “esprit anarchiste” come lo definì, in una intervista, il critico letterario e musicale Enzo Siciliano.
Musicalmente Rino Gaetano nasce quando nel 1970 comincia a frequentare Folkstudio, a Roma, nel quartiere di Trastevere che l’habitat celebrato dai giovani “cantautori” quali Venditti, De Gregori, Lo Cascio. i cui testi erano palesemente condizionati dal clima politico imperante e politicizzati al massimo. Rino Gaetano si distinse subito per la sua lontananza dalla militanza politica”osservante,  si caratterizzò per la sua ironia critica, la sua irriverenza . Rino Gaetano non apparteneva ad alcuna scuola musicale o corrente e sosteneva che l’arte in generale non può essere condizionata dalle dottrine politiche. Dira’ di Lui Antonello Venditti: Rino era un folletto, un clown che aveva dentro radici così diverse dalle nostre che era quasi inesplicabile. Quindi, quando ci faceva sentire le canzoni, a me e De Gregori per esempio, noi ci guardavamo con Francesco e cercavamo comunque di collocarlo… era una specie di fantasma che girava come un folletto in tutti i locali di Roma cercando amici, cercando persone con cui dialogare, alle quali far sentire le canzoni. Disse di Lui Bassignano: ” adottava uno stile atipico, buffonesco, dissacrava il pop .Era un innovatore felice e solitario
Rino non si sentiva un “cantautore”, bensì uno “scrittore” un “poeta”. Perche il Poeta infiamma gli animi con i suoi versi, suscita l’amore verso la bellezza, inculca nell’animo dell’uomo il senso della giustizia, il coraggio di opporsi al potere, o a colui che sfrutta i più deboli e chi non ha diritti ne voce per reclamarli: Rino Gaetano era un seguace di Majakovskij il quale sosteneva che:” Dove si leva la voce del “Poeta”" a denunciare, ad aiutare a far comprendere, in quel popolo c’è vita e forse la speranza non morirà”. L’Eterna speranza di un mondo migliore e la lotta dell’individuo per mantenere il proprio posto di essere umano in una società che sembra volerlo sempre più alienarlo. I testi gaetaniani apparentemente “spensierati”, “non sense” nascono e risuonano in una Italia (anni 70′) cupa e terrorizzata, incattivita dagli anni di piombo.
In due brani il manifesto della sua lotta per la conquista dei diritti civili con la consapevolezza di fare una battaglia da solo.

“E io ci sto”

“cerco una bandiera diversa
senza sangue e sempre tersa”

“Io scrivero”:

“Ma ci ripenso però
mi guardo intorno per un po’
e mi accorgo che son solo
in fondo è bello però
il mio paese e io ci sto.
Io scriverò
se vuoi perchè cerco un mondo
diverso
con stelle al neon e un poco d’universo
e mi sento
un eroe a tempo perso.”
I suoi brani sembrano attraversare ogni epoca, quasi da apparire immortali, indelebili alla usura del tempo

 

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