Il ponte di Reggio Calabria: è una questione di volontà

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

 

Erdogan ad Istanbul ha costruito in venti anni un sottopassaggio come per la Manica e due ponti sul Corno d’oro che confrontati a New York, Brooklyn é solamente un pacchetto di gomme alla menta.

 

E’ mai possibile che si avallano grandi opere, trafori, dighe e ingegnerie lagunari in Italia dove da secoli anche le torri si mantengono sospese e l’arte architettonica vanta i più durevoli esempi concreti? Il presidente turco ha trovato i soldi in umile diplomazia da arabi, giapponesi e ed altri paesi “orientati” a questo tipo di investimenti. Si spieghi ad italiani ed europei pertanto quale sia il capriccioso ed impedito problema.

 

Si vede inoltre che denominare ancora il ponte dei sogni di tutti gli italiani “ponte-di –Messina”  é di per sé un ostacolo fattivo. Si potrebbe almeno cominciare a guardare il progetto dal reale punto di partenza per la posa della prima pietra o pilone che dir si voglia. Il ponte di Reggio Calabria. Cambiando questa semplice percezione terminologica si potrebbe almeno ripartire nel considerare un lavoro già fatto.

 

Si perché i modellini, i plastici già riempiono gli scaffali dei negozi di giocattoli, ma i bimbi che vi giocano tra qualche anno vorranno davvero attraversare questa tratta autostradale o ferrata.

 

Negoziare i problemi a casa nostra prima che altrove e cioè con le compagnie dei traghetti terrorizzate da tale opera, offrendo loro soluzioni alternative e di continuità lavorativa, se lo si voglia davvero, sarebbe infine la voce da spuntare in agenda per questo governo.

 

 

 

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