Attenzione all’utilizzo di oppioidi: dipendenza ed overdose

da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Con oppioidi identifichiamo molte sostanze naturali e analoghi sintetici, che hanno azione simile alla morfina, componente attivo dell’oppio, estratto del latice che si ottiene per incisione dal Papaver Somniferum, dall’attività analgesica nota fin dall’antichità. Questi composti agiscono legandosi ai recettori oppioidi, mimando l’azione dei composti endogeni che ad essi si legano, e sono responsabili di molte azioni a livello centrale e periferico. L’effetto più noto, che ne giustifica l’ampio utilizzo, è l’effetto analgesico, che avviene per inibizione della trasmissione dei segnali nocicettivi e per riduzione della componente emotiva del dolore, agendo a livello del sistema limbico.
Per via della loro azione analgesica, gli oppioidi hanno dimostrato efficacia nel trattamento del dolore, acuto ma soprattutto cronico. È infatti ampiamente diffuso l’uso degli oppioidi nella gestione del dolore associato alla malattia neoplastica avanzata, anche per via del sollievo dal dolore ottenuto in questi pazienti e che giustifica pienamente il rapporto rischio/beneficio a lungo termine. L’uso degli oppioidi nel dolore cronico non oncologico è invece teatro di controversie, per via della particolare dipendenza che questa classe di farmaci può provocare. Questi provocano quella che viene definita tossicodipendenza, dove alla dipendenza fisica si associa una dipendenza psichica che affligge il soggetto, e si manifesta con un comportamento compulsivo, perdita di controllo e continua ricerca ed assunzione della sostanza, incurante dei danni procurati agli altri e a sé. Questo fenomeno è causato dall’effetto di rinforzo che tutte le sostanze di abuso hanno su una particolare zona del cervello deputata alla gratificazione e alla sensazione di benessere. Gli oppioidi endogeni e gli oppiacei facilitano infatti la liberazione di dopamina da specifici nuclei cerebrali, ed è la dopamina ad indurre lo stato di benessere di cui il paziente diventa dipendente e che lo spinge al consumo.
La dipendenza fisica che si istaura è anche frutto di un fenomeno di tolleranza che gli oppioidi provocano, dove si istaura una situazione in cui è necessario aumentare le dosi per ottenere lo stesso fenomeno farmacologico. La ricerca continua dell’effetto e l’ostacolo della tolleranza può spingere il soggetto ad assumerne una quantità sempre maggiore, che può portare al fenomeno dell’overdose della sostanza stessa, che può risultare fatale. Per via dei loro effetti sui vari distretti dell’organismo, l’assunzione in eccesso di oppiacei provoca, al massimo del proprio effetto, una diminuzione della frequenza e della profondità respiratoria che porta a morte per ipossia. Il trattamento dell’overdose varia a seconda della sostanza che la causa, perché ciascun antidoto deve agire in modo da spiazzare o bloccare il meccanismo d’azione della molecola che in prima istanza ha provocato l’overdose, così da ripristinare le condizioni fisiologiche dell’organismo.

Nella pratica clinica, per la gestione del disturbo da uso di oppioidi è efficace il trattamento con agonisti degli oppidi, tra cui il metadone resta il farmaco più utilizzato, la cui modalità e gestione della somministrazione resta un requisito necessario per tenere sotto controllo il fenomeno della dipendenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *