Aldo Bianchini
SALERNO – “Nel pieno di una crisi economica gravissima si recuperi il senso della sobrietà e dell’umanità” sembra essere proprio questo l’asse portante del messaggio natalizio inviato ai fedeli, a tutti i fedeli, da S.E. Mons. Luigi Moretti con una lettera accorata e senza fronzoli. Lettera che potete leggere nella rubrica “Mondo Cattolico” curata da don Alfonso D’Alessio e situata sul lato destro di questa prima pagina. Il messaggio centrale mi dà l’occasione per approfondire un argomento molto caro ai nostri lettori, quello del rapporto della Città e dell’informazione con l’arcivescovo metropolita di Salerno, Campagna e Acerno. Mons. Moretti è da troppo poco tempo che esercita il suo alto magistero in queste terre, verosimilmente non conosce bene e fino in fondo la realtà socio-economico-culturale e popolare della diocesi che è stato chiamato a governare dopo il pensionamento di Gerardo Pierro. Se solo, però si guardasse intorno capirebbe subito che in questa Città, così come nel resto della diocesi, di sobrio e umano probabilmente anche per colpa di chi lo ha preceduto che non ha saputo educare i fedeli all’essenzialità ed alla sobrietà per consentire un rapido passaggio dal consumismo al consumo critico e mirato, dalla dipendenza globale all’uso sobrio ed etico dell’assolutamente necessario. Sicuramente i suoi più stretti collaboratori non gli hanno ancora spiegato che la diocesi fonda le sue principali radici nel contesto di una Città capoluogo che non più nulla di sobrio e di umano, una città in preda ad un consumismo tanto esasperato quanto effimero, altro che sobrio ed etico. Una Città in cui si spendono 4milioni di euro per le luci di Natale (che di Natale e del messaggio natalizio non hanno assolutamente nulla, di paganesimo forse si!!) dà l’esatta dimensione di come la stessa Città è lontana da Gesù. Una Città in cui il sindaco non riesce a chiedere scusa per la cavolata del brand dà l’esatta dimensione di come sarà difficilissimo recuperare il senso della sobrietà ed anche dell’umiltà. Una Città in cui il presidente della Camera di Commercio stabilisce di offrire al sindaco ben 300mila euro per le luci (pur di conservare l’ambita poltrona) dà l’esatta dimensione di quanto sia vicina alla pratica dell’eccesso. Una Città in cui il presidente della Provincia restituisce al sindaco-padre-padrone il Consorzio Farmaceutico Intercomunale, il CSTP e fra poco anche l’Asi (pur di azzerare la polemica per la sua incompatibilità nel doppio ruolo di presidente della provincia e di parlamentare presidente della commissione difesa) dà l’esatta dimensione di quanto sia vicina al superfluo e all’eccedenza dei bisogni. Una Città che spende milioni di euro per Gianna Nannini, Eleonora Daniele, Eleonora Giorgi ed altri, dà l’esatta dimensione di quanto sia lontana dal problema dei nuovi poveri e dalla crisi della terza settimana che pure la Caritas ha avuto il pregio di segnalare a tutti. Una Città che riempie le piazze con suoni, canti, balletti e sniffate, dà l’esatta dimensione di quanto sia lontana dalla scuola dei poveri che insegna ad umanizzare la vita. Tutte queste cose, e tante altre ancora, danno l’esatta dimensione di quanto la Città sia lontana dalla Curia o, al contrario, di quanto la Curia sia lontana dalla Città. Un peccato, un vero peccato. Probabilmente la Chiesa salernitana ha sprecato questi ultimi decenni stracciando letteralmente il messaggio evangelico e il ritorno alla vera essenza del Natale che dovrebbe indurci a non dimenticarci di Gesù. In questa ottica la lettera di S.E. Mons. Moretti potrebbe rappresentare una vera pietra miliare, una sorta di indicazione della strada da seguire in futuro. Il lavoro sarà duro, anzi durissimo, anche perché il nostro Arcivescovo non si fida, o almeno non si fida più, della comunicazione e dell’informazione in genere. Difatti, parlando del tanto sospirato camino di casa come luogo di raccolta, il presule testualmente dice: “Un colloquio innanzitutto cordiale e aperto, come quello di una famiglia riunita, una volta tanto, davanti al camino, luogo simbolico di quell’esercizio del dialogo che, paradossalmente, viene talvolta ostacolato dall’invadenza di mezzi chiamati a favorire la comunicazione”. Sinceramente dispiace leggere queste parole, dispiace da fedeli prima ancora che da giornalisti, anche se in buona sostanza credo che l’Arcivescovo non abbia tutti i torti. Anche noi addetti all’informazione dobbiamo saper essere sempre attenti verso il prossimo e vigili su noi stessi se vogliamo veramente aiutare la Chiesa a far transitare la massa dei fedeli verso la sobrietà e l’umanità. Non fosse altro perché ci stiamo rapidamente avvicinando a “”Quella notte di duemila anni fa, quando la storia del mondo aprì il suo capitolo più nuovo e straordinario, è giunta fino a noi accompagnata dall’immagine di un silenzio cosmico: la terra si fermava, e quasi tratteneva il respiro, per accogliere il più grande di tutti i nati: uomo, della stessa natura di tutti noi, inviato, come messaggero del Padre, a salvare tutto il genere umano””.
Sono un salernitano trapiantato a Milano che con nostalgia cerca di leggere più possibile notizie sulla sua città. Per commentare il vostro articolo debbo rifarmi all’antipatico Senatur Bossi affermando che forse avete smarrito “la quadra”. In passato ha sempre attaccato i vescovi salernitani, ultimamente era arrivato ad affermare “ho scritto tanto, forse anche troppo, sulla figura del nostro arcivescovo metropolita Mons. Luigi Moretti”. Vi ho apprezzato per la capacità di ricredersi come garanzia di informazione libera. Ma ora mi confonde e forse è confuso. Vero che è che voi sembrate solo prendere spunto dalla lettera del vescovo e che è evidente che il bersaglio è il sindaco con giudizi condivisi da me, ma mi meraviglia, per l’arguzia manifestata altre volte, che cadiate sul rapporto del vescovo con i media. E’ del tutto evidente che “il presule”, come lo definite voi volesse intendere che la tv accesa davanti al focoloare domestico impedisce il dialogo. Non si riferisce assolutamente alla cattiva informazione. Il fatto che voi l’abbiate vista, mi fa storcere il naso. Ho letto come da vostro suggerimento la lettera, mi pare precisa e profonda, un vescovo non è un addetto del censis o di un istituto di statistiche. Plaudo alla sua volontà di dare speranza. Saluti da chi vi invidia per il fatto che state a salerno. Anastasio.
Concordo pienamente con Anastasio. La questione di Salerno è grave e fa bene Bianchini a denunciarla. Condivido anche l’osservazione rigurado lo svarione del rapporto vescovo – mezzi di comunicazione. Se non ricordo male Moretti fa anche conferenze stampa, non le farebbe se non amasse i media. Ha ragione invece quando dice hce la curia è sempre la stessa e che gli sarà difficile vedere bene con gli stessi occhi di “Pierro”. Il direttore comunque si rifà dalla svista quando dice che nella lettera di mons. Moretti c’è indicata la strada da seguire.
Grande Direttore! L’unico capace di cantargliele al Sindaco, megalomane senza freni. Ormai è così preso dalla promozione di sè che non ha limiti.
Rossella