Egitto: 25 lavoratori cinesi rapiti da beduini

Maria Chiara Rizzo
Venticinque lavoratori cinesi sono stati presi in ostaggio da un gruppo armato di beduini egiziani martedì mattina, 31 gennaio, nella penisola del Sinai, in Egitto. I lavoratori sono stati rapiti mentre si recavano sul posto di lavoro, una fabbrica di cemento con sede a Lehfen, al centro della penisola,  di proprietà dell’esercito. La notizia è stata diffusa dal sito di informazione del giornale locale “Al-Wafd”. Il rapimento sarebbe stato organizzato in segno di protesta nei confronti del governo egiziano per reclamare la liberazione di cinque detenuti, coinvolti negli attentati compiuti nella penisola tra il 2004 e il 2006. In quegli anni, le stazioni balneari egiziane di Sharm el Sheik, Taba e Dahab, tutte  e tre sul mar Rosso, sono state bersaglio di devastanti attentati che hanno provocato la morte di 130 persone. Tali atti criminosi, che hanno severamente compromesso il settore turistico, risorsa fondamentale, nonché una delle principali fonti di valuta estera per il Paese, sono stati rivendicati da un gruppo di terroristi islamici fino ad allora sconosciuto, Al Tawhid Wal Jihad.  I venticinque lavoratori cinesi, tra tecnici ed ingegneri impiegati nella fabbrica, sono stati presi in ostaggio e trattenuti in una tenta a Lehfen, dove dei manifestanti beduini hanno bloccato da ormai quattro giorni l’autostrada che collega il nord e l’est della penisola del Sinai.  Il Consiglio supremo delle forze armate (CSFA), alla guida dell’Egitto dalla caduta del presidente Hosni Moubarak, circa un anno fa, ha più volte promesso e annunciato di liberare i prigionieri beduini.

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