Giustizia/5: “Condannato perché sapeva”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La bufera continua, ed anche giustamente. Parlo della bufera che ha investito in pieno il presidente della sessione feriale della Cassazione, dr. Antonio Esposito, che ha rilasciato una “intervista inopportuna” (parole del primo presidente di Cassazione dr. Giorgio Santacroce) al quotidiano “Il Mattino“ di Napoli anticipando nella stessa alcuni concetti inediti rispetto alle motivazioni che dovranno ancora essere scritte e pubblicate. E’ qui il succo del problema che potrebbe far pensare a giudici con il preconcetto antiberlusconiano; difatti visto che il presidente Esposito non è il giudice estensore non dovrebbe essere in grado di anticipare “concetti fondamentali” a sostegno della sentenza le cui motivazioni non sono state ancora scritte e, forse, neppure discusse. Oltretutto, stando alle dichiarazioni dei difensori, non ci sarebbero prove che Berlusconi sapesse; ecco perché oggi il prof. Coppi chiede a gran voce i nomi dei possibili delatori, ed è in questo squarcio che si fa strada la convinzione di una sentenza preordinata. Come dicevo ieri, c’è un principio dal quale non si può prescindere: un giudice non deve mai giudicare quando ha dei preconcetti. Insomma il giudice che dentro di se ha maturato un’avversione contro questo o quel personaggio politico (non parliamo del cittadino comune) non può giudicarlo mai e per nessuna ragione. Nel caso di specie questa avversione di Esposito contro Berlusconi sembra conclamata da alcuni fatti non secondari che soprattutto Il Giornale sta riportando in questi giorni. Il quotidiano Il Mattino ha scomodato addirittura il giurista Francesco Paolo Casavola (docente universitario, già presidente della Corte Costituzionale dal 92 al 95, già garante per l’editoria e le radiodiffusioni deal 96 al 98, già responsabile dell’enciclopedia Treccani dal 1998 al 2009) per farci spiegare dei concetti che danno soltanto risposte di carattere generale senza entrare nel merito della vicenda in discussione. Grazie tanto, grazie per la lezione universitaria, ma io faccio sempre la tara del solenni discorsi e/o lezioni universitarie perchè spesso sono slegati dalla realtà. Difatti, volutamente o furbescamente, Casavola non va al sodo del problema e non spiega cosa deve fare un giudice qualora soffra di preconcetti per assicurare comunque “la giustizia che il Paese attende”. Me lo ha spiegato, invece, molto comprensibilmente un giudice di vaglia del distretto di Salerno, parlo del dr. Luciano Santoro (già pm d’assalto, già membro togato del CSM, già procuratore aggiunto a Salerno e già presidente del tribunale di Sala Consilina). In uno dei tanti discorsi amichevoli mi ha spesso raccontato che quando gli capita di intercettare in tv l’immagine di Berlusconi subito cambia canale, tanta è l’avversione personale nei confronti di quel politico. Un’avversione portata avanti negli con un preciso distinguo: “Se dovesse capitarmi un qualsiasi fascicolo in cui compare il nome di Berlusconi rinuncerei subito all’incarico –mi ha sempre detto- perché rischierei di non assicurare una giustizia equilibrata come per un cittadino qualunque”. Amici lettori, così deve comportarsi un giudice anche se con Berlusconi si correrebbe il rischio di trovarci di fronte a mezza magistratura che dovrebbe rinunciare all’incarico. Il problema, dunque, non sta nello slogan “la giustizia è uguale per tutti” perché, partendo dalla certezza che Berlusconi così come Napolitano ed altri non sono cittadini qualunque, si rischia di attuare una giustizia che certamente non è come quella uguale per tutti con il valore aggiunto di far apparire i giudici come <<persecutori faziosi di leader di uno o di un altro partito>>. Peggio ancora se quel giudice che intende applicare “la legge uguale per tutti” anche ai personaggi politici porta con se dei preconcetti personali e ideologici. L’autonomia e l’indipendenza del giudice si fonda anche su questi principi, e per capirli non c’era bisogno di rispolverare le “lectio magistralis” del prof. Francesco Paolo Casavola che in un passaggio ha perfettamente ragione: <<la giustizia deve essere sorda e senza cuore per non ascoltare le voci né dei forti né dei deboli>>. Io sommessamente aggiungerei che la giustizia non deve mai essere portatrice di <<preconcetti>> altrimenti diventa una <<giustizia non uguale per tutti>>. Nell’articolo di ieri avevo accennato anche al problema del giornalista e del suo “presunto dovere di raccontare la realtà attraverso i fatti dicendo la verità”. Sulla spinosa questione ha scritto un editoriale il direttore responsabile de Il Mattino, Alessandro Barbano, che provvederò a commentare domani.

One thought on “Giustizia/5: “Condannato perché sapeva”

  1. Caro Dott. Bianchini volevo comunicarvi che sul giornale ITALIA OGGI del 07/08/2013 è stato pubblicato un articolo molto interessante, sul Giudice Esposito e sul Figlio, lo legga.
    Con Stima

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