SALERNO – Tutti gli uomini del presidente (All the President’s Men) è un film del 1976 diretto da Alan J. Pakula, ed è ispirato al libro omonimo di Bob Woodward e Carl Bernstein (due famosi giornalisti del Washington-Post) che costruirono il cosiddetto Watergate per il clamoroso impeachment-Nixon che portò alle dimissioni del Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. I due giornalisti, tra mille difficoltà, nel corso della loro inchiesta acquisirono prove testimoniali, televisive e documentali con le quali inondarono innanzitutto la redazione del prestigio quotidiano ma anche la scrivania del procuratore distrettuale Cox (e poi Jaworski) forzando e indirizzando addirittura le indagini del mitico Federal Bureau of Investigation (FBI). In pratica i due giornalisti, fino ad allora sconosciuti, forti di una struttura possente come il Washington Post, costrinsero sia il procuratore distrettuale speciale che l’FBI a seguirli per non essere screditati di fronte a tutta l’opinione pubblica americana. Aggredirono, l’uno dopo l’altro, tutti gli uomini del Presidente per arrivare al vertice della Casa Bianca. Richard Nixon era repubblicano ed aveva avuto il coraggio e il torto di spiare i lavori del quartier generale del “partito democratico” (una sorta di PD statunitense !!); il Washington Post si ispirava pienamente alla causa democratica e il gioco fu fatto. Un vero peccato che nella nostra provincia non ci siano queste possenti strutture giornalistiche; ma non c’è problema, le inchieste le portano avanti allo stesso modo dei due giornalisti americani gli inquirenti ufficiali ed istituzionali. Tanto l’obiettivo è sempre lo stesso: colpire il Presidente aggredendo prima tutti gli uomini che erano e che sono intorno a lui. Con una variante in negativo; qui da noi non sono i giornali a condizionare la Procura ma è la procura a condizionare i giornali con soffiate informative di piccolo calibro ma capaci di far partire a testa bassa giornali importanti come il “Corriere del mezzogiorno” che in data 5 novembre scorso ha scritto, in maniera surrettizia anche se dubitativa, che “”il pm Vincenzo Montemurro aveva spiegato, e bene, durante la conferenza stampa sugli arresti cavesi per falsi invalidi, che l’indagine sul tesseramento sospetto del PdL salernitano era alla base di altri filoni d’inchiesta e, soprattutto, per nulla chiuso. Come l’attenzione giudiziaria puntata anche su Luigi Napoli, cavese …..””. Ovviamente questo ha scatenato l’indignazione di Luigi Napoli che in un comunicato stampa diffuso nella stessa giornata del 5 novembre ipotizza una palese violazione di “segreto istruttorio” su un fatto che non riguarda assolutamente la sua persona che, tutt’al più, è stata sentita come “persona informata sui fatti” riservandosi ogni azione intesa alla tutela del suo buon nome. Una vicenda che potrebbe facilmente scivolare tra le piccole notizie di seconda o terza pagina se non fosse per un aspetto che contraddistingue, purtroppo, con una certa cadenza la procura salernitana che non lesina lo stillicidio di notizie inquietanti per irrobustire, forse, le proprie inchieste servendosi di una stampa subalterna e sottomessa che non riesce ad andare oltre le veline o le indiscrezioni orali da bar dello sport. Tutto questo denota anche i limiti dell’informazione salernitana che non potendo strutturalmente portare avanti indagini come fece il Washington Post cerca di afferrare almeno lo scoop a tutti i costi anche attraverso semplici esternazioni confidenziali dovute più all’insistenza parossistica dei giornalisti (meglio se giornaliste !!) che assediano in maniera asfissiante gli inquirenti. Ma c’è un altro aspetto che non va sottovalutato, soprattutto da parte dei giovani cronisti di giudiziaria; spesso le procure lanciano attraverso la stampa messaggi trasversali per sondare il terreno e per studiare attentamente l’apparato difensivo e di reazione dell’interessato. Ecco, in questa trappola l’informazione non dovrebbe mai cadere, pena la sua inattendibilità. Ha fatto benissimo Luigi Napoli a reagire subito e con veemenza per dimostrare la sua assoluta estraneità, così come farebbe benissimo a non proseguire nella minacciata azione legale non fosse altro che per il fatto di considerare l’informazione uno strumento utilissimo per tutti, come nel caso specifico. Conosco l’intransigenza morale di Luigi Napoli così come conosco la serietà professionale della collega; solo per questo nei panni di Napoli, partendo dall’assunto di far parte di “tutti gli uomini del presidente”, dopo la sfuriata giusta e doverosa starei più attento e leggerei con maggiore serenità e profondità le poche righe scritte sul Corriere del Mezzogiorno. Del resto Luigi Napoli (e questo bisogna riconoscerglielo !!) è il primo fra “tutti i presunti uomini del presidente” ad aver reagito clamorosamente contro quello che si evidenzia, sempre di più, come un silenzioso ma pericoloso accanimento contro il PdL o quello che resta di quel partito. Meraviglia, difatti, che con tutto quello che sta accadendo di veramente scandaloso per l’attuale tesseramento del PD (e con quello che è accaduto con il tesseramento 2012) nessuna inchiesta sia stata ancora aperta dalla Procura della Repubblica o almeno non è dato di sapere dell’eventuale esistenza di tali inchieste; e si continui, invece, ad insistere e ad accanirsi sul tesseramento PdL che era avvenuto senza scontri e reciproche denunce. Ma il tempo, ovviamente, è galantuomo.
Baldi connection/8: “all the President’s Men !!”
