Tangentopoli: cosa resta dopo ventidue anni !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La storia, quella scritta, fissa la data dell’inizio di <<tangentopoli>> nel giorno del 17 febbraio 1992 momento in cui il presidente del Pio Albergo Trivulzio, ing. Mario Chiesa (fedelissimo di Bettino Craxi), venne arrestato dal capitano dei carabinieri Roberto Zuliani su ordine del gip Italo Ghitti che aveva recepito ed avallato una richiesta del pm Antonio Di Pietro. Una modestissima tangente di 7 milioni e mezzo di lire, pagata dall’imprenditore Luca Magni a Mario Chiesa, fece sobbalzare tutto il mondo politico dell’epoca che cercò di correre subito ai ripari, ma la fretta, si sa, è sempre cattiva consigliera e Bettino Craxi commise, forse, il più grande errore della sua vita umana e politica. Difatti il segretario nazionale del Partito Socialista il 3 marzo 1992 (a distanza di appena quindici giorni dall’arresto di Chiesa), intervistato dal TG/3, definì il suo delfino <<un piccolo mariuolo>> sottolineando che il PSI, soprattutto quello milanese, era formato da persone perbene. L’insofferenza in carcere di Chiesa era notevole (così almeno raccontano le cronache dell’epoca !!) tanto che era arrivato a minacciare tutto e tutti e si era dichiarato pronto a svelare i misteri del tempio socialista. Ma la magistratura milanese, e per essa il famoso “pool mani pulite” tentennò e non poco prima di decidersi a raccogliere le rivelazioni di Chiesa. Bisognerà aspettare il 23 marzo 1992 (esattamente ventidue anni oggi !!), momento in cui l’intero “pool mani pulite”, che previdentemente Francesco Saverio Borrelli (capo della Procura) aveva costituito con Antonio Di Pietro, Gerardo D’Ambrosio, Ilda Boccassini, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Armando Spataro e lo stesso gip Italo Ghitti, si riunì per raccogliere le <<confidenze di Chiesa>> che avrebbero rivoltato l’Italia come un calzino. La deposizione di Mario Chiesa che qualcuno ha saggiamente definito come  la più lunga della storia repubblicana) terminò il 2 aprile 1992 con la concessione dei domiciliari all’ormai pentito ex delfino del politico più potente del Paese. Dunque la vera storia di tangentopoli ha avuto inizio il 23 marzo 1992. Ma i giudici anche dopo il 2 aprile 1992 non irruppero subito sulla scena politica ed attesero il famoso discorso di investitura di Oscar Luigi Scalfaro (28 maggio 1992) di fronte alle Camere riunite ed a tutto il Paese, con quel significativo <<chi ha saputo salire le scale del potere deve anche saperle scendere>>, per la dare il via ad una delle più terrificanti azioni giudiziarie contro l’imperante e corrotto mondo politico. “”Di certo la data fatidica per la politica italiana non fu il 17 febbraio 1992, giorno dell’arresto di Mario Chiesa ma quella dell’elezione di Oscar Luigi Scalfaro alla Presidenza della Repubblica, che nel discorso d’investitura, facendosi interprete dell’insofferenza dell’opinione pubblica, diede definitivamente via libera ai giudici. Dopo l’arresto di Chiesa –notizia riferita a Craxi anche dal capo della polizia prefetto Parisi- la Procura di Milano si era fermata, ma siccome l’obiettivo a cui miravano i giudici era la poltica con il suo polmone finanziario, prima di proseguire, volevano conoscere l’orientamento del nuovo Capo dello Stato. E quella frase di Scalfaro fu il segnale di via libera>> (tratto da “Dal quarto stato al quarto partito” di Carmelo Conte – ed. Rubbettino – marzo 2009). Tutto questo per quanto attiene la storia scritta degli avvenimenti che portarono a tangentopoli. Ma cosa era realmente tangentopoli e la giustizia applicata fu vera giustizia o giustizialismo da medio evo ? Non è facile rispondere. Ci provò il grande Enzo Biagi ad ottenere una risposta da Giandomenico Pisapia (magistrato e giurista di quell’epoca) chiedendogli: <<Lei professor Pisapia da chi vorrebbe essere giudicato ?>>. Il grande giurista gli rispose laconicamente: <<Intanto non vorrei essere giudicato, ma se questa jattura dovesse capitarmi, direi che un inglese mi renderebbe più tranquillo>>. Nel corso di una tavola rotonda, svoltasi nel 1994, in Francia tra magistrati italiani e transalpini, il sostituto procuratore di Orleans, Jean de Maillard, sostenne che: <<Il diciannovesimo secolo è stato il secolo del potere legislativo, il ventesimo quello dell’esecutivo, il ventunesimo secolo può essere quello del potere giudiziario>>. Ovviamente si riferiva all’Italia. Ma De Maillard non si fermò a quell’affermazione e individuò nel <<potere mediatico>> un alleato indispensabile per promuovere la destabilizzazione e l’identificazione tra società legale e società criminale; insomma un modo dire e di non dire, difficilmente comprensibile ai più. Umberto Ciccono, strettissimo collaboratore di Craxi, scrisse che <<la magistratura era solo lo strumento e che i giudici    non si erano mai chiesti grazie a quale miracolo fossero finiti sulle loro scrivanie certi dossier che non nascevano da indagini giudiziarie, ma erano stati appositamente preparati altrove ed erano così circostanziati da sembrare inverosimilmente veri>>. Veleni, vendette, accuse, inganni e bugie, tutto questo fu verosimilmente tangentopoli che fu anche una parte di verità che il Paese conosceva benissimo e che non aveva avuto il coraggio di sbarazzarsene. <<V’è una cosa della quale potete essere certo, Pip –disse Joe dopo qualche meditazione- cioè’ che le bugie sono bugie. Comunque vengono, non dovrebbero venire, e vengono dal padre delle bugie e lavorano per lui>> (Charles Dickens). Purtroppo tangentopoli continua ancora oggi e di quella brutta esperienza nessuno ha fatto tesoro.

 

 

 

 

 

 

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