SALERNO – Maledetto quel giornale che martedì 10 giugno 2014 decise di ospitare ed ospitò l’intervento del magistrato Michelangelo Russo dal titolo <<Da Salerno un consiglio a Cantone>>. Da quel momento non c’è stata più pace; dinanzi alla prorompente energia storico-riflessiva del pm simbolo della cosiddetta tangentopoli salernitana si è genuflessa addirittura la redazione del maggior quotidiano salernitano che, dopo le botte e risposte tra Enzo Napoli, Giuseppe Cacciatore, Gaetano Amatruda, Aniello Salzano e lo stesso Michelangelo Russo, non ha trovato di meglio che riproporre in chiave asettica e fuorviante un piccolo spaccato della vita recente del giudice di Corte d’Appello appena reintegrato nei ruoli ordinari dopo una più o meno lunga parentesi come consigliere del ministero dell’ambiente a cavallo tra il governo Prodi e il governo Berlusconi (2006 e 2008). Asettica non tanto , perché l’ottima giornalista che si è prestata a questa sorta di revival che ha tutto il sapore della riparazione per una presunta lesa maestà (l’intervento di Salzano il 6 luglio, la botta di Amatruda del giorno successivo 7 luglio, più quella di Cacciatore del 15 luglio e la controreplica di Salzano del 21 luglio) consumata da quel giornale in danno del predetto ex PM a causa dei bravi Enzo, Giuseppe, Gaetano e Aniello. Probabilmente, ma la cosa non è assolutamente certa, ci sarà stata una nuova irruzione nella redazione salernitana di quel giornale; fatto sta che in tempi abbastanza non sospetti ed a distanza esattamente di un mese e un giorno dall’ultimo duro intervento di Russo, in data 14 agosto quel giornale ha titolato (ovviamente sempre in prima !!) <<Russo, la toga rossa dell’ambiente e il piano fantasma di Berlusconi>>. E questa volta, giustamente, è la giornalista che racconta, Michelangelo Russo non c’entra assolutamente niente. Il racconto, però, non sarebbe perfettamente aderente alla realtà, almeno così dicono i bene informati che fecero visita al magistrato nella stanza del ministero. Ai tempi di Prodi il magistrato salernitano, ancora sotto processo per i fatti di Salerno del 2005 insieme a Luciano Santoro (irruzione nei computer del pm Gabriella Nuzzi per l’inchiesta Sea Park ed MCM), fu depositato dal suo amico ministro Alfonso Pecoraro Scanio in un’enorme stanzone del ministero senza telefoni e senza supporti tecnologici, forse senza nemmeno la giusta illuminazione. Ben altra cosa ai tempi di Berlusconi (che bisognerebbe elogiare, e non condannare a prescindere, per la conferma dell’incarico in capo ad un magistrato sicuramente rosso) quando a Russo sarebbero invece state concesse tutte le strutture di cui aveva bisogno per il suo prezioso lavoro per la messa a punto di un Testo Unico di leggi in materia ambientale. Un lavoro che di certo è finito nel nulla, anche se bisognerebbe avere la capacità di riconoscere che non è stato soltanto colpa di Berlusconi o della <<apparizione alta, bionda e bellissima della Prestigiacomo>> se il disegno di legge “Pecoraro Scanio – Mastella” si è squagliato come neve al sole. La storia dei mesi che verranno ci dirà molto di più. Intanto nel dibattito sul terribile periodo di tangentopoli, grazie alla giornalista del giornale in questione, può entrare a pieno titolo un altro elemento di riflessione: l’amicizia tra Pecoraro Scanio e Michelangelo Russo. Un’amicizia nota a tutti da tempo ma che è rimasta sempre sotto traccia e che soltanto grazie all’articolo del 14 agosto scorso assurge al rango di notizia pubblica e conclamata. E pongo la prima di tante domande: “Quanto ha inciso, se ha inciso, l’amicizia tra Russo e Pecoraro Scanio nell’economia generale del fenomeno della tangentopoli salernitana ?>>. Non è una domanda casuale, non so quanti ricorderanno ma sul finire degli anni 80 ed agli inizi degli anni 90 Alfonso Pecoraro Scanio era consigliere comunale dei verdi con delega di assessore all’ambiente; spiccava –diceva il sindaco Giordano ironicamente– per la sua assidua presenza nelle giunte di palazzo di città dove non si presentava quasi mai, fino al punto che più di una volta il sindaco fu sul punto di revocare la delega anche a rischio di mettere a repentaglio l’equilibrio politico che diventava ogni giorno più difficile. Insomma sarebbe storicamente giusto appurare quante inchieste dell’allora pm Russo si mossero sull’onda giustizialista del verde Pecoraro Scanio. Alla prossima.
direttore: Aldo Bianchini