SALERNO – Riprendo la ricostruzione storica di tutte le vicende che gravitano intorno alla questione-problema dei rifiuti in città e in provincia di Salerno sulla quale sono state combattute battaglie politiche di prima grandezza tra destra e sinistra e sulla quale il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ha accelerato, frenato, cambiato atteggiamento, invertito la rotta, attaccato sfrontatamente gridando e battuto in ritirata silenziosa; e lo ha fatto sempre con grande rumore e sempre senza avversari (fatta eccezione per Edmondo Cirielli in un lasso di tempo troppo breve) in grado di impensierirlo o di rinfacciargli i clamorosi voltafaccia. Di tutto questo probabilmente il neo presidente-liquidatore dell’Ente Provincia di Salerno, Giuseppe Canfora, non sa nulla o fa solo finta di non sapere; nell’incertezza è giusto e doveroso ricordargli alcuni passaggi fondamentali di questa lunga “guerra della monnezza” consumata a suon di battaglie politiche, interessi legittimi, affari poco chiari tra personaggi noti sia al mondo politico che a quello imprenditoriale con qualche deriva che non a caso ha dato origine a più di un processo ed anche a richieste di clamorosi arresti. Ci penso io ad illustrare, per grandi linee, al Presidente ciò che è avvenuto mentre lui, verosimilmente, badava alla gestione della cosa pubblica nel suo territorio sarnese e mai e poi mai pensava di poter salire, un giorno, sul carro del capo indiscusso del PD salernitano; anche perché a ben vedere Giuseppe Canfora non era mai stato un deluchiano convinto. Ci penso io perché sicuramente “tutti gli uomini di De Luca” che adesso circondano Canfora non hanno voluto o non hanno potuto metterlo al corrente di tutte le battaglie già consumate all’ombra di Vincenzo. Dunque incominciamo dall’inizio. Per scoprire la prima volta in cui Vincenzo De Luca esce allo scoperto sul problema dei rifiuti solidi urbani bisogna ritornare indietro nel tempo, esattamente al giorno 7 febbraio 1993 quando il giornale “Il Mattino” esce con un titolo a tutta prima pagina “E Galdi ritorna alla grande”. Era accaduto che il giorno prima in consiglio comunale l’allora vice sindaco Vincenzo De Luca aveva presentato il progetto (firmato dall’ing. Galdi – uno dei due compassi d’oro di quell’epoca – che da poco più di un mese era uscito dal carcere) per la realizzazione dell’inceneritore comunale. Il giornale Il Mattino conduceva all’epoca una serrata e unidirezionale campagna stampa contro il sindaco Giordano e contro la giunta laica e di sinistra che faceva capo all’ex ministro Carmelo Conte. Non aveva calcolato, quel giornale, che il vento stava cambiando e che stava soffiando a tutto vantaggio di De Luca; quando se ne accorse cambiò subito registro ma ormai per l’inceneritore era partita l’inchiesta giudiziaria promossa dal pm Michelangelo Russo e De Luca aveva rapidamente cambiato idea, lanciato com’era verso la conquista del Comune che agguantò la sera del 22 maggio 1993. Bisogna dire che per quel progetto, del valore di alcune decine di miliardi di vecchie lire, l’allora vice sindaco aveva combattuto e vinto in commissione tutte le resistenze sia per i subappalti che per l’inserimento di almeno altri due tecnici (di area PCI-PDS) nella progettazione esecutiva. Dopo qualche mese, però, improvvisamente Vincenzo De Luca salì sul carro dei presunti ambientalisti che odiavano Giordano e che cercarono di fermare tutti i suoi progetti perché, a loro dire, inquinati da affari poco chiari. Ma le battaglie per i rifiuti e l’energia sono state un vero e proprio “leit-motiv” nella propaganda mediatica di De Luca. Anche se c’entra poco con i rifiuti, ma c’entra con il cemento degli appalti faraonici e con la macro economia di un intero territorio, è il caso di ricordare a Giuseppe Canfora cosa accadde a Salerno per la cosiddetta “centrale termoelettrica”. Esisteva una vecchia idea progettuale che risaliva al 1968 e al 1971, un’idea portata avanti dall’Enel per la realizzazione a Salerno di una centrale termoelettrica ad olio combustibile nella zona industriale, prospettando in un secondo momento anche l’ipotesi di un impianto a metano. Dopo un iniziale parere favorevole il progetto venne definitivamente respinto nel 1971. Si arriva al mese di agosto del 2003 quando la società Energy Plus (esattamente in data 11 agosto 2003) presenta l’istanza al Ministero delle Attività Produttive per la realizzazione della turbogas, ovvero un progetto per la realizzazione di una centrale termoelettrica a Salerno. Tra la costituzione della società e la presentazione dell’istanza accade un fatto strano (fonte Salernodasalvare.it), cioè Vincenzo De Luca il 27 giugno 2003, quando ancora l’istanza non era stata depositata al Ministero, dalle frequenze di Lira Tv dichiara: “Io ritengo, e cercherò di lavorare anche in questa direzione se riesco a individuare un raggruppamento imprenditoriale interessato, che noi dobbiamo pensare a realizzare nella zona industriale di Salerno una centrale elettrica”. La centrale doveva sorgere sui terreni della fallita Ideal Standard al posto della prevista mega progettazione unica in Europa del Sea Park, ma ci sono dei vincoli che vengono rapidamente scardinati. Leggete cosa scrive Simone Giuliano sul suo sito: “Ad ogni modo, a quanto pare, al 22 settembre 2003 l’iter burocratico dell’Energy Plus non risulta avviato per carenza di documentazione. Come mai? Forse perché l’area non è stata formalmente individuata in quanto gravata da vincoli di inalienabilità e indisponibilità (realizzazione del parco tematico) risalenti al 10 novembre 1999, come previsto dal contratto di compravendita tra Ideal Standard e SeaPark. Questo spiegherebbe perché i vincoli vengano rimossi in fretta e furia il 13 novembre 2003 nel corso di una rocambolesca giornata in cui la Sea Park, già fallita, richiede da Brescia l’abrogazione dei vincoli contrattuali. Nello stesso giorno (alla stessa ora) a Milano l’American Standard delibera positivamente, e pochissimi minuti dopo, sempre a Milano, i vincoli vengono abrogati in uno studio notarile. Quanta fretta.” Le proteste di alcuni imprenditori che incrociano le spade nella cosiddetta “guerra del cemento per la conquista di Salerno“ producono nuove e più inquietanti inchieste giudiziarie ad opera prima del pm Filippo Spiezia e poi del pm Gabriella Nuzzi. Con processi ancora oggi in corso. Al primo stornire di fronde la Energy Plus abbandona il progetto e riversa tutte le sue attenzioni, sapete dove ? sullo stabilimento dismesso del pastificio Amato con i francesi anch’essi intenzionati a conquistare Salerno. Ma anche per l‘Amato presto arriveranno i problemi, e che problemi (anche questi Canfora non conosce !!), con nuovi processi. Anche De Luca si era prontamente defilato dal progetto della centrale, ma prima aveva addirittura verso la fine del 2005 indetto un consiglio comunale monotematico (con proiezioni di filmati e la presentazione di plastici) per la celebrazione dell’idea progettuale unica in Europa; non solo, addirittura la Energy Plus aveva sponsorizzato, pagando fior di quattrini alle tv ed ai giornali in pubblicità, la mostra delle opere di Joan Mirò (curata da Luigi Fiorletta e Massimo Bignardi) svoltasi nel complesso di Santa Sofia a Salerno. Nell’ottobre 2010 la Energy Plus rimasta da sola rinuncia definitivamente al progetto; qualche mese prima, esattamente l’ 8 aprile, c’era stata la dura presa di posizione del Comune di Salerno (rappresentato dall’assessore Gerardo Calabrese) contro la società Energy in una conferenza presso il Ministero per lo Sviluppo e l’Economia. Perché questo titanico voltafaccia ? non è mai stata data alcuna spiegazione logica che non cozzasse con l’azione di spinta realizzativa che il sindaco in prima persona aveva più volte evidenziata.
Ma il capolavoro di Vincenzo De Luca deve ancora arrivare. Nelle more delle battaglie che l’incauta Energy Plus sta conducendo nei palazzi romani il sindaco di Salerno è già partito per una nuova e più esaltante avventura nell’ottica della visione di Salerno tra le grandi città europee: il termovalorizzatore da fare a tutti i costi, costi quel che costi. Ma il tempo comincia a passare e si avvicina una grandiosa figura da quattro soldi per De Luca. Sul giornale “Il Corriere del Mezzogiorno” in data 3 agosto 2011 viene ospitato un lungo memoriale di Isaia Sales che così scrive sulla mancata realizzazione del termovalorizzatore di Salerno: “Nel gennaio del 2008, mentre in tutto il mondo gira l’immagine di Napoli e del suo hinterland con montagne di rifiuti in mezzo alle strade, il governo Prodi si orienta su un secondo termovalorizzatore da ubicare a Salerno, su pressanti insistenze del sindaco. Vincenzo De Luca, da strenuo oppositore di discariche e inceneritori fino a qualche mese prima, quando non aprirle o non farli nuoceva alla credibilità del suo nemico Bassolino, decide per un suo diverso posizionamento: farsi carico di problemi non risolti da altri, contrapponendo all’immagine infernale di Napoli quella paradisiaca di Salerno con un’alta raccolta differenziata e un termovalorizzatore da costruire nel suo territorio. Un cambio di strategia repentino, tipico di coloro che in politica non avvertono minimamente la necessità di dimostrare la bontà delle nuove posizioni o di giustificare quelle precedenti. La nuova posizione trova rapido accoglimento nel disperato governo Prodi: De Luca diventa interlocutore privilegiato di Letta (il giovane) e di Bersani ministro dell’Industria). Sullo sfondo la candidatura a presidente della Regione nel dopo Bassolino. Il 16 gennaio 2008 viene nominato commissario governativo per la realizzazione del secondo termovalorizzatore della Campania: la lotta strenua da lui fatta fino a qualche giorno prima contro i commissariamenti sui rifiuti viene accantonata. De Luca si mette all’opera e individua l’area dove realizzarlo; con astuzia viene scelta una zona a ridosso dei comuni confinanti a sud e est con la città, Cupa Siglia: se l’inceneritore porrà dei problemi alle popolazioni, saranno quelle confinanti con Salerno a soffrirne e non i suoi concittadini. Il sindaco nomina il suo staff, comincia gli espropri, avvia la gara d’appalto, vola in America incontrare il grande architetto Franck O. Gehry, ideatore del Guggenheim di Bilbao: anche per la monnezza ci vuole un archistar. Diventa un protagonista di numerose trasmissioni televisive: l’Italia vede in lui una radicale alternativa al disastro napoletano. La prima gara, però, va deserta. Per un’opera di ben 200 milioni di euro non si presenta nessuna impresa. Perché avviene ciò? Semplicemente perché le condizioni poste dal sindaco sono contrarie a qualsiasi logica di mercato: nel bando viene richiesto alle imprese di versare 32 milioni all’ente appaltante; in altri termini, chi vince la gara deve fornire al Comune di Salerno i soldi che non ha per acquisire un cospicuo pacchetto di azioni così da controllarne la gestione”. Ma la cosa più eclatante è la campagna pubblicitaria pro-termovalorizzatore che in prima persona il sindaco conduce dalle frequenze di Lira Tv con editti apodittici del tipo “entro venti mesi il termovalorizzatore sarà una realtà in una grande città europea” (la citazione dell’Europa non manca mai nella megalomane ed oligarchica visione futura della città di De Luca). Non mancano i talk-show su altre tv private, ben prezzolate, con la presenza a turno di “tutti gli uomini del sindaco”, gli stessi che oggi assediano Giuseppe Canfora, impegnati in una campagna a tutto campo pro-termovalorizzatore. Addirittura Vincenzo De Luca mette su un pullman buona parte della sua maggioranza (assessori compresi) e li spedisce a Brescia a vedere e toccare con mano il termovalorizzatore realizzato nel centro urbano di quella città. Al ritorno i missionari sembrano tutti esaltati e perfettamente eruditi sulle qualità e sulle convenienze dell’impianto che non produce alcun rischio per la salute e per l’ambiente. La solfa dura mesi e mesi, ma nel frattempo incominciano (come al solito) le solite guerre interne tra gli imprenditori che soprattutto a Salerno sono stati abituati a vivere all’ombra dei finanziamenti e degli appalti pubblici; e due gare per l’appalto vanno deserte provocando altri problemi: “Una sola ATI (associazione temporanea di imprese) si qualifica e la sua offerta non viene giudicata tecnicamente valida. Si tratta delle ditte De Vizia di Avellino e Lombardi di Vallo della Lucania, di proprietà del presidente della Salernitana calcio, che per ragioni diverse non godono “più” delle simpatie del sindaco: la De Vizia da sempre vicina al sistema demitiano, Lombardi in guerra permanente pubblica con De Luca dopo anni di amoroso idillio in forza del quale aveva anche acquistato la Salernitana Calcio buttandola poi verso il fallimento. Sta di fatto che per ragioni tecniche anche con il secondo appalto si fa un buco nell’acqua, e Lombardi chiede un risarcimento di 80 milioni al Comune di Salerno. Dall’America si fa sentire anche il grande Gehry, contattato mesi prima per progettare l’opera: «Mi hanno convocato, hanno chiamato i fotografi per annunciare che avrei progettato io il termovalorizzatore e poi più nulla. Si sono fatti pubblicità usando il mio nome»” . Nel frattempo il consiglio regionale della Campania vota una (sciagurata) legge che delega le Province in materia, dei rifiuti e il nuovo presidente di quella di Salerno, Edmondo Cirielli, rivendica la titolarità per la costruzione dell’inceneritore non ancora avviato da De Luca. Trattandosi di un mega appalto da 200milioni di euro la battaglia si fa subito durissima. De Luca sostiene che se la competenza passa alla Provincia sarà la camorra a beneficiarne; Cirielli risponde che De Luca ha sperperato milioni di euro senza neanche avviare l’appalto e manda le carte alla magistratura. A questo punto lo scontro si trasferisce a Roma e qui si apre una danza che ha dell’incredibile. Con l’ennesimo decreto legge in materia, Berlusconi sta per ufficializzare il passaggio dei poteri commissariali a Cirielli, ma Mara Carfagna (già in rottura con Edmondo, ministro in carica, che all’epoca stava per sposare Marco Mezzaroma interessato forse ai mega appalti salernitani e sicuramente alla Salernitana Calcio che rileva con il cognato Claudio Lotito … povera Salernitana che all’ombra della guerra del cemento viene sbatacchiata da una parfte all’altra !!) vuole che tali poteri restino nelle mani del sindaco non fidandosi di Cirielli e temendo l’influenza su Salerno tramite lui di Nicola Cosentino (suo avversario romano per le grazie di Berlusconi !! ma non ancora in odore di camorra). La ministra continua così una lunga tradizione di sostegno a De Luca degli esponenti del centrodestra. Si assiste addirittura a un colpo di scena inedito nella storia delle relazioni istituzionali tra maggioranza e opposizione in Italia. Il segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, scortato da Vincenzo De Luca, si presenta a Palazzo Chigi durante la seduta del consiglio dei ministri e per la prima volta nella storia della Repubblica (grazie ai buoni uffici della Carfagna) viene interrotto il consiglio dei ministri per ascoltare le ragioni di De Luca: lasciare la costruzione dell’inceneritore in mano alla Provincia vuol dire favorire la camorra e i Casalesi (fonte Corriere del Mezzogiorno del 3.8.2011). Un tale interessamento di Bersani dimostra il ruolo che De Luca ha assunto (in quel momento) nelle correnti interne al Pd e l’interesse per gli inceneritori (e per le ditte che li costruiscono) nella politica dello stesso Pd. Come da buon metodo italico si arriva a un compromesso: i poteri passano al presidente della Regione Caldoro, il quale a sua volta può delegarli. E, infatti, li delegherà a Cirielli. Apriti cielo: “”De Luca per ripicca prende una decisione che ha dell’incredibile: trasforma in zona artigianale l’area che lui stesso aveva destinato alla costruzione dell’inceneritore, dicendo che se l’inceneritore lo costruisce lui quell’area va bene, se lo costruisce la Provincia quell’area non è più disponibile sicuramente l’appalto sarà pilotato dalla camorra. In altri termini, o l’inceneritore lo faccio io o non si fa; o De Luca o camorra”” (fonte memoriale di Isaia Sales). E la magistratura ? silenziosa assiste a più cambi di destinazione d’uso di intere aree senza battere ciglio. Cirielli, intanto, va avanti e nell’agosto 2011 aggiudica la realizzazione del termovalorizzatore ad una associazione di imprese al cui interno c’è la ditta Rainone. I consiglieri regionali del Pd, Gabriele e Marciano, gridano allo scandalo: tale ditta è imparentata con Gambino arrestato il 15 luglio 2011 per rapporti con la camorra. L’accusa dei due consiglieri regionali PD confermerebbe, se vera, la teoria di De Luca: il termovalorizzatore sarà costruito da ditte «sospette» di legami con i camorristi. E riparte una nuova battaglia, più aspra di quelle di prima. Tutte le ditte vengono fatte fuori, tra Tar e Consiglio di Stato non si muove più niente e alla fine il termovalorizzatore non si fa; partono altre due inchieste giudiziarie che vogliono vederci chiaro nell’esproprio dei suoli, nella nomina dello staff e nelle procedure d’appalto, anche perché in pratica il termovalorizzatore sarebbe dovuto sorgere in stretta contiguità con i suoli dell’ex Ideal Standard che erano già entrati nel mirino della magistratura. Escono dalle grazie del sindaco De Luca l’impresa Lombardi e tutte le ditte che fanno capo ad essa attraverso l’ANCE; per il gruppo Rainone si aprono, invece, le porte del Paradiso Terrestre del Comune di Salerno, e non solo (centro di compostaggio, centro commerciale ex MCM, piazza della libertà e Crescent; e scusate se è poco). E la Salernitana Calcio ? è sempre più bistrattata; quando la lascia Lombardi tra mille polemiche sta quasi per prenderla Rainone che si fa vedere allo stadio sempre più spesso con De Luca, poi fortunatamente o sfortunatamente (perlui !!) irrompe sulla scena Marco Mezzaroma scortato dal ministro Mara Carfagna; ma l’idillio tra Mezzaroma, la Carfagna e la Salernitana dura molto poco, come del resto dura poco il matrimonio tra il ministro e l’imprenditore (ma questi sono fatti loro !!). Arriva allora il cognato Claudio Lotito che salva capre e cavoli, fa l’imprenditore di calcio e rilancia la Salernitana costringendo anche Marco a rimanere nel pacchetto azionario. Meno male. Ecco perché quando De Luca parla di rifiuti, ma anche di altri progetti megagalattici a livello europeo, bisogna andarci piano e non lanciarsi a capofitto in sua difesa così come sta facendo il presidente-liquidatore della Provincia di Salerno. Non so se questo lungo scritto contribuirà a schiarire le idee di Giuseppe Canfora, spero possa contribuire quantomeno a chiarirgli una parte della lunga storia dei rifiuti e della politica salernitana.