Conte e la fama

 

Felice Bianchini junior

(corrispondente e notista politico)

 

ROMA – È dall’ormai famoso 20 Agosto che sento parlare di ribaltone, non nel senso di caduta della Lega all’opposizione e salita al governo del PD, ma in termini di classifica di fiducia nei leader: “Conte ha scavalcato Salvini”, si sente dire. E sembra plausibile, visto che il tutto è condito con la famosa volatilità dell’elettorato, la fluidità delle intenzioni di voto. Sia chiaro, che ad oggi si cambi idea spesso non è falso: un attaccamento quasi religioso a un partito o a un leader, come si poteva riscontrare per partiti come quello comunista o della democrazia cristiana, sembra non esserci più. Chiunque si esponga deve rendere conto al suo elettorato e se non mantiene le promesse viene facilmente scaricato. Come è anche vero che ci sono molti italiani che passano da un leader all’altro, a seconda di chi si trovi in quel momento sul carro del vincitore.

 

Ma una figura come Conte è più che controversa: un professore che da “indipendente” è passato dalle retrovie del MoVimento a Palazzo Chigi, dall’anonimato alle prime pagine. E sì, quel 20 Agosto ce lo ricorderemo – almeno quelli con più scorte di fosforo. Ma un conto è ciò che si dice e che viene scritto, un conto è ciò che è reale. L’altra settimana ci sono state la manifestazione di Articolo Uno (Unica) e la manifestazione di Fratelli d’Italia (Atreju), alle quali ha partecipato anche il Premier, venendo intervistato alla prima da Mentana, e alla seconda da Vespa. L’apprezzamento e la fama del premier non sono stati riscontrati nei fatti: alla manifestazione della Meloni, come del resto ci si poteva immaginare, l’accoglienza non è stata proprio calda, per utilizzare un eufemismo; da Bersani e compagni, con mio stupore, quasi si contavano più giornalisti che gente comune, vi era poco popolo.

 

C’era stato un temporale qualche ora prima – e durante tutta la durata dell’intervista ha fatto da cornice un gruppo di nuvole grigie e minacciose, rivelatesi poi innocue, le quali comunque lasciavano spazio alla luce del sole che, come imbarazzata, arrossiva sempre più, pronta a cedere il passo al blu scuro della sera. Il meteo non ha sorriso al premier, è vero, ma dal leader più amato dagli italiani, anche più dello scomodo Salvini, ci si aspettava un seguito un po’ più consistente, e che non si facesse fermare da qualche nuvolone. Non ha mai dato, né probabilmente mai darà, il prof. Conte, l’impressione di essere in grado di muovere le masse.

 

Le cose che mi vengono in mente sono due: o le domande dei sondaggi sul gradimento dei leader erano fuorvianti, o l’attaccamento al Premier è solo tacito assenso, sommaria fiducia, semplice simpatia. O, forse, è tutta una questione di meteo. Chissà.

 

 

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