Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – La legge elettorale delle amministrative, voluta sostanzialmente dall’on. Mario Segni (figlio del compianto Presidente della Repubblica, Antonio) conferisce al sindaco il potere di assegnare le deleghe assessorili ed anche quelle relative alla migliore gestione possibile dell’amministrazione che si è chiamati a governare direttamente dal popolo. A qualcuno piace, ad altri meno, ma così è e bisogna farsene una ragione.
Quindi niente di anormale o di eccezionale se un Sindaco revoca una delega, conferita “speciosamente” ad un suo fedelissimo (nel senso di avere uno stretto collaboratore allenato a tenere la bocca chiusa !!), a causa del venir meno della fiducia che è alla base di ogni delega. La cosa strana che mi fa ridere è quando i sindaci (figura che nel corso di questi ultimi trent’anni ha assunto la valenza di un vero e proprio “piccolo podestà” in barba ad ogni elementare concetto di democrazia; ma questo, ripeto, è voluto dalla legge), un po’ come fanno i giudici quando assolvono con la formula de “il fatto non sussiste”, scrivono nei loro decreti di revoca sempre la stessa frase: “Comportamenti in palese contrasto con gli indirizzi della maggioranza”. L’arte del copia-incolla è micidiale.
Questi sindaci guasconi (che pur avendo le stesse peculiarità autoritarie, tra loro non vanno d’accordo !!) dovrebbero spiegare bene cosa intendono per “indirizzi di maggioranza” se in un piccolo contesto comunale locale governano soltanto loro e fanno il bello e il cattivo tempo nominando e revocando a seconda delle necessità del momento; e questo accade sia a sindaci di sinistra che a quelli di destra (ammesso che oggi si possa concretamente fare una netta distinzione), entrambi fieri assertori del “qui comando io” perché gli elettori lo hanno scelto direttamente per la più alta carica locale. Ci sono sindaci che quando convocano le giunte non comunicano mai gli argomenti all’ordine del giorno; una dimostrazione in più del loro strapotere.
Nel Vallo di Diano, che oggi cattura il mio interesse, negli ultimi mesi è accaduto per ben tre volte nei tre distinti comuni in cui si andrà al voto in autunno: Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana e Padula; guarda caso nei tre comuni retti da tre soggetti politici particolarmente affezionati al potere della poltrona di sindaco che non lascerebbero, se ne avessero la possibilità, neanche se venissero presi a cannonate: a Monte San Giacomo il sindaco Raffaele Accetta ha revocato, in un sol colpo, la delega di vice sindaco ed assessore alla cultura ad Angela D’Alto e la delega di assessore ad Antonio Caporrino; a Montesano sulla Marcellana il sindaco Giuseppe Rinaldi ha revocato la delega di vicesindaco con delega agli Enti sovracomunali a Francesco Radesca che si è dimesso da assessore e, infine, a Padula il sindaco Paolo Imparato ha revocato la delega di vice sindaco a Michela Cimino ma. Guarda caso, non quella di assessore. Per addolcire la pillola ?
Ma l’aspetto più risibile della vicenda è quello basato sul principio di stranissime ipotesi di “rinnovamento” a pochi mesi dalle consultazioni elettorali amministrative; insomma, il comune denominatore delle tre distinte vicende è sostanzialmente “la battaglia politica pre-elettorale” in funzione di accordi sanciti a suo tempo ed ora non mantenuti per timore di non poter continuare a governare anche da dentro e/o da fuori le rispettive amministrazioni.
E’ vero che nel caso specifico di Michela Cimino (come si evince dal decreto di revoca) traspare una manifestata lontananza della vice sindaca dalla maggioranza, ma la sostanza del mio discorso in definitiva non cambia. Anche se al decreto ha risposto per le rime la Cimino con una accorata lettera nella quale ha tra l’altro scritto: “… non puoi trattare le persone come un paio di scarpe vecchie, da buttare appena non ti servono più, senza un motivo o una spiegazione! … Io credo che tu sia arrivato alla fine del tuo percorso politico e lo testimoniano le porte in faccia che il Partito ti ha sbattuto in queste ultime settimane, dimostrando che con te non si può discutere civilmente e che rappresenti un modo vecchio e polveroso di fare politica, basato su favoritismi … Vicino a te può stare solo chi ti adula per ottenere vantaggi personali …”
Per quanto ne possa capire io di politica è inquietante il fatto che a pochi mesi dalle elezioni e d’improvviso i tre sindaci-podestà si accorgono che i loro tre rispettivi vice sindaci non meritano più la fiducia del capo; quando in almeno due casi sui tre sopra descritti i sindaci avevano sancito precisi patti con i vice per la naturale successione fin dalle scorse consultazioni elettorali.
Così facendo non solo hanno lanciato un brutto messaggio alle comunità rappresentate ma rischiano addirittura di favorire gli ex delfini nella corsa elettorale; la gente che vota vuole chiarezza ed in questi tre casi di chiarezza non c’è neppure l’ombra.