Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – La notizia che sto per raccontarvi è verosimilmente pubblica ma non è di dominio pubblico, vale a dire che è una notizia conosciuta, per il momento, soltanto da pochi addetti ai lavori.
Di solito le piscine sono statiche perché, al di là di quelle che si fittano, molto spesso rimangono negli stessi luoghi dove vengono costruite oppure montate; nel Vallo di Diano, però, c’è una “piscina volante”, del tipo Acquazzurra.
a) Qualcuno ha richiesto come associazione un contributo ad un Istituto di Credito ed ha acquistato (con denaro pubblico) una piscina volante (di quelle che non si interrano o si interrano poco) da utilizzare per scopi sociali;
b) Senza neppure spacchettarla la piscina viene offerta in prestito gratuito ad un’altra associazione sempre per fasulli scopi di beneficienza e volontariato;
c) Infine, la piscina sempre nuova ed ancora impacchettata ritorna nelle mani di chi ha disposto la concessione del contributo inizialmente richiesto dalla prima associazione.
d) Tuttora quel privato cittadino la detiene e ne fa bella esposizione nel giardino di casa per i suoi figli.
Questa, per sintesi, la notizia che è trapelata dalle strette maglie del riserbo perché riguardando un istituto di credito che gestisce soldi della clientela (soldi pubblici !!) deve essere assolutamente tenuta nascosta al fine di evitare guai molto seri sul piano squisitamente giudiziario-penale.
Il caso è seriamente grave perché, a conti fatti, il privato cittadino nelle cui mani è finita la piscina è facilmente ricollegabile all’istituto di credito che, a monte, ha erogato l’oneroso contributo (si parla di alcune migliaia di euro).
Ovviamente tutto è dimostrabile; esistono tuttora i documenti fascicolati e conclusi con la delibera del cda e con il bonifico bancario in favore della prima associazione, cioè quella che aveva fatto richiesta per l’acquisto della piscina per fini pubblico/assistenziali – ricreativi e popolari.
Altrettanto ovviamente è giusto precisare che delle due associazioni implicate nella vicenda soprattutto la prima è da ritenere assolutamente innocente perché ha semplicemente concesso in prestito temporaneo la piscina (ancora intonsa e mai montata) alla seconda, e quando ne ha richiesto la restituzione ha appreso che la piscina non c’era più e il suo interlocutore non ha saputo offrire adeguate spiegazioni, se non balbettii vari.
E adesso cosa accadrà ?
Probabilmente nulla; il rigido segreto professionale mi impone di non fare nomi e cognomi sul giornale; in altra sede tutto potrebbe essere possibile.
Roba da matti! Non comprendo la segretezza sul nome dell’utilizzatore attuale.
Penso che sia utile rendere pubblico il nome del fruitore, specificando che l’esibizione della documentazione attestante la regolarità dell’acquisto farebbe cadere i dubbi su un comportamento che, al momento, appare grossolanamente illegale.
Dinanzi a certe episodi non si può essere riservati. Chiedere conto dei suoi atti a chi riveste funzioni pubbliche è un diritto e un dovere di ogni buon cittadino.