Aldo Bianchini
SALERNO – Quando il responsabile del “gazzettino della Curia” pubblica una notizia su Il Mattino (quotidiano di riferimento), la stessa rimane una notizia e basta. Nessuno mai si degna di acquisire la notizia, di farla propria e di commentarla; perché molto spesso le notizie sul variegato e anche complicato mondo della Chiesa che l’ottimo Giuseppe Pecorelli fornisce a tutte le testate giornalistiche restano relegate, nel migliore dei casi a semplici “trafiletti” da pubblicare in un angolino sperduto delle pagine interne.
Eppure il lavoro di Pecorelli è assolutamente apprezzabile in quanto lascia gli altri l’eventuale interpretazione di suoi scritti che andrebbero tutti commentati perché, spesso, aprono finestre incredibili per inserirsi ed infilarsi nel mondo della Chiesa.
Come nel caso della notizia, pubblicata sull’edizione del 25 agosto, dal titolo “Tutela dei minori, Bellandi chiama don D’Alessio” che, ripeto, non è una semplice notizia da prendere sottogamba, ma una notizia che merita alcune riflessioni.
Tutti i giornalisti di Salerno conoscono “don Alfonso D’Alessio”, uno dei pochissimi sacerdoti laureato in giurisprudenza che fa parte (lo si può dire con forza) della nuova frontiera modernizzata e culturalmente preparata di “quella Chiesa che vorrei” capace di allontanarsi da quel clichè incartato su stesso e vincolato alle pur rispettabili tradizioni della Chiesa cattolica per immergersi nel mondo globale che bisogna non dico combattere ma almeno sorvegliare per non rimanere troppo indietro e fuori dal tempo, e non solo dal tempio.
Per fare un paragone è utile ricordare come la vecchia, stanca e retriva Chiesa sta, in questi giorni, mostrando la sua facciata peggiore con la presenza su tutte le televisioni nazionali ed estere di un sacerdote che si espone quotidianamente su tutte le televisioni nazionali ed estere restituendo a livello planetario l’immagine di una “Chiesa Cattolica” non al passo con i tempi e retriva rispetto alla velocità stellare con cui si muove la società di oggi. Questo ovviamente senza assolutamente mettere in discussione le qualità umane e sacerdotali del parroco che si sta spendendo per spiegare la tragedia di Giffoni V.P. in cui ha perso la vita Ciro Palmieri, pur non avendo dalla sua la necessaria preparazione mediatica.
Don Alfonso D’Alessio, invece, è un esponente di spicco della Chiesa moderna, preparata, colta e disponibile che anche Papa Francesco vorrebbe vedere realizzata; oltretutto don Alfonso, tra l’altro, è anche giornalista regolarmente iscritto all’Ordine Nazionale ed ha al suo attivo la direzione del notiziario della Curia oltre ad essere stato il portavoce ufficiale dell’Arcivescovo S.E. Mons. Andrea Bellandi.
Nonostante questo don Alfonso ha dovuto lottare, tempo fa, per imporsi all’attenzione del Tribunale Ecclesiastico, feudo di incartapecoriti sacerdoti del passato che, in molti casi, di giurisprudenza non avevano mai sentito parlare e si muovevano soltanto sull’onda delle tradizioni millenarie ma obsolete e surclassate dalla velocità della vita sociale e aggregativa.
Ora un Arcivescovo lungimirante, sostanzialmente giovane anch’Egli, gli ha affidato il compito di “referente diocesano per la tutela dei minori” (rispolverandolo dal recente passato quando c’è stato un primo tentativo, poco riuscito !!, su imput di S.E.Mons. Luigi Moretti che aveva lanciato don Natale Scarpitta) attraverso tutte le parrocchie dell’estesa diocesi “Salerno-Campagna-Acerno”; un incarico difficilissimo che “don Alfonso” affronterà da par suo con il giusto piglio per trasmettere in tutti i parroci e i fedeli il culto di “quel senso di responsabilità culturale” che con l’aiuto delle famiglie sarà utilissimo per “accompagnare le piccole vittime di abusi e violenze” nell’ottica del nuovo ed interessante messaggio cristiano che l’Arcivescovo tenta di lanciare su tutto il territorio per una Chiesa nuova, moderna e culturalmente preparata. Difatti don Alfonso “assisterà e consiglierà il Vescovo collaborando nell’accompagnamento delle vittime e nella gestione della segnalazioni di abusi. Inoltre avrà il compito di proporre iniziative per sensibilizzare il clero, gli organismi di partecipazione e gli uffici pastorale diocesani sui temi della tutela dei minori e della formazione degli operatori pastorali”.
Insomma una sorta di “difensore civico” proposto intelligentemente dalla Chiesa “a tutela di se stessa e dell’immensa platea di giovani-minori” che hanno assoluta necessità di essere assistiti. Con don Alfonso sarà diverso ? Credo proprio di sì, diamogli qualche mese di tempo e poi vedrete i risultati che sarà capace di portare a casa, anzi in Curia.