da Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Mandare al macero le trascrizioni che non servono ai fini dell’inchiesta e, invece, finiscono sui giornali, rivedere profondamente tutto il sistema, le intercettazioni attraverso la “diffusione selezionata e pilotata” sono diventate “strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica”. Occorre una riforma del codice penale” anche cambiando la Costituzione; “assistiamo all’uso e, talvolta, all’abuso della custodia cautelare come surrogato temporaneo dell’incapacità dell’ordinamento di mantenere i suoi propositi, l’obbligatorietà dell’azione penale si è tradotta in un intollerabile arbitrio, rivedere l’abuso d’ufficio e di ripensare l’edilizia carceraria con l’eventualità di un commissario ad hoc. La lentezza dei processi civili costituisce un disincentivo agli investimenti, comportando una perdita del 2 per cento del prodotto interno lordo. Il Ministro della Giustizia On. Carlo Nordio , vede il bicchiere mezzo pieno,ed ha annunciato riforme costituzionali , separazione delle carriere tra giudici e pm, fine dell’obbligatorietà dell’azione penale «che si è trasformata in un intollerabile arbitrio» e alta corte per togliere al Csm la competenza disciplinare sui magistrati. La riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati , perché è “insensato che il pm appartenga allo stesso ordine del giudice. L’omogeneità di questo Governo e la solidità della maggioranza consentono di approvare” una serie di misure “di vasta prospettiva che consentano di risolvere le criticità” della giustizia, che sono “infinite” e “costituiscono un elemento di freno della nostra economia e di disincentivo agli investimenti, comportando, secondo la Banca Mondiale una perdita pari a quasi il 2 per cento del Pil.” Sul tema della disciplina delle intercettazioni, Nordio ha annunciato che ne verrà fatta “una profonda revisione, vigileremo in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria”. Per il Guardasigilli le intercettazioni attraverso la “diffusione selezionata e pilotata” sono diventate “strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica. Non si è mai vista una condanna sulla base delle sole intercettazioni”. Soprattutto, “non è più ammissibile che le conversazioni finiscano sui giornali. Non sarà più tollerata la fuga di notizie in merito alle intercettazioni. Verranno avviate subito le ispezioni. Vigileremo in modo molto rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria”. L’uso delle intercettazioni in Italia è “di gran lunga superiore alla media europea e alla media dei paesi anglosassoni con costi elevati” ed esiti che “spesso non concludono nulla”. Tra le priorità, “la modernizzazione del sistema carcerario”, poiché “è irrazionale che le stesse strutture debbano ospitare detenuti condannati in via definitiva e quelli in attesa di giudizio. In merito alla carcerazione preventiva, il paradosso più lacerante è che, tanto è facile oggi entrare in prigione prima del processo, da presunti innocenti, quanto è facile uscirne dopo la condanna, da colpevoli conclamati. Orbene, la custodia cautelare, proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo”. Non ha senso l’appartenenza dei pm allo stesso ordine dei giudici, svolgono un ruolo completamente diverso. Sarà inoltre avviata una riforma del codice penale, che “è del 1930 e, nella sua relazione di accompagnamento, viene indicato come la più significativa espressione dell’ideologia fascista. Esso, tuttavia, è stato modificato solo in pochi elementi, sopprimendo i reati più odiosi e introducendone altri, principalmente attraverso leggi speciali, non sempre coordinate con la sua struttura. Al contrario, il codice di procedura penale, che disciplina le indagini e il processo, è relativamente recente. Questa contraddizione va risolta: occorre, quindi, una riforma del codice penale, adeguandolo nei suoi principi al dettato costituzionale. Proporremo una profonda revisione di quei reati che intimoriscono gli amministratori senza tutelare i cittadini, rallentando o impedendo quella collaborazione tra gli uni e gli altri, con effetti perniciosi per la certezza dei rapporti giuridici e più in generale sullo sviluppo del paese. In un secondo momento, saranno elaborate le proposte che incideranno più radicalmente nel sistema complessivo. Il lavoro preliminare è già iniziato, con il progetto di istituire le opportune commissioni e gruppi di lavoro. La giustizia civile oltre a costituire un fattore essenziale di tutela dei diritti e delle persone, soprattutto quelle più deboli, ha un rilevantissimo impatto sull’economia, “una giustizia efficiente garantisce la protezione dei diritti di proprietà e dei crediti, e favorisce l’accumulazione di capitale, il finanziamento delle imprese, l’efficiente allocazione delle risorse, la competitività e il potenziale di crescita di un territorio. L’eccessiva durata dei processi civili in Italia agisce ancora come un freno per la nostra economia. Cruciale è dunque la riduzione dei tempi di definizione, perché a ogni 10% in meno di durata dei processi corrisponde un aumento della dimensione delle imprese. “Nella medesima prospettiva di tutela del tessuto economico nazionale si inserisce la riforma delle norme sull’insolvenza, che persegue l’obiettivo di offrire nuovi e più efficaci strumenti agli imprenditori per sanare quelle situazioni di squilibrio economico-patrimoniale che appaiono reversibili, grazie al ricorso alla “composizione negoziata della crisi”, vero cuore della nuova normativa dell’insolvenza.Le intercettazioni per Nordio in Italia se ne fanno troppe, più che nel resto d’Europa. «Non possiamo spendere 200 milioni per intercettazioni fatte sulla base di semplici sospetti, che non concludono nulla, e non avere i soldi per l’assistenza psicologica nelle carceri dove si commettono suicidi. Nel 2021 su 5.400 procedimenti ci sono state appena 9 condanne davanti al gip e 18 in dibattimento». L’obbligatorietà dell’azione penale “si è tradotta in un intollerabile arbitrio” in quanto “il pubblico ministero può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti ma senza rispondere a nessuno”. Per indagare sui giudici che sbagliano serve un’Alta corte disciplinare, e non certo la sezione disciplinare del Csm, visto che i consiglieri sono “scelti per appartenenza correntizia. Secondo Nordio “è necessario spostare l’azione disciplinare in una corte terza nominata dal capo dello Stato”, perché “non è tollerabile che a giudicare siano i giudici nominati dagli stessi giudicati”. Da qui la sollecitazione alle Camere per una “rapida convocazione” per eleggere i futuri dieci consiglieri laici del nuovo Csm, perché “è inaccettabile che l’elezione sia rinviata sine die”.