Il potere e le memorie dei perdenti.

 

 

scritto da Salvatore Memoli

per “leCronache.it”

 

Mi domando spesso che cos’è la memoria? Ovviamente non voglio riferirmi ai ricordi. I ricordi sono un moto di malinconia e sarebbe anche consigliabile analizzare perché assalgono, in certi momenti della vita, persone di ogni ceto e di ogni esperienza sociale. La memoria non è un ricordo, è qualcosa di più, di maggiore consistenza emotiva e culturale. La memoria colloca i fatti in giusta posizione, li valuta per quello che sono e gli attribuisce il valore giusto. La memoria è figlia di un sano esercizio psichico che solo i disonesti non sono in grado di contestualizzare ed attribuire al protagonista. In politica la memoria è la più bistrattata, si alterna con le sorti dei tempi e dei vincitori. Ai perdenti non serve la memoria, se non ad acuire le ferite della sconfitta, perché nessun gruppo sociale è disposto a riconoscere i meriti della memoria del perdente. La memoria apparentemente è strutturata direttamente in funzione del gruppo vincente. Un pò come nella storia, la scrivono sempre i vincitori.

> Non so perché mi sono soffermato su questa interpretazione sconvolgente del valore della memoria. Certamente non è un richiamo fine a se stesso. La vita mi ha portato lontano dalla mia città e sebbene faccia e mi occupi di cose interessanti, sono un “perdente” che ha abbandonato il campo politico totalmente invaso da un lanzichenecco che si chiama De Luca. Quest’uomo in barba a tutte le sue professate militanze comuniste è passato dal sessantotto alla baronia di Salerno e Napoli. Dalla lotta continua è passato alla difesa strenua del suo personaggio, del suo potere, dei suoi spazi vitali di business man politico. E, come un’ameba, cambia continuamente pelle e si riproduce per scissione, di decennio in decennio, regalandoci un figlio in politica e tanti epigoni, ovviamente in posti di comando e presidio del potere conquistato.

> Di un’entità del genere da sessantottino cattolico non ne sentivo il bisogno e non pensavo mai di coinvolgermi nel suo sostegno.

> A conti fatti sbagliai! Non per mio demerito perchè quel De Luca di allora lo voterei ancora. Sbagliai perchè non ebbi gli strumenti per valutare le capacità del comunista De Luca di trasformarsi come un camaleonte, come gli stessi suoi compagni storici mi avevano avvertito senza che io li ascoltassi. Un trasformista che è aduso a cancellare gli altri ed i loro giusti meriti politici. Un risultato che gli riesce bene e che gonfia il petto come il rospo nel pantano di cui si sente unico padrone.

> Per non aver ascoltato quella parte perdente di allora, sono diventato io parte perdente e come tutti gli sconfitti ho lasciato libera l’area di combattimento. Non per vigliaccheria, non sono vigliacco!

> Constato che chi dovrebbe unirsi a me ed a quelli che vogliono cambiare amano l’ambiguità della critica e del plauso, a seconda della convenienza. Perché il potere è conservatore e non si lascia sfidare. Su questa linea, siamo tutti perdenti!

> Ora mi direte che c’entra la memoria? La memoria nella definizione del potere è rivoluzionaria, i ricordi sono conservatori. La mia esperienza è che molti amano ricordare ma non esercitano la memoria, non la fanno vivere. La memoria ha la dignità della storia, è maestra e guida delle persone. Perché la memoria è profonda, completa, a tratti dolorosa ed implica autocritica e riscossa.

> A Salerno qualcuno ricorda ma pochi hanno memoria. Senza la memoria, i meriti sono tutti appannaggio di De Luca. Per il coro dei plaudenti, blasonati e non, prezzolati per lo più, contano soltanto i suoi meriti di cui egli crede di riempire la storia di Salerno. Al contrario, lo dico per me e per tanti altri, tutto quello che molti di noi hanno realizzato per Salerno non ha importanza, anche se continua a garantire vantaggi alla collettività. La nostra realtà di opere sociali, aziendali, economiche, culturali e personali fatte a Salerno non è utile ed offusca il ras post sessantottino con il consenso del coro dei suoi chiassosi plaudenti.

> Resto lontano da Salerno con la mia memoria e non parlo con chi vuole declassarla a ricordo o pensa che sia una rivendicazione per compiacersi.

> Ci vuole ancora molto perché le nostre memorie ribaltino le suggestioni di un falso affabulatore?

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