Aldo Bianchini
SALERNO – Il cognome “Tortorella” a Salerno, e non solo, è un cognome che conta; ed è un cognome che viene naturalmente e facilmente abbinato alla “Clinica Tortorella” (un gruppo di provata esperienza nel difficile mondo della sanità privata e/o convenzionata) ed al famoso circolo di tennis “Le Querce” (creato e sponsorizzato dalla famiglia Tortorella fino al punto di poterlo considerare di sua proprietà).
Questo breve preambolo per parlare di Giovanna Tortorella, una delle pochissime donne salernitane (da contare sulle dita di una sola mano) che a pieno diritto può essere annoverata nell’élite dei personaggi che, in epoca recente, hanno dato qualcosa di concreto alla città di Salerno ed a tutta la sua provincia.
Ognuno la può pensare come vuole ma Giovanna Tortorella è sicuramente un personaggio che è riuscito ad imporsi nello sport del tennis così come nell’eccellente impresa sanitaria di famiglia; e quella di Giovanna (per licenza giornalistica mi permetto di citarla per nome di battesimo) è una storia davvero straordinaria se solo si pensa alla ragazzina, poi maggiorenne ed infine adulta, che partendo da un campo in terra rossa di tennis del circolo Le Querce di Ogliara è riuscita ad imporsi prima in campo sportivo per meriti davvero speciali per poi, senza sussulti specifici, fare il grande salto nel mondo difficilissimo della sanità privata offrendo di se stessa una dimensione imprenditoriale sinceramente poco prevedibile per una ragazza di famiglia molto agiata come lei.
Bella, anzi molto bella, finemente educata, brava negli studi così come nello sport, è stata ed è da anni la punta di diamante di una famiglia di spicco della “Salerno bene” nel novero di quelle due-tre famiglie (non di più !!) che da Salerno hanno avuto molto e che a Salerno hanno saputo restituire tanto in termini di solidarietà sociale concreta e di sponsorizzazione dello sport come “buen retiro” sicuro per tantissimi giovani che attraverso lo sport possono trovare la risoluzione dei tanti problemi che assillano la gioventù.
Ebbene in questa missione la giovane, ora adulta, Giovanna ha avuto ed ha un ruolo di primo piano nel panorama dello “star system” salernitano applicato, proprio come nel mondo del cinema, alla vita quotidiano-borghese di una cittadina di provincia in cui, pur conoscendoci un po’ tutti, esistono e sono più marcate tutte quelle differenze di ceto sociale che spesso fanno turare il naso agli osservatori indipendenti che riescono a capire e distinguere l’ostentata vita soltanto da “jet set” locale da quella capacità del personaggio di integrarsi facilmente nel mondo esterno rispetto a quello che, anche suo malgrado, ha frequentato fin dalla nascita, quasi per grazia ricevuta.
Giovanna Tortorella è sicuramente un personaggio capace di vivere appieno la sua vita comunque agiata ma anche di sapersi integrare nella realtà meno agiata che la circonda; e lo sa fare in maniera tale da abbattere qualsiasi pregiudizio che i tanti figli delle chiancarelle (ai quali credo di appartenere anch’io) potrebbero nutrire verso un personaggio che, almeno apparentemente, ha ricevuto tutto dalla vita, anche i primati sportivi.
Giovanna, come personaggio, è nata su un campo da tennis, rigorosamente in terra rossa, del Circolo Tennis Le Querce (come dicevo) e da lì è partita la sua meravigliosa avventura nello sport e, soprattutto, nella vita.
Amata, invidiata, supportata e sopportata, qualche volta finanche osteggiata per pregiudizio; essendo la figlia del mitico Almerico Tortorella (grande salernitano, grande persona, un signore galantuomo di altri tempi) un po’ tutti pensavano e credevano che una “figlia di papà” (e che papà !!) come Lei facesse sport di élite quasi per gioco e perdita di tempo e che poco o niente avrebbe combinato nella vita. La realtà dei fatti ha dimostrato esttamente il contrario.
A proposito del padre Giovanna, qualche anno fa in occasione dell’inaugurazione di una palestra intitolata al suo genitore, ha detto: “Mio padre era un uomo dotato di grande ironia … amava lo sport ed allo sport ha donato tanto ma senza mai indossare un paio di scarpe da ginnastica!”; una frase frutto del sano e sentito amore di una figlia verso un padre che va ben oltre l’essere figlia di papà.
Probabilmente Giovanna ha vissuto male questo ruolo che dalla natura era stata chiamata a recitare anche se all’apparenza non ha amai dato segnali del contrario; ed è stata capace di ribaltare tutti i concetti e i pregiudizi che solitamente accompagnano questi personaggi ed ha compiuto due importanti missioni: rimanere ancorata al tennis e scalare i vertici dell’impresa sanitaria di famiglia.
I recentissimi clamorosi successi di Giovanna nel mondo del tennis nazionale ed internazionale (le foto pubblicate su FB mi hanno indotto a scrivere di Lei anche in relazione al suo conclamato compleanno “anta” di alcune settimane fa, per il quale anche io porgo cordiali e affettuosi auguri) sono la più plastica delle testimonianze in grado di abbattere in un sol colpo tutti quei pregiudizi legati alla pratica tennistica di una “figlia di papà”; Giovanna ha amato ed ama il tennis. Punto.
La scalata ai vertici dell’azienda sanitaria di famiglia ha, infine, sugellato la grande capacità di un donna che, invece di rimanere seduta sul suo stato agiato, ci ha messo la faccia ed ha rischiato di perdere un sfida che all’apparenza era molto più grande di Lei; e la sfida l’ha vinta alla grande.
Nel corso di questi ultimi decenni, soprattutto all’epoca della mia vicinanza al mondo del tennis (giocavo male, arbitravo peggio ma ero nella FIT provinciale), ho avuto modo di vedere alcune volte Giovanna Tortorella senza mai poter scambiare qualche parola con Lei; molti anni fa ebbi modo di incrociarla sui campi dell’Acqua Acetosa (nel rione Parioli di Roma) dove Lei frequentava la scuola nazionale per maestri di tennis (Giovanna è anche maestra di tennis) e mi apparve brillante, bella come al solito, felicemente legata al suo sport preferito.
Ero in compagnia di Nello Talento (vero mentore del tennis salernitano) e del compianto Riccardo Del Mese (proprietario del Villaggio del Sole) e facemmo visita a quel centro sportivo di fama internazionale, dove anni prima Adriano Panatta aveva mosso i suoi primi passi.
Anche lì, Giovanna (che, sgarbatamente, nessuno dei due mi presentò direttamente), era una leader in grado di imporre la sua personalità; così come ha dimostrato di esserlo anche nella vita familiare, quotidiana e imprenditoriale.