da Angelo Giubileo (avvocato – filosofo)
Partiamo da un evento più vicino alla nostra realtà quotidiana, e in particolare la scelta del candidato di centrodestra alle prossime elezioni regionali campane.
Ieri, la vicenda ha riguardato un altro tassello del mosaico o puzzle: l’ultima espressione che, personalmente, ritengo paradossale, per non dire stravagante, e forse altresì stantia, manifestata da esponenti del partito nazionale e locale di Forza Italia.
Dopo lunghe trattative – concernenti le scelte dei candidati per Campania, Puglia e Veneto, al voto il prossimo 23 e 24 novembre – ieri è stato il partito di Fratelli d’Italia a uscire definitivamente allo scoperto e dichiarare in un comunicato ufficiale che il candidato più idoneo a guidare la regione Campania è l’attuale viceministro Edmondo Cirielli, dotato di “esperienza, necessaria capacità di governo e profondamente radicato sul territorio”. La Lega si è subito accodata, ma non così Forza Italia, che ha rivendicato la necessità di “sedersi ancora al tavolo delle trattative”. Senza specificare quali.
L’attuale alleanza dei partiti di centrodestra – che formano la maggioranza del governo nazionale e che da tre anni, in generale, amplia e riscuote il consenso dei cittadini anche ai diversi livelli di amministrazione locale – è generata da un meccanismo politico, logico e naturale, secondo cui i cittadini hanno premiato e premiano i partiti di un’opposizione latente per oltre dieci anni (2011-2022), e pertanto, in primis, Fratelli d’Italia.
Cosa che, sempre logicamente e naturalmente, non può dirsi per il partito di Forza Italia, che, essendo un partito di “centro”, in passato non ha avuto particolari difficoltà a muoversi in un campo, piuttosto che largo, larghissimo; tanto che proprio ieri Antonio Tajani ha detto, dopo l’esito delle elezioni regionali in Calabria, che “si vince politicamente al centro”.
Ma, se fosse sempre così, che bisogno avrebbero i cittadini di spostare il consenso dall’una all’altra parte e altresì che bisogno avremmo di un sistema politico, quale quello attuale maggioritario, che impone all’elettore di fare una scelta da che parte stare?
Personalmente, e non solo, il dubbio è piuttosto che: il nuovo corso degli eventi nazionali, e quindi locali, e cioè il consenso acquisito e incrementale di Fratelli d’Italia nell’intero Paese, e della Lega al Sud – al partito di Forza Italia non sia più di buon auspicio. In prospettiva futura, morto Silvio Berlusconi, da oltre due anni lo stesso partito mostra di voler dare all’Italia un’immagine giovanile, indirizzata al naturale cambiamento. Ma, evidentemente, manca ancora il coraggio necessario!
In un saggio del 2019, dal titolo italiano Il manifesto del rinoceronte. L’avventura del liberalismo, il politologo canadese Adam Gopnik ha scritto: “Il liberalismo non è una teoria politica applicata alla vita. Piuttosto, è ciò che sappiamo della vita applicato a una teoria politica”. Allora tutti coloro che si dicono “liberali” dovrebbero sapere che è disdicevole piegare la vita alla teoria, e non il contrario.
Angelo Giubileo