REGIONALI: il candidato espiatorio contro la super burocrazia

 

 

da Antonio Cortese (docente – giornalista)

 

I partiti sono alle prese con una silente ma più frenetica che mai ansia elettorale.

Mentre la sinistra dello status quo si accomoda placidamente sulle liste della campagna pubblicitaria politica all’italiana, sapendo di poter comunque continuare a vezzeggiare posti e tribune, sia in caso di vittoria o di sconfitta, dal centro destra a destra vige e non solamente adesso un po’ di bagarre organizzativa.

 

Sta a “quelli di destra” doversi inventare infatti proposte, idee, programmi originali e nuovi modi per rimboccarsi maniche e polsini; mentre ad aspettarli fraccomodi sulle poltrone pronti a criticare e niente più, se non scopiazzare iniziative provenienti dal mercato politico estero, per non saperlo nemmeno adattare al nostro paese, siedono i partiti che vanno dal centro sinistra al nulla, sui quei legni una volta scomodi ma ora imbottiti di piuma d’oca.

 

Sta “a quelli di destra” dover dire qualcosa di sinistra, fare qualcosa di sinistra, dire qualcosa alla sinistra e trovare candidati che non rappresentino la mediocrità o il lassismo e la ridondanza delle tribune opposte; da dove la politica italiana é una innata sindrome di opposizione a prescindere e rea di provocare echi pappagalleschi e robotici dimostrando gravi mancanze di valutazione.

 

A destra si lavora per trovare quelle poche persone che si sappiano distinguere e che facciano valere il valore del singolo sull’appiattimento che sta trasformando i politici in semplici burocrati o superburocrati e ispettori, controllori della pace sociale al costo di non progredire, quando essi stessi sarebbero i progressisti, sempre a rincorrere chi abbia l’audacia di cacciare la testolina dalla mediocrità generale, sia civile che economica.

 

Vanno individuate le teste di serie che sappiano condurre e motivare , incoraggiare e mantenere la sveglia sulle proprie reali esigenze, ovvero quelle locali e della nazione per potersi far valere come europei e non cittadini soggetti al trasformismo machiavellico di cui ci ritengono appartenere gli altri paesi; i quali si sono svegliati in molti e pretenderanno se non già da adesso di fare la vita dei bellimbusti anche loro, con la differenza che le fortune ed i privilegi sono abituati a sudarseli, compresi i diritti e le dignità.

 

Dare per scontate tutte le comodità civili e sociali in Italia non significa che esistano ancora a lungo. La mentalità del paese dei sussidi, della “zezzinella” assicurerà una lenta decadenza ma nessuno sviluppo reale.

Si spera quindi che sarà difficile ma non impossibile che i prossimi governatori regionali non siano semplici rappresentati espiatori, ma vincenti esponenti di una destra di cui ha bisogno il cittadino italiano.

 

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