da Antonio Cortese (docente – giornalista)
Carlo Nordio a giorni dovrebbe regolamentare meglio la situazione di mono-committenza di molti avvocati, vecchi e giovani o freschi di laurea.
Ciò a cui invece si sarebbe dovuto provvedere dai primi tempi ribelli di Zio Silvio era la liberalizzazione delle carriere per i togati in generale: un tantino come negli Stati Uniti o in altre nazioni avanti coi tempi, l’avvocato é scevro completamente dai tribunali o qualsiasi altro ufficio burocratico.
Abbiamo tutti visto film e telefilm che semplificano la spiegazione di come altrove l’avvocatura é intesa come una sfera imprenditoriale a sé, dalla quale ogni libero professionista fa pubblicità del proprio studio legale su qualsiasi magazine o rotocalco, con spot radiofonici, televisivi o internet che siano.
Dipendere gli italiani da parrucche che venivano usate non per abbellimento ma per protezione igienica da pidocchi e pestilenze perpetue in società che non disponevano di acqua corrente o farmacie fino al dopoguerra ultimo é cosa oramai ridicola.
Provvedere alla avvocatura in monocommittenza può risultare ancora un aiutino del padre che regala cinquanta ero al figlio appena laureato per andarsi a divertire la sera, calcando il divario tra gli atenei ed il lavoro per cui si studia e negando valori e poteri ad “un pezzo di carta” tradizionalmente bistrattato dai detrattori che sguazzano nel mondo arrogante delle incompetenze e delle raccomandazioni), in primis perché va chiarito che il mondo del lavoro già si svolge nelle università e prima ancora nelle scuole e poi perché lo snellimento burocratico non potrà mai avvenire se dapprima non si snelliscono le logiche della giurisprudenza in questo caso e dopo anche negli altri settori di una vita che lavora ed é sveglia più che mai con le risorse del passato e la tecnologia odierna.