by Luigi Gravagnuolo 17 Giugno 2025
Quando, venerdì scorso 13 giugno, Israele ha lanciato l’assalto ai siti di arricchimento del nucleare in Iran e gli ayatollah hanno cominciato a rispondere col lancio dei loro missili balistici su Tel Aviv, è sorto un sentimento di paura anche nel nostro Paese.
Qualcuno tra i miei sparuti lettori mi ha scritto per chiedermi cosa stesse succedendo, cosa poteva succedere a noi, qui, in Italia, nei prossimi giorni. Li ho rassicurati, a mio avviso al momento non c’erano elementi di preoccupazione, salvo quelli ovvi derivanti dalla china che sta prendendo la vicenda geopolitica e militare nel mondo. Nessuno può escludere che la situazione non scappi di mano e che non precipiti nella terza guerra mondiale. Ma al momento non siamo minacciati di un imminente attacco al nostro suolo, ivi compresi il nostro suolo mobile – navi, aerei – e quello delle ambasciate italiane all’estero.
Con buona pace dei nostri pacidisarmisti siamo protetti. Grazie alla famigerata NATO. Che, nonostante le bizze di Trump, tuttora funziona bene, con una forza deterrente tale da sconsigliare qualsiasi provocazione diretta nei nostri confronti da parte dei numerosi guerrafondai del mondo. È evidente tuttavia che in prospettiva i rischi sono seri e che bisogna accrescere la nostra forza dissuasiva, se non vogliamo peccare di totale irresponsabilità verso noi stessi e verso i nostri giovani. Questo significa che occorre potenziare la nostra difesa in armamenti, addestramento e intelligence. Tanto più che il lunatico tycoon della Casa Bianca a giorni alterni minaccia di tirare gli USA fuori dalla NATO e dall’Europa.
Questo è lo scenario, eppure, nonostante siamo circondati da teatri di guerra, i sentimenti pacidisarmisti e anti-NATO sono tuttora molto diffusi nel nostro Paese. E c’è chi invoca un irragionevole ‘basta armi’. Le nostre, s’intende, quelle della Russia, dell’IRAN, della Cina e della Corea del Nord non destano le attenzioni dei pro-Pal e galassia ad essi confinante. Per costoro, se rischi ci sono nel mondo, lo si deve all’aggressività espansionista della NATO e degli USA. Non ci fossero gli USA, la NATO e – sì, dai – anche la nostra decadente democrazia, il mondo finalmente vivrebbe in santa pace.
Putin quindi avrebbe scatenato la guerra in Ucraina per difendere la Russia dalle minacce occidentali e Israele starebbe conducendo la sua spietata guerra contro Hamas, Hezbollah, gli Houti e il clero teocratico di Teheran per la sua propria volontà di dominio sul Medio Oriente. Basterebbe perciò lasciare Ucraini e Israeliani rispettivamente nelle grinfie di Putin e di Kamenei e risparmieremmo i soldi per le armi senza esporci ad alcun rischio.
Difficile ragionare con chi si rifiuta di prendere atto della realtà effettuale. Il 24 febbraio 2022 fu la Russia ad invadere l’Ucraina, non viceversa; il 7 ottobre 2023 fu Hamas a valicare il confine tra Gaza e Israele e a perpetrare la più feroce strage di Ebrei dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. E i propositi imperialisti di Mosca e Teheran sono espliciti, dichiarati. La prima vuole soggiogare di nuovo i Paesi dell’Est Europa e la Finlandia, ritenuti parte essenziale del Russkiy Mir, il Mondo Russo. Teheran dichiara, senza lasciare spazio a dubbi interpretativi, che vuole cancellare dalla faccia della terra lo Stato di Israele e con esso tutti gli Ebrei che vi risiedono. Altro che ineludibili risposte all’aggressività dell’Occidente.
L’altro ieri un italo-israelita residente in una città di Israele colpita da un missile iraniano, ordigno finito a pochi metri dalla sua abitazione, intervistato da un inviato RAI che gli chiedeva se condivideva l’iniziativa di Netanyahu di lanciare l’attacco a Teheran, ha risposto in maniera eloquente: “Meglio il rischio di uno o più missili iraniani che bucano la nostra difesa oggi, che la certezza di una bomba nucleare su di noi tra tre mesi!” Questo è lo stato d’animo con cui convivono gli Israeliani, e non solo da oggi. Né c’è qualcuno tra gli analisti del mondo intero che escluda che l’Iran del fanatico clero islamista al potere stesse effettivamente sul punto di realizzare la propria agognata bomba atomica.
Si sa, oggi l’ONU è in maggioranza egemonizzata dalla Cina. Se finanche l’AIEA, l’Agenzia ONU per la sorveglianza sugli impianti nucleari, il 12 giugno scorso, il giorno prima dell’attacco a Teheran, accusava l’Iran di non rispettare gli obblighi del Trattato di non proliferazione nucleare e di impedirle di verificare le sue attività, concludendo che l’Agenzia non era in grado di dire se il programma nucleare iraniano fosse esclusivamente pacifico, qualcosa vorrà pur dire.
Ha dunque fatto non bene, ma benissimo Netanyahu ad attaccare i siti di arricchimento e produzione di armi nucleari iraniani e insieme ad essi le rampe di lancio dei missili puntati contro Israele, dai quali sono partiti e tuttora vengono lanciati i missili balistici diretti sul suolo israeliano. Quale governo al mondo, avendo la certezza di un imminente attacco nucleare al proprio Paese e la fondata convinzione di poterlo sventare agendo preventivamente per scongiurarlo sarebbe stato ad aspettare?
C’è da chiedersi ora se, sotto un riguardo esclusivamente militare, l’attacco sia stato ben progettato e se stia avendo successo.
Non ci sono dubbi che esso sia stato finora di straordinaria efficacia. Attaccato proditoriamente da Hamas il 7 ottobre ‘23, Israele si trovava in quel momento esposto al rischio di una guerra concertata contro di esso, condotta simultaneamente da Hamas, Hezbollah, Siria, Sciiti dell’Iraq, Houti e dalla testa del serpente, l’Iran di Kamenei. In un anno e mezzo, a costo di enormi sacrifici umani e finanziari – violando finanche il diritto di guerra, su questo purtroppo non c’è dubbio come sancito dalla Corte Penale Internazionale – è riuscito a contenere la minaccia delle tenaci milizie di Hamas, a neutralizzare Hezbollah, a rovesciare il regime di Assad in Siria, a mettere sulla difensiva gli sciiti iracheni, a ridimensionare le provocazioni degli Houti, ad infiltrare l’Iran con i propri servizi ed ora a colpire il quartier generale di questa rete internazionale antisemita. Vedremo come andrà nei prossimi giorni, soprattutto capiremo se è vero che i centri di produzione atomica degli ayatollah sono stati smantellati, ma per il momento le sorti della guerra sembrano volgere in favore di Israele. Che poi significa in favore dell’Occidente. Oggi, grazie a quel pazzo criminale di Netanyahu, il Mediterraneo e l’Europa sono più sicuri. E noi in essi.