La storia del Cilento accoglie l’avv. Franco Chirico trai suoi figli eminenti Intervista al prof. Renato Di Gregorio

 

dal prof. Nicola Femminella (storico – giornalista – saggista)

La settimana scorsa è venuto a mancare l’avv. Franco Chirico. L’ho conosciuto e subito ho avuto modo di ammirare due aspetti imperanti della sua personalità: L’infinito amore per il Cilento, a cui ha dedicato gran parte della sua vita, perché intraprendesse la strada dello sviluppo socio-economico e il talento che riusciva ad esprimere nel produrre idee e progetti per la crescita delle comunità tra le quali conduceva il suo essere al mondo. Le due costanti che ne hanno segnato il corso della vita, non sono mai state cassate nella sua mente. Neppure di fronte alle difficoltà che di solito le nostre Terre appongono su azioni e tentativi tenaci, irriducibili di coloro che nel Sud cercano di imprimere mutamenti e nuovi corsi ai destini umani. Ritengo doveroso che i Cilentani conoscano maggiormente l’opera da lui compiuta in molti anni di impegno sociale. A tal fine ho condotto una lunga intervista al prof. Renato Di Gregorio, eminente esperto di organizzazione e sviluppo dei territori, che con l’avv. Franco Chirico ha avuto intensi e importanti rapporti di collaborazione, dividendo con lui ampi spazi di esperienze vissute, sorrette anche da “utopie possibili”. Credo che quanto riferito dal prof. Renato Di Gregorio possa servire soprattutto ai giovani, che potranno trovare suggestioni e ispirazioni per qualche contributo che vorranno dare alla loro amata Terra.

Lei, prof. Di Gregorio, conosceva bene l’avv. Franco Chirico che è morto il 24 u.s.. Cosa ricorda di lui?

Era un personaggio con un carattere forte e una visione strategica che gli consentiva di disegnare piani convincenti di sviluppo per il territorio cilentano, un territorio che amava profondamente.

Noi sappiamo che ha fatto costruire cinque dighe per ricavare dal fiume Alento acqua d’irrigazione per l’agricoltura locale e corrente elettrica per contenere i costi dei servizi erogati dal Consorzio di Bonifica Velia di cui era il presidente.

È vero, queste strutture portano oramai il suo nome e costituiscono la dimostrazione del suo ingegno strategico; un valente avvocato che riesce a fare cose da ingegnere!

Teniamo però conto che mentre, come Presidente del Consorzio Irriguo di Miglioramento Fondiario di Vallo della Lucania, nel 1993, completa i lavori per la costruzione della diga Alento, già prima, nel 1985, pensa di doversi interessare anche, più in generale, dello sviluppo locale del Cilento. Crea pertanto la Fondazione Alario, grazie alla disponibilità della signorina Gaetanina Alario, con l’intento di sostenere lo sforzo d’innovazione culturale necessario.

Direi di sì. Per molti anni si è avvalso di un manager come Ubaldo Scassellati che lo ha aiutato a dirigere la Fondazione Alario e a formulare studi e progetti necessari a risolvere alcuni nodi critici, anche strutturali del territorio, come la viabilità, e a valorizzare alcuni patrimoni locali, come l’agricoltura, l’archeologia e l’ambiente. Naturalmente i progetti richiedono finanziamenti e lui, che ne ha trovati a sufficienza per costruire ben cinque dighe, ha ritenuto di trovarli anche per finanziare lo sviluppo locale. Ci prova prima, tra il 1994 e il 1997, con il “Patto Territoriale del Cilento”, quando il CNEL, con Giuseppe De Rita, lancia i PIT (Piani Territoriali). Ci riprova poi con un Piano territoriale integrato denominato “Agenda 2000”, cogliendo l’interesse della Regione Campania a incentivare la proposizione “dal basso” di proposte di progetti integrati. Continua a provarci allorché la Regione Campania decide di utilizzare i Fondi POR (2007-2013) per finanziare cinque progetti per il turismo e i beni culturali. Il progetto in questo caso si chiama “Cilento tra natura e sport” e quota 25 milioni di euro. Nel 2009 prepara tutto: accordi istituzionali a vari livelli, studi e progettazione partecipata (bando delle idee) e formulazione del progetto “ParkwayAlento”. La Giunta regionale delibera l’approvazione del protocollo d’intesa con i 18 Comuni del Cilento centrale e il Consorzio Velia, a marzo del 2010. Purtroppo, a marzo dell’anno dopo la Giunta regionale (Caldoro)revoca la delibera precedente.

L’avvocato non si dà per vinto e il 30 luglio nel 2016 riesce a condividere di portare comunque avanti il progetto “Parkway Alento” costituendo un Accordo Quadro e raccogliendo l’approvazione di 28 soggetti istituzionali: Comuni, Comunità Montane, Parco Nazionale, Consorzio Velia e Fondazione Alario. Anche questo tentativo purtroppo naufraga sul piano gestionale.
Bisognerà aspettare il 2021 per riprovarci.

Ma Lei che è un esperto di Organizzazione a cosa attribuisce queste difficoltà di portare avanti un progetto così chiaro di sviluppo locale?

Tre sono i fattori di criticità ricorrenti in questo come in altri casi, che ho visto in questi trenta anni di lavoro nella Pubblica Amministrazione.

  1. credere che sia sufficiente disporre di un progetto ben fatto e credibile perché questo venga approvato “sostanzialmente” e non solo “formalmente” dall’insieme degli attori che popolano un territorio. “Una delibera non si nega a nessuno”, mi disse una volta uno scaltro Amministratore;
  2. costruire una compagine ampia di rappresentanti istituzionali che sembrerebbe assicurare la realizzazione di un progetto strategico di un territorio vasto, ma non prevedere di costituire e pagare una struttura tecnica di alto livello, trasversale agli Enti associati e, in qualche misura, anche indipendente da ciascuno di essi, che si occupi di seguire il processo necessario alla realizzazione del progetto. “Questi specialisti li paghiamo con i soldi del progetto”, mi dicono spesso gli Amministratori locali. Qualsiasi persona che abbia un minimo di cognizione di progettazione sa bene che un progetto, per sua natura, nasce e muore, mentre un progetto strategico di cambiamento deve contare su almeno una decina d’anni di vita per sortire degli effetti duraturi. Poi il risultato ottenuto va manutenuto con cura e amore.
  3. contare solo sul finanziamento esterno per realizzare un progetto e non impegnare risorse proprie, prima per realizzarlo e, soprattutto poi, per assicurare la gestione di ciò che il progetto ha realizzato. “Noi il sito web glielo regaliamo quasi, perché quello che ci interessa è il canone annuo”, mi disse un giorno l’Amministratore di una impresa di software.

È qui che entra in scena Lei, Prof. Di Gregorio?

Sì. Lui aveva letto il mio libro sull’Organizzazione Territoriale, forse perché qualcuno deve avergliene parlato e aveva supposto che il modello organizzativo in esso indicato potesse risolvere i problemi gestionali che si erano presentati. Un giorno del 2020 mi ha chiamato al telefono e mi ha detto che voleva conoscermi. Quando ci incontrammo mi chiese l’aiuto a realizzare il progetto Parkway Alento.

E Lei accettò?

Non subito. Gli chiesi di fare una riunione pubblica per capire se gli Amministratori locali avevano veramente voglia di riprovarci ancora una volta. La metodologia che uso per applicare il modello è quella della formazione-intervento®. Essa richiede che, prima di mettersi a lavoro su un nuovo progetto, bisogna attivare un processo di “condivisione strategica”. Lui approvò la richiesta e, con grande spirito di collaborazione, organizzò una prima riunione presso l’Oasi Alento, alla Diga a Prignano Cilento, a maggio del 2021. L’accoglienza del modello e del processo per attuarlo fu discreta e direi più indotta dalla fiducia che gli Amministratori riuniti avevano nei riguardi dell’Avvocato. Organizzammo però una serie di incontri di approfondimento per approvare la scelta strategica da perseguire e la struttura organizzativa per portarla avanti. A luglio del 2021 gli Amministratori firmarono la Convenzione istitutiva dell’Associazione dei Comuni del Cilento centrale. L’Associazione si è così chiamata AS.CO.CI.  Il suo logo rappresenta il territorio composto dai Comuni del Cilento centrale che sottoscrissero la Convenzione.

Anche AS.CO.CI. ha cercato di realizzare il progetto del Parkway Alento?

L’idea che avevamo maturato negli incontri di condivisione strategica era quella di tenere il progetto come un asse centrale di orientamento del nostro agire, ma di cogliere tutte le opportunità che si potevano presentare per realizzare i vari tasselli che componevano il grande mosaico che sembrava rispondere ai bisogni di sviluppo del territorio, anche di quelli non previsti nel progetto. Ricordiamo che l’Associazione è nata senza una dote economica su cui contare e il Consorzio Velia si è assunto l’onere di pagare le spese di segreteria solo per ll primo anno e mezzo.

E cosa avete fatto per prima?

Siamo stati fortunati perché nel frattempo l’Italia era riuscita a ottenere i finanziamenti del PNRR. Al Sud il Governo aveva cominciato a finanziare progetti territoriali di Area vasta chiamandoli, questa volta, CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo). Ci siamo messi a lavoro e l’avv. Chirico ha messo a disposizione la struttura che aveva creato a fianco del Consorzio di Bonifica, la società “Velia di Ingegneria e Servizi”. Assieme abbiamo lavorato con una larga partecipazione dei Servizi tecnici dei Comuni dell’Associazione e, alla fine, abbiamo trasferito a Invitalia (ente di gestione dei CIS per il Governo) un progetto attuativo del valore di 250 milioni di euro, di cui 200 milioni come interventi di carattere strutturale e 50 per interventi per i servizi integrati.

Tutto bene allora?

Purtroppo, no! Il cambiamento del Governo e l’ingresso dell’on. Fitto al posto dell’on Carfagna ha messo tutto in discussione, i CIS sono stati abbandonati e, con loro, pure il nostro progetto che avevamo ribattezzato “Parkway Alento- Cilento da Vivere”.

Vi siete arresi?

Fortunatamente avevamo messo in cantiere più progetti in parallelo. Questa scelta, non solo ci ha dato modo di sopravvivere, ma addirittura ci ha aiutato ad allargare la base associativa. Nel 2022 avevamo cominciato a partecipare alla Borsa del Turismo archeologico di Paestum (BMTA) e avevamo messo a fuoco che due assi di sviluppo contenuti nel progetto Parkway Alento: il Turismo e l’Archeologia, costituivano proprio i temi che la Fiera trattava.

L’incontro con il prof. Nicola Femminella e la prof.ssa Giusy Rinaldi, che stavano lavorando sulla valorizzazione del patrimonio archeologico delle Aree interne dei quattro Comprensori, ha aperto una nuova e più ampia prospettiva.

Il rapporto con la Fondazione Alario e con il suo direttore, l’avv. Tommaso Chirico aveva aperto anche un’altra porta e un’altra prospettiva, quella degli itinerari culturali Europei. Lui fu il primo a parlarmi della possibilità di creare un nuovo itinerario, quello che poteva passare dai luoghi dove i Focei erano stati, considerando che si erano poi definitivamente fermati sul territorio di Elea-Velia. Ora abbiamo un gemellaggio con Foça in Turchia, siglato nel 2023, e un accordo con altre città europee per portare avanti il riconoscimento della Rotta dei Focei da parte del Consiglio d’Europa.

Da cosa nasce cosa. Prendendo confidenza con gli itinerari culturali europei, abbiamo avuto la possibilità di raccogliere l’invito della dott.ssa Roberta Alberotanza a entrare a far parte della Route of Olive Tree, che è uno degli itinerari culturali già esistenti. Ora abbiamo 20 Comuni associati a questo itinerario appartenenti ai quattro Comprensori.

Tutto succede nel 2023, anno nel quale la gestione dei progetti strategici di sviluppo passa alla Governance di AS.CO.CI. costituita dal Comitato Guida dei sindaci dei Comuni associati.

Il lavoro del prof. Femminella e della prof.ssa Rinaldi ha portato 46 Comuni appartenenti a quattro Comprensori (Cilento Centrale, Alburni, Vallo di Diano e Golfo di Policastro) a condividere un progetto comune di sviluppo turistico basato sul patrimonio storico, culturale, archeologico comune. Quest’anno abbiamo costituito l’Associazione. La Cabina di Regia è già all’opera per portarla avanti. Il presidente è il nuovo sindaco di Ascea, l’avv. Stefano Sansone.

E l’avv. Franco Chirico lascia il suo ruolo di promoter dello sviluppo?

In realtà il ciclo che lui aveva iniziato sembrava concluso. Era riuscito a rendere finalmente protagonisti del progetto di sviluppo gli Amministratori locali. Non doveva più portare sulle sue spalle tutto il peso dell’integrazione interistituzionale finalizzata alla gestione del progetto strategico di sviluppo territoriale. Inoltre, la scelta di valorizzare l’archeologia e di aprirsi ai rapporti con gli altri Paesi Europei stava superando i limiti del territorio circoscritto attorno al fiume Alento. Entravano in gioco altri tre Comprensori: gli Alburni, il Vallo di Diano e il Golfo di Policastro; nuovi Amministratori chiedevano giustamente di far parte della Governance del progetto complessivo.  Altri quattro fiumi, oltre all’Alento, avevano ragione di essere considerati. Nuovi e più giovani Amministratori entravano in gioco con la voglia di imprimere una svolta nuova allo sviluppo.

Insomma, possiamo dire che l’avv. Franco Chirico, con la tenacia e l’intelligenza strategica che lo contraddistingueva, ha avuto ragione e se n’è andato soddisfatto di aver lasciato in buone mani la realizzazione del suo sogno di sviluppo del Cilento che amava.

Ma Lei lo conosceva bene?

Siamo stati assieme quasi tre anni, poco tempo, ma molto intensamente. Mi ha ospitato nelle sue diverse case, a Salerno, a Stella Cilento e a Pioppi. Ricordo le nostre cene nella sua casa di Salerno, dove, mangiando, progettavamo quello che avremmo fatto il giorno dopo nel Cilento accompagnati in auto dal suo fedele assistente. Non beveva vino e mangiava con attenzione badando alla sua salute, eppure mi faceva trovare del vino perché sapeva dei miei gusti a tavola. La mattina mangiava una sana insalata di pomodori e qualche mandorla spronandomi a fare altrettanto, mentre io lo guardavo come un marziano. Poi mi portava a vedere l’orto che aveva fatto costruire nella casa di Pioppi terrazzando il pendio della montagna che arriva fino a mare. Io la mattina presto facevo una passeggiata lungo il sentiero e sotto il muro che lo costeggiava coglievo dei capperi enormi che crescevano rigogliosi. Poi non resistevo alla tentazione di cogliere qualche fico maturo e qualche gelso bruno dolcissimo per fare colazione.

Ma l’avvocato era un solitario?

Ma no! A casa riceveva sempre ospiti che venivano a chiedere consigli e a mostrargli riconoscenza per quelli già ricevuti. Poi aveva piacere di scendere in piazza, sia a Stella che a Pioppi, e parlare con la gente, fare delle battute ai vicini e sorridere a tutti. Certo non passava inosservato perché tutti lo guardavano con rispetto, ma avevano anche piacere di mostrargli affetto e quasi devozione.

E nelle riunioni con gli Amministratori come si comportava?

Li conosceva bene, uno per uno, e con ciascuno aveva un atteggiamento diverso, redarguiva pure, qualche volta, qualcuno o qualcuna. Si indispettiva in particolare verso chi non aveva letto i documenti, non si era documentato sulla storia degli sforzi fatti e parlava tanto per parlare.

E con Lei che atteggiamento ha avuto, conoscendo pure la Sua di storia?

Mi telefonava a sera tardi quando non ci vedevamo e ci scambiavamo informazioni e idee, anche pareri e riflessioni sul lavoro, sulla salute e sulla vita. Ci siamo voluti molto bene. Abbiamo anche litigato qualche volta, perché no! Qualche volta pure in pubblico, soprattutto negli ultimi tempi, per le preoccupazioni di entrambi sul modo con cui portare avanti con successo il progetto strategico. Quando gli Amministratori hanno deciso che era venuto il momento di prendere in mano la Governance del programma di sviluppo e io ho dovuto seguirli per il ruolo che avevo, ha certamente sofferto. Ma io gli ho sempre dimostrato che gli volevo bene, al di là dei ruoli giocati. Sento che ora lo porterò sempre con me.

 

 

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